Il teatro e la memoria breve. Il monologo dell'anarchico Bartolomeo Vanzetti ed il giudizio... scippato a Pannella
Here’s to you, Nicola and Bart
Rest forever here in our hearts
The last and final moment is yours
That agony is your triumphNicola e Bart. Joan Baez, musiche di Ennio Morricone
Il teatro è bello, il concerto pure. Siamo a Latina la città dai compleanni corti, dalla memoria breve. E dai viceré che ci insegnano a vivere. Si apre dopo 7 anni il teatro D’Annunzio.
Il pubblico? Poteva essere diverso, magari meno da “vedete che ci sono e sono potente” e più “fatto di gente“. Ma mica si può avere tutto dalla vita, e non puoi pretendere un teatro aperto alla gente. Una cosa alla volta: ora è aperto, ma a pochi scelti, poi si aprirà ai tanti paganti.
Ma sono cose della vita e leggo di lodi che le critiche qui sono bandite.
Il teatro e la beffa
Sta di fatto che lo spettacolo c’è, un pubblico (comunque sia, pure), ma… Se la mattina è tutto un ricordo di bonificatori, giganti, umanesimo del lavoro, messe a suffragio, la sera si chiude al teatro con un bis invocato.
Ed ecco la beffa: davanti ad un pubblico elegante, di invitati vicini al potere, la musica parte. Lenta, musica bellissima, del maestro Ennio Morricone, mica pizza e fighi… I più la riconoscono subito, già alle prime note: è il tema (bellissimo) di Sacco e Vanzetti, i due anarchici italiani uccisi dagli americani, all’inizio del ‘900 accusati di un omicidio che non avevano mai commesso. Quando i migranti eravamo noi.
Come mandare la Locomotiva di Guccini all’assemblea di Confidustria, o il rosario in un convegno di atei. Mia nonna avrebbe detto “un cane in Chiesa“.
Dopo la musica il monologo del discorso di Bartolomeo Vanzetti (accusato insieme a Nicola Sacco) davanti al tribunale americano
Sto soffrendo e pagando per colpe che effettivamente ho commesso, sto soffrendo e pagando perché sono anarchico… e me sun anarchic! Perché sono italiano… e io sono italiano. Ma sono così convinto di essere nel giusto che se voi aveste il potere di ammazzarmi due volte, e io per due volte potessi rinascere, rivivrei per fare esattamente le stesse cose che ho fatto.
Il mio compagno Nicola! Sì, può darsi che a parlare io vada meglio di lui. Ma quante volte, quante volte, guardandolo, pensando a lui, a quest’uomo che voi giudicate ladro e assassino, e che ammazzerete… quando le sue ossa, signor Thayer, non saranno che polvere, e i vostri nomi, le vostre istituzioni non saranno che il ricordo di un passato maledetto, il suo nome, il nome di Nicola Sacco, sarà ancora vivo nel cuore della gente.
Da Sacco e Vanzetti è un film del 1971 di Giuliano Montaldo con Gian Maria Volonté, Riccardo Cucciolla
Di chi è la contraddizione
Ecco amici miei, le parole hanno un senso, quanto di più lontano si possa immaginare dalla nascita di un uomo nuovo, di una città ordinata, della vittoria sulla anarchica palude. Ma le cose bisognerebbe conoscerle, capirle, non sentire il rumore.
In Messico furono governati per anni da un partito che si chiamava Partito Rivoluzionario Istituzionale, da noi c’è il Partito istituzionale anarchico. Se la contraddizione c’è? Risponderò con le parole di Marco Pannella “La contraddizione è la loro“.