Il M5S mette i paletti al Pd: per l’alleanza si passa qui

Roberta Lombardi fissa i paletti per il percorso dell'alleanza tra Pd e M5S. Anche per le elezioni. Il termovalorizzatore sarà il banco di prova. Ancora aperture. Le Primarie? Forse no

Il Movimento 5 Stelle molto difficilmente parteciperà alle Primarie di coalizione con cui designare il candidato alle successione di Nicola Zingaretti: «prima di tutto bisogna sciogliere un nodo principale: siamo effettivamente sulla stessa lunghezza d’onda?». La costruzione o meno dell’inceneritore di Roma è un “banco di prova” che misurerà la “effettiva consistenza” della coalizione tra Pd e M5S. Verbo di Roberta Lombardi, assessore alla Transizione Ecologica nella giunta Zingaretti e tra i massimi esponenti pentastellati del Lazio ed in Italia.

Il mastino politico che azzannò ai polpacci l’allora Segretario nazionale Pd Pier Luigi Bersani in diretta streaming ha piantato i paletti all’interno dei quali si svilupperà il futuro percorso del dialogo tra M5S e Pd. Lo ha fatto rispondendo all’intervista di Marco Tribuzi per l’agenzia Dire.

Primarie? Non ci appartengono

Roberta Lombardi

Il Movimento 5 Stelle da un anno è in coalizione col centrosinistra che guida il governo regionale. Pd e M5S ci sono arrivanti attraverso un lento percorso di avvicinamento, nel corso del quale si sono fiutati, conosciuti, hanno iniziato a fidarsi. Tra meno di un anno ci saranno le elezioni. La logica vuole che il patto prosegua. E che i due Partiti scelgano insieme il loro candidato unico. Attraverso le Primarie. Ma non è scontato. Affatto.

Anzi. È probabile che i pentastellati continuino con questa alleanza ma allo stesso tempo appare difficile che possano partecipare alle Primarie di coalizione da cui scaturirà il candidato presidente del fronte progressista. Lo lascia intuire Roberta Lombardi quando dice «Stiamo partendo con l’organizzazione territoriale e quindi non abbiamo una struttura comparabile con le primarie di coalizione dell’eventuale campo del centrosinistra».

C’è un nodo. «Pa prima di tutto bisogna sciogliere un nodo principale: siamo effettivamente sulla stessa lunghezza d’onda o stiamo cercando di spendere i soldi che arriveranno distruggendo il pianeta?

Il nodo del Termovalorizzatore

Il nodo principale è quello del termovalorizzatore che il sindaco Roberto Gualtieri intende realizzare. Roberta Lombardi no. Lui ieri ha confermato che entro il 2025 il termovalorizzatore sarà pronto, lei oggi gli ha mandato a dire che «l’inceneritore di Roma non sarà pronto per il Giubileo e nemmeno per il 2026».

Spiega: «Il sindaco ha avuto ‘superpoteri’ dal Governo ma non possono essere derogati i tempi che l’Europa impone sulle autorizzazioni ambientali. Ho trovato assolutamenmte velleitario che si indicasse il termine del 2025 o 2026».

La costruzione o meno del termovalorizzatore di Roma è un “banco di prova” che misurerà la “effettiva consistenza” della coalizione tra Pd e M5S. La vicenda dell’impianto rischia di pesare sulla prosecuzione del cammino politico comune tra dem e grillini, soprattutto in vista delle prossime elezioni regionali.

Innanzitutto c’è un problema di modi. «Dopo l’annuncio estemporaneo, e non comunicato preventivamente, dell’inceneritore non abbiamo voluto arroccarci su delle posizioni ma continuare a lavorare». È un segnale politico chiaro, di disponibilità. Anche da parte del Pd e del sindaco Gualtieri ce n’è. «Gualtieri è stato molto aperto, ci siamo incontrati diverse volte, e c’è la disponibilità a lavorare su due ordini di grandezza».

Il primo: ottimizzare la raccolta differenziata ed il riciclo, riducendo al minimo l’indifferenziato. il secondo: individuare le migliori tecnologie sia per dimensionamento, tempi e impatto.

La parola chiave tra i paletti

Foto © Benvegnu’ Guaitoli / Imagoeconomica

C’è una parola chiave a far comprendere quanto sia larga la strada del dialogo possibile. Roberta Lombardi usa la parola ‘insieme‘. La frase precisa è “individuare insieme le migliori tecnologie…”. La chiave politica sta tutta qui.

Dice la donna forte del Movimento 5 Stelle che questo percorso «ci darà la misura dell’effettiva consistenza di quella coalizione allargata in cui vogliamo continuare a essere protagonisti e non succubi o compagni occasionali perché c’è un’elezione». Il messaggio politico per il Partito Democratico è forte: di apertura ma senza cedimenti, roba che Giuseppe Conte non è mai stato in grado di articolare con altrettanto equilibrio di fermezza e disponibilità.

Roberta Lombardi reclama dal Pd «Pari dignità e visione comune. Vedremo se questo tema sarà gestito da ambo le parti con l’intelligenza di volere portare il migliore risultato per la città».

Momento storico e irripetibile

Roberta Lombardi (Foto: Carlo Lannutti / Imagoeconomica)

Poco più di un anno fa la giunta Zingaretti aprì le proprie porte ai 5 Stelle pur «non avendo bisogno dei numeri del 5S per governare» ha ricordato l’assessore. Zingaretti con quel passaggio «ha fatto un investimento per la prossima legislatura. Perché si era creata una collaborazione sui temi molto simile che fa ben sperare si possa andare insieme anche alle prossime elezioni. Non nascondo che il tema dell’inceneritore di Roma qualche sobbalzo lo ha creato».

«Questo è un momento storico irripetibile anche per le risorse economiche che stanno arrivando. Se c’è volontà politica è il momento di ingranare la marcia verso i temi della transizione ecologica e di passare all’economia circolare».

L’assessore pone un interrogativo. «È ovvio che se il Pd fa delle scelte che lo portano a scontentare tutte le forze politiche della sua coalizione a livello comunale e regionale, facendo invece gioire su quei temi le forze del centrodestra, un momento di interrogazione sul percorso che stiamo facendo me lo pongo».

Ma cosa vuole?

L’assessore dice No ai termovalorizzatori, per lei non fanno differenza con gli inceneritori. Ma allora con cosa li vuole smaltire? (Leggi qui: Termovalorizzatore o inceneritore per Lombardi non si fa).

Ossicombustione e pirolisi. Per Roberta Lombardi sono le tecnologie capaci di mandare in soffitta il progetto di realizzare a Roma un inceneritore da 600mila tonnellate per chiudere il complicato ciclo dei rifiuti capitolino. L’assessore ha premesso che «la Danimarca – sede dell’inceneritore di Copenaghen, da molti ritenuto quello più innovativo – ha iniziato un piano di dismissione degli inceneritori. Il fatto che a Roma si sia arrivati con 20 anni di ritardo dovrebbe essere uno stimolo per non procedere con la testa rivolta al passato. Bisognerebbe invece cercare le migliori tecnologie disponibili individuate nel 2019 dall’Europa: ad esempio la pirolisi e l’ossicombustione dei rifiuti».

«La differenza fondamentale» rispetto all’inceneritore «è che con queste due opzioni non c’è combustione che produce una percentuale importante di ceneri da smaltire. Che rappresentano un problema, al pari dell’emissione di Co2». Roberta Lombardi non ha dubbi: è l’Europa che dice di non finanziare questo tipo di impianti e che ci sono tecnologie codificate come migliori e non emettono Co2.