Il nervo scoperto degli industriali

La presa di posizione della presidente di Unindustria Frosinone. A Montecitorio si ricordano che c'è il fiume Sacco. Ma non si ricordano che qui gli industriali devono aspettare il doppio per avere un'autorizzazione. E che dopo 30 anni il depuratore di Anagni non è stato ancora attivato

La tutela dell’ambiente non deve diventare il pretesto per bloccare l’attività delle industrie. È questo il senso della nota diffusa dal presidente di Unindustria Frosinone Miriam Diurni per commentare l’interrogazione parlamentare depositata in questi giorni dall’ex sottosegretario Ilaria Fontana di Frosinone. A Montecitorio ha chiesto dello stato di salute del fiume Sacco e di uno scarico abusivo.

Si alla salvaguardia ambientale ma facciamo lavorare le aziende che rispettano le regole” ha messo in chiaro la presidente della principale organizzazione degli industriali.

Il nervo scoperto

La Valle del Sacco (Foto: Pietro Scerrato)

Il nervo scoperto sta proprio nel fiume Sacco. E sta pure nella valle tra le province di Roma e Frosinone che viene attraversata dal corso d’acqua. Sta soprattutto nella dichiarazione di quell’area come Sito di Interesse Nazionale per i livelli di inquinamento. (Leggi qui: L’infinita promessa della bonifica alla Valle del Sacco).

Il che ha fatto scattare una serie di prescrizioni. Che insieme ai tempi della burocrazia hanno paralizzato lo sviluppo industriale. Perché tutte le aziende che intendono effettuare ampliamenti o insediamenti nell’area devono svolgere una lunghissima trafila autorizzativa: fino ad oggi ha sempre evidenziato come l’inquinamento si trovi a circa venti metri di profondità, cioè dove nessun progetto prevede di scavare; ma per giungere a quella certificazione occorre effettuare carotaggi, campionamenti, test, dichiarazioni che bloccano tutto per oltre un anno.

Emblematica è la scelta adottata nel 2022 fa dalla multinazionale del farmaco Catalent che dopo due anni di inutile attesa ha ritirato il proprio investimento da 100 milioni di euro per la realizzazione di un centro di ricerca chimico farmaceutico di valenza europea ad Anagni, spostandolo nello Oxfordshire.

Ognuno faccia la sua parte

Miriam Diurni

Sul questo tema, Unindustria continuerà a diffondere tra i propri associati la cultura della salvaguardia ambientale e ad adoperarsi affinché le aziende siano messe in condizioni di svolgere legittimamente e nel rispetto delle regole le proprie attività” ha detto la presidente Diurni. Ma chiede che oltre all’attenzione verso l’ambiente ci sia anche attenzione verso il mondo industriale: che da anni sollecita le infrastrutture con cui poter lavorare nel rispetto ambientale. A titolo di esempio ricorda che “dopo oltre 30 anni non si riesce a far attivare il depuratore di Anagni e che le aziende che si sono insediate in quell’area con la previsione di averlo a disposizione sono state costrette a provvedere autonomamente”.

Negli anni scorsi sindacati ed industriali avevano manifestato insieme, protestando per i tempi della burocrazia e delle autorizzazioni ambientali: il doppio dei tempi medi nelle altre province italiane; ad oggi, poco o nulla è cambiato.

Ora l’interrogazione sulle condizioni ambientali del Fiume Sacco fa scattare la preoccupazione di ulteriori rallentamenti Per questo “auspichiamo – ha concluso la presidente Diurni – nel contempo, che pari attenzione da parte degli Enti preposti sia dedicata all’importanza strategica di adeguate infrastrutture di servizio, nonché alla più volte ribadita esigenza di una semplificazione e trasparenza dei procedimenti autorizzativi soprattutto in materia ambientale: è infatti imprescindibile creare i presupposti per consentire ad un sistema industriale di fare tutela facendo sviluppo, e sviluppo facendo tutela, nella consapevolezza che questa sia la chiave per evitare di vedere allontanate alternative di progresso per tutto il comprensorio di riferimento“.