Il lampo di Zingaretti nel buio del Pd. E poi niente altro

Il Pd non ha imparato la lezione del 4 marzo e continua a ragionare nell’ottica delle correnti, chiudendosi a riccio. Quando invece servirebbero primarie spalancate alla società civile. Per la segreteria regionale chi sosterrà De Angelis? E sarà Astorre l’avversario? Troppe domande e nessuna risposta

Il Partito Democratico non ha affatto preso coscienza della batosta elettorale del 4 marzo scorso e continua ad allontanare il momento di una spietata riflessione autocritica su quello che è successo in tutti questi anni.

Nel frattempo le varie “correnti” si marcano a vicenda e sulla stagione congressuale, ad ogni livello, sono più le variabili che le certezze.

L’unica eccezione è rappresentata dal presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, che ha fissato per il 6 e 7 ottobre a Roma la convention per poi arrivare a giocarsi la segreteria nazionale al congresso. (leggi qui Ora basta, è il momento di reagire)

 

Il congresso evanescente

Ma quello che ancora non si capisce è come sarà articolato il congresso, se ci saranno le primarie, chi potrà votare, quali saranno le alleanze e gli schieramenti.

Tutti si guardano bene dall’accennare a programmi, progetti e prospettive anche identitarie. Perché il punto non è soltanto mettere in moto la macchina (Zingaretti lo ha fatto), il punto è capire i tempi e le regole, che, come in questo Paese sappiamo  bene, possono imbrigliare tutto.

Una cosa è certa: i fischi di Genova alla delegazione del Pd non erano certo rivolti a Martina e Pinotti, ma a chi ha guidato il Partito in questi anni.

 

Il terreno paludoso

Rimanere in questa situazione di stallo rende ancora più paludoso il terreno di confronto.

Gli esempi non mancano neppure a livello locale. Francesco De Angelis ha manifestato l’intenzione di volersi candidare alla segreteria regionale del Pd. Con chi a sostegno però? La parte di Nicola Zingaretti, che lo stesso De Angelis ha detto di voler appoggiare per la segreteria nazionale? O quella di Matteo Orfini, alla quale il presidente dell’Asi ha aderito? E chi saranno gli avversari?

Per esempio: il senatore Bruno Astorre, fedelissimo di Dario Franceschini e legatissimo a Nicola Zingaretti? E l’area ex renziana, quella della quale fa parte anche l’ex senatore Claudio Moscardelli, chi appoggerà? O chi candiderà?

Troppi punti interrogativi in realtà, perché ancora una volta in questo modo ci si concentra sulle possibili alleanze interne tra componenti.

 

In questo modo il Partito si sgancia ulteriormente dai cittadini, dai problemi drammatici della vita quotidiana. Occorrerebbero primarie spalancate alla società civile. Invece la tentazione resta quella di chiudersi nel guscio del Partito.

error: Attenzione: Contenuto protetto da copyright