Il motore Ferrari di D’Alema per capire l’Ucraina

"Storia e attualità dell'ideale europeo" con Massimo D'Alema, Daniele Leodori ed Enrico Forte (che lo ha organizzato) si è tenuto nell'ambito della mostra "Viaggio nell'antica cartografia d'Europa" dentro lo Spazio Culturale Nicolosi di via Corridoni a Latina, nei locali presso la piazzetta del Quartiere Nicolosi

Lidano Grassucci

Direttore Responsabile di Fatto a Latina

Mi avvicino circospetto. Massimo D’Alema a Latina è un evento, parla di politica. Il vento che arriva da Roma porta il clima di diffidenza che si crea a sinistra mentre prende forma il nuovo Governo. È un Governo molto di destra e poco di centrodestra. Lo guida da una donna, il primo in Italia: Giorgia Meloni.

Massimo D’Alema potrebbe essere, in questo contesto, come una Lancia Thema 8.32 più nota come Thema Ferrari. Sogno proibito per chi ha viaggiato attraverso gli anni Ottanta: otto cilindri, trentadue valvole, motore dal 215 cavalli derivato dal Quattrovalvole di Maranello; dicono che per metterlo nel cofano della Thema dovettero modificarlo più volte: forse non ci voleva proprio stare dentro il vano di una berlina e con il logo Lancia. Una gran macchina comunque: ma di un altro tempo.

Invece Massimo D’Alema ha una grinta ancora maggiore nel motore. Spigoloso come quel Quattrovalvole, l’aria non proprio simpaticissima ma non ha mai fatto granché per sembrarlo. Però quando accende il motore del suo ragionamento politico il rombo è da Ferrari. Un ragionamento di politica, sulla politica. Un ragionamento che ti fa vedere aspetti che non ti aspetti.

La guerra sulla competitività

Si va dritti a casa senza più pensare, che la guerra è bella anche se fa male,
che torneremo ancora a cantare e a farci fare l’amore, l’amore dalle infermiere.

Sono strofe di Francesco De Gregori, la guerra fa male. Ma male assai, ma lì in Ucraina con la Russia pare che sia un male inevitabile. D’Alema non disquisisce di torti o ragioni, è materialista storico: va nelle azioni, negli effetti. È stato leader marxista e l’economia è l’ossatura dei fenomeni, anche delle guerre.

Cita la guerra dell’energia che combattiamo qui in Occidente. Noi non ce ne accorgiamo: perché on sono bombe, non sono granate, non ci sono spezzoni e schegge a buttare giù palazzi, tranciare arti, falciare vite. Ma è guerra lo stesso: perché qui aumenta il prezzo del gas e le fabbriche si devono fermare, non reggono più la concorrenza, il loro prezzo va fuori mercato. Così entrano in scena i prodotti fatti in Cina ed in India, pure la Turchia ha capito e si sta attrezzando.

Significa prezzi differenti del gas, in produzioni concorrenti dentro una vecchia Europa che rischia il collasso: la crisi di competitività. Massimo D’Alema svela poco alla volta lo scenario nascosto e lascia vedere, a chi lo ascolta a Latina, nuovi attori nello scenario internazionale. Attori che erano, fino ad ora, solo grossi ora stanno agendo da grandi.

Protagonisti, non spettatori

L’uomo che è stato il primo post comunista a Palazzo Chigi cita un gruppo di ex diplomatici: fa un documento sulle ragioni della diplomazia, sul costo di una guerra che si fa cancro di guerra, con metastasi e rischio di fine per il paziente. Che non è la Russia o l’Ucraina, ma l’Europa e il suo modello di vivere.

La guerra in Europa, la Prima Guerra Mondiale, spostò lentamente l’asse dell’economia: dalla Borsa di Londra a quella di New York. E come allora l’Europa rischia di uscirne dissanguata. La 101° divisione aerotrasportata è quella che ‘non ha storia ma ha un appuntamento con la storia‘ disse il generale Wiliam C. Lee ai suoi soldati quando venne costituita nel ’42 per essere schierata in Europa. La storia la fecero per davvero quei ragazzi. In queste ore sono tornati: è la prima volta dalla Seconda guerra mondiale, in 4.700 soldati si sono accampati in Romania, a pochi chilometri dall’Ucraina.

In gioco c’è quel modello che i loro predecessori con la divisa della 101ma introdussero in un’Europa dominata da un modello che non era la democrazia ma la dittatura: nazista, fascista, franchista. In gioco c’è il modello nel quale l’Europa ha vissuto un quest’ultimo periodo di storia.

Si può convenire con queste tesi o meno. Ma certo si segue un ragionamento nella politica, di politica e non è uno spot, una battuta, una fotografia accanto al tifo per quella parte o per l’altra. Ma è tentativo di dare strumenti e dubbi per non essere spettatori del presente, ma coinvolti.

Oggi la Lancia Thema con motore Ferrari non la fanno più, ma che motore, che passione. Che differenza, fa piacere parlare di politica ma non per annuire o per dissentire, ma semplicemente per avere strumenti per pensare in modo diverso.