Il non sindaco a forma di sindaco

Fiorito non si candida. È un bene, sarebbe stato un bersaglio troppo facile e gratuito. È un male: perché è uno capace di pensare. Differente da tutti

Lidano Grassucci

Direttore Responsabile di Fatto a Latina

Leggo che Franco Fiorito non si candida a sindaco di Anagni. Siamo diventati amici (compagni) su queste colonne. Ho scoperto un collega di rara cultura e ancora più raro senso dell’ironia. (Leggi qui: Contatti fino alla fine e poi il niet: cosa è successo ad Anagni).

In questi tempi seguo la politica per mestiere e trovo sempre di più competitori banali, scialbi, che non hanno la “forma del sindaco“. Giovannino Guareschi li avrebbe definiti sindachetti: un grande sindaco come Peppone aveva bisogno di un prete e non di un pretino.

Ho una cultura politica distante da quella di Franco, ma credo che in politica oggi ci sia bisogno di intelligenza e di originalità. Poi la vita ti dà le carte che vuole ma vuole che torniamo a giocare. Lui è l’esempio che abbiamo il dovere, non il diritto ma il dovere di ricominciare, di riprendere a scrivere anche dopo pagine dalla grafia poco ordinata e con evidenti sbavature.

La cultura del riscatto

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Vengo dalla cultura del “riscatto del lavoro“. Quindi credo nel riscatto dell’uomo, nella tenacia di ripartire ciascuno con i suoi errori e le sue giocate giuste. Io ad Anagni se si fosse candidato avrei votato volentieri quella testa, farei tesoro di quella intelligenza. Il fatto che non si sia candidato è una scelta saggia. Le cose si fanno quando ce ne sono le condizioni. E la storia politica di Franco dice che il suo ritorno sulla scena avrebbe un effetto dirompente: per gli altri in campo ma più ancora per lui. Che tornerebbe ad essere un facile bersaglio come lo fu al tempo in cui stava in Regione.

Lungi dal voler fare alcun parallelismo, impossibile per assoluta dissonanza tra i due personaggi, la loro storia, le loro vicissitudini: ma quando arrestarono Antonio Gramsci andarono dal Duce a chiedergli: lo abbiamo preso ora che dobbiamo fare? Mussolini rispose: dovete impedire a quel cervello di pensare. Non amo le dittatore ma chi pensa tanto e per questo penso che oggi sia il tempo per continuare ad avere su queste pagine le idee di Franco e non vederlo confinato in un’amministrazione, per quanto importante.

Questo dovevo alla banalità. L’augurio di non smettere di pensare. E se lo fai diverso da me è più figo perché cambiamo un poco tutti e due.

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