Il menù di Natale dei potenti

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Simone Costanzo (Segretario provinciale uscente del Partito Democratico di Frosinone, consigliere comunale di Coreno Ausonio) – Si è basato sul menù dello scorso anno, ha aggiunto solo una buona damigiana di Cesanese di Paliano: «Così, potrò dire che me lo sono bevuto già a Natale».

Domenico Alfieri (Sindaco di Paliano ed aspirante segretario provinciale Pd al posto di Simone Costanzo) – Al tradizionale antipasto di montagna, ai fini fini al pomodoro fresco apprezzati recentemente da Bassetto (leggi qui il precedente), ha aggiunto quest’anno una portata di cacciagione corenese allo spiedo cucinata a fuoco molto lento su fiamma accesa con legna di Ferentino.

Francesco Scalia (Senatore della Repubblica e portatore di legna per il barbecue di Domenico Alfieri) – Pranzo leggero. Ha dovuto ammettere che gli sono indigesti i cavoletti di Ripi, sia normali che ripassati con olive e alici; ha provato a lessarli ma non gli sono venuti bene. Al che, quest’anno ha cambiato pietanza:  ha optato anche lui per una portata di cacciagione corenese. Ma ha chiesto che gli venga servita ben cotta.

Mauro Buschini (Presidente della Commissione Bilancio della Regione Lazio e quasi assessore ma non vuole che si dica) – Ha saltato il pranzo. Nel timore che qualche pietanza portasse sfiga ha rifiutato di mangiare per evitare che poi possa saltargli l’assessorato all’Ambiente promessogli da Nicola Zingaretti subito dopo che avrà ottenuto l’approvazione del Bilancio e della Legge di Stabilità. Ci siamo quasi: tra poco potrà mettersi a tavola.

Maria Spilabotte (Senatore della Repubblica) – Menù rivoluzionato. Quest’anno, via tutte le portate tradizionali della cucina ciociara con le quali è cresciuta fin da piccola. Quest’anno è passata ai vol-au-vent, moules a la creme, caprice de dieux, escargot alla bourguignonne, soupe à l’oignon, tartiflette, accompagnati da uno Château Haut-Brion d’annata. Raffinatissima, fin troppo secondo gli invidiosi. Unica concessione, cannoli siciliani a fine pasto.

Nazzareno Pilozzi (Deputato) – E’ passato dal menù rivoluzionario a quello rivoluzionato. Via la pecora al sugo, gli spiedini e la trippetta: quelle è roba che ormai mangiano solo i comunisti veri. E lui con i Compagni non ci mangia più. Per Nazareno adesso solo ribollita toscana in salsa renziana. Ma sul vino è stato irremovibile: niente Chianti ma solo Cesanese del Piglio.

Mario Abbruzzese (Consigliere regionale del Lazio e dominus di Forza Italia in provincia di Frosinone) – Pranzo abbondante. Ma il medico gli ha imposto qualche accorgimento, in considerazione dei doloretti intestinali accusati nei giorni precedenti il Natale. Gli è stato consigliato di non fidarsi troppo dei maccheroni sangiorgesi, moderarsi con le carni ancora troppo tenere (i giovani è meglio lasciarli crescere, invece di bruciarli in fretta). Non hanno fatto in tempo a servirgli la trippetta d’Alatri: lo chef gli ha detto che quella si sta cucina da sola e si è appena messa in cottura, per primavera sarà a puntino.

Daniela Bianchi (Consigliera regionale del Lazio passata a Sinistra Italiana) – Trionfo delle calorie. Le hanno rifilato a sua insaputa il menù che era stato appena scartato da Nazzareno Pilozzi. Per lei adesso pecora al sugo, spiedini e trippetta a volontà. Attenzione che non ci scappi anche qualche bambino: tra i suoi commensali di oggi ce ne sono alcuni che ancora li mangiano.

Marino Fardelli (Consigliere regionale del Lazio ed aspirante sindaco di Cassino) – Quest’anno gli è toccato il menù del candidato. In pratica: antipasto a casa con la famiglia; primo piatto in un ristorante assieme al circolo anziani; altro primo in un altro ristorante ancora con la scuola di ballo. Secondo di montagna in una casa di Caira con alcuni amici. Secondo di pesce in una villetta del centro. Soutè di cozze in un altra casa ancora. E poi si ricomincia ma ogni volta in case diverse, fino all’alba. Se vuole le preferenze deve camminare, mangiare e far mangiare.

Antonello Iannarilli (Già presidente della Provincia ed un mucchio di altre cose, ora aspirante sindaco di Alatri) – Sempre lo stesso menù: Antonello non cambia mai, lui è sempre lo stesso. Inutile farsi illusioni. Ancora si ostina a mettersi a tavola da solo e poi dire «Chi vuole si accomoda». Non ha capito che mettersi a tavola così rischia di rovinare la cena e poi, con la mappazza sullo stomaco non si arriva in municipio. Il medico, inutilmente, da anni gli consiglia di allargare la tavola e fare cena anche con gli altri.

Gabriele Picano (Coordinatore provinciale per una settimana di Noi con Salvini) – Confusione alimentare. Ha trascorso mesi ad esercitarsi per imparare a dire bene “la bocca l’è minga stracca se la sa nò de vacca”. Che tradotto dal milanese significa ‘la bocca non è stanca se non sa di vacca’, a significare che per un milanese vero il pranzo o la cena devono concludersi assolutamente con un pezzettino di formaggio. Che a lui non piace molto. Alla fine aveva imparato anche a mandare giù gnervitt cioè insalata di nervetti dello stinco del vitello, lessati per due ore, spolpati e poi conditi con cipolla e sottaceti, mondeghili fatti a polpettine di carne povera dell’arrosto o del bollito, tritati e impastati con salsiccia, mortadella, formaggio grana e pane raffermo ammollato nel latte. Quando aveva iniziato ad imparare è arrivato da Viterbo Umberto Fusco e gli ha tolto il menù della Nuova Osteria Salvini: «Il locale è chiuso, apre dopo le elezioni» gli hanno detto. E lui allora è tornato all’antico: fettuccine alla ciociara. Che non ti sbagli.

Giuseppe Golini Petrarcone (Sindaco uscente di Cassino e candidato a succedere a se stesso) – Lui non mangia. Sono gli altri quelli che mangiano.

Isabella Mastrobuono (Manager defenestrata della Asl di Frosinone) – Ha mangiato di gusto. Ha da poco terminato la cura a base di bicarbonato e adesso digerisce anche le pietre. Da qualche settimana ha cambiato vita e si è messa ai fornelli: ora è lei ad avere preparato un bel pranzetto per la Regione e per quei politici che l’hanno silurata. Sta aspettando che al Tar del Lazio apparecchino il tavolo e servano le pietanze. Amaro compreso nel prezzo.

Alfredo Pallone – Lui non ha problemi di menù: con quello che ha digerito in tanti anni di carriera politica ha capito che l’importante è masticare piano, alla fine il sapore non si sente nemmeno più di tanto. Gli altri, quelli che hanno provato ad imitarlo, uno alla volta stanno rischiando di strozzarsi con il boccone.

Nicola Zingaretti e Nicola Ottaviani (Rispettivamente: Governatore della Regione Lazio e sindaco di Frosinone) – Si sono mangiati tutti quanti. E non gli è rimasto niente sullo stomaco.

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