Il nuovo governo ed il bullone mancante

C'è qualche bullone da registrare in questa nuova macchina di Governo. Non si può fare un Governo di europeisti nei posti chiave e di sovranisti nelle restanti posizioni. Ecco dove rischia Giorgia Meloni

Franco Fiorito

Ulisse della Politica

C’è grande attesa per il nuovo governo Meloni. Reduce da una vittoria straordinaria il centrodestra nell’attesa dell’incarico ufficiale e della proclamazione definitiva degli eletti moltiplica gli incontri al fine di stilare una credibile lista di governo e dei ministri

Le indiscrezioni sono sempre le stesse il che vuol dire che si lavora seriamente e filtra poco. Ci si concentra sempre a demolire gli stessi obiettivi simbolo: Salvini e Ronzulli uno per Partito alleato. Tanto per tenerli sulle spine e con il furbo obiettivo di distogliere l’attenzione dai ministri più importanti che sceglierà proprio la Meloni. Su questi tranne il rifiuto del ministro Franco invitato a proseguire l’incarico di Governo anche con la Meloni si sa poco.

Musica nuova ma suonatori già visti

Daniele Franco, Ministro dell’Economia e Finanza (Foto: Paolo Cerroni © Imagoeconomica)

Diciamo che per un Governo che si presenta di rottura  col passato e di diversificazione tentare di procrastinare il ministro chiave del Governo a cui ci si è opposti non suona tanto di nuovo.

Suona invece simile alla solita tiritera che alcuni personaggi graditi all’Europa possano garantire continuità ed affidabilità ai poteri forti. E diciamo così aumentare le probabilità di durata del governo.

Se così fosse sarebbe un grande segnale di debolezza da parte del futuro premier ma non potremo approfondirlo perché pare certo che il ministro Daniele Franco abbia rifiutato.

E questo è il primo bullone fuori posto nel meccanismo: cambio tutto, sono diversa, rivoluziono, poi aspiro a tenere un ministro che ha incarnato politiche esattamente opposte a quelle contenute nel programma elettorale. È vero che ci sono uomini per tutte le stagioni come i capi intramontabili dei maestri della moda. Ma vuoi mettere un bel capo nuovo della collezione autunno inverno cucito su misura sui tuoi gusti?

La sindrome del parvenue

Licia Ronzulli (Foto: Carlo Lannutti © Imagoeconomica)

Un secondo bullone fuori posto nell’ingranaggio è l’accanimento su Salvini Ronzulli. Anche qui sembra un po’ come la sindrome del parvenue che si vergogna del parente povero col quale non vuole farsi vedere in pubblico. Altro segnale di debolezza. Con qualche distinguo.

Salvini può piacere o no, sicuramente gestirebbe il Viminale non passando inosservato, ma è comunque il segretario di un Partito che pur andando male rappresenta due milioni e mezzo di italiani. Non lo puoi trattare come lo sguattero di casa. Fossi la Meloni starei attenta. Può darsi che oggi con la forza dei numeri e del successo lo domini e lo mortifichi ma il giorno che il consenso cala ed anche i numeri parlamentari è lì che le umiliazioni represse te le fanno pagare. Allora il bullone lo stringerei ma non troppo.

Discorso diverso per la Ronzulli i cui meriti sono alquanto difficili da individuare se non essere la “badante” di turno di Berlusconi. Che come sappiamo ne ha cambiate diverse e con l’aggravante che la nuova compagna la Fascina funge anche da super badante capa e limita l’azione delle sottoposte. 

L’avvertimento di Tajani

Antonio Tajani (Foto: Giulia Palmigiani © Imagoeconomica)

Però anche Forza Italia reduce da una discreta prestazione non ha intenzione di mollare la presa, in particolare sulla “pari dignità” con l’alleato leghista.

Tajani  lancia un avvertimento alla presidente di Fdi:Noi chiediamo pari dignità con la Lega perché abbiamo preso lo stesso numero di voti“. E ancora: “Serve il maggior numero possibile di politici. Se poi ci sono degli incarichi che può assolvere bene un tecnico, nessun problema“.

Eppure la “pari dignitàera la allocuzione con la quale tutti i Partiti minori cercavano di avere spazio rispetto alla preponderanza della Forza Italia dei tempi d’oro nella “Casa delle Libertà”. Come cambiano i tempi.

Eppure tajani viene dato per Esteri o Difesa ma in entrambe i ruoli si fanno anche altri nomi. Per esempio  per la Difesa il generale Graziano già capo del comitato militare Ue e oggi presidente di Fincantieri. Ecco un altro bullone storto, un altro nome legato al precedente governo e all’Europa. E ritorna la paura che se si dovessero trovare diversi nomi del genere vorrebbe dire che si sia persa la spinta propulsiva elettorale. E si stia pensando invece a non rompere con nessuno. 

Gli impegnai e gli annichiliti

Fabio Panetta

Stesso discorso per l’Economia, si interpella Fabio Panetta altro nome gradito all estabilishment ma rifiuta. Allora si va su Siniscalco o Grilli due vecchie conoscenze uno addirittura al governo con Monti e il sospetto riaffiora. Insomma per creare una macchina di governo che funzioni i bulloni devono andare tutti a posto e il motore camminare nella stessa direzione.

Non si può fare un Governo di europeisti nei posti chiave e di sovranisti nelle restanti posizioni.

E la sinistra che fine ha fatto? Annichilita, spaesata. Ve li ricordate quei bei cortei dei metalmeccanici degli anni Settanta dove volavano i bulloni, sempre loro, qualche volta anche contro i loro stessi rappresentanti. Momenti di tensione e di vita vera. Oggi i sindacati fanno gli scioperi generali come delle grandi scampagnate con tutto pagato: il pranzo al sacco offerto e forse anche il set di pentole in regalo alla fine.

Infatti oggi proclamano lo sciopero generale mentre abbiamo ancora Draghi al governo col quale tra l’altro erano pure culo e camicia fino a ieri. Infatti la Meloni che in questi giorni centellinava le dichiarazioni li schernisce. “Stiamo vivendo un paradosso in cui la sinistra – attualmente al governo – scende in piazza contro ‘le politiche del governo Meloni’ non ancora formato. Comprendo la voglia di protestare dopo anni di esecutivi inconcludenti che ci hanno condotto nell’attuale disastrosa situazione, ma il nostro obiettivo sarà restituire futuro, visione e grandezza all’Italia. A breve volteremo finalmente pagina”.

Ed ha ragione, si vede in queste azioni ancora il fiele della campagna elettorale appena persa. Ma, amici miei, calma cinque anni sono lunghi.

Timori nucleari

Il ponte di Kerch in fiamme

Dunque occhi puntati sulla partenza del governo soprattutto in tema di economia e soprattutto energia dove lo scenario internazionale conterà moltissimo.

E mentre la Meloni studia da premier la guerra aumenta ogni giorno la propria violenza tanto da far temere una escalation nucleare.

Intanto ieri una tremenda esplosione ha distrutto parzialmente il ponte di Kerch che collega Russia e Crimea provocando una serie di vittime. Non hanno retto i bulloni che fissavano le campate di ferro sono schizzati via bruciati come le vite inermi dei passanti ignari. La reazione social del popolino pro Ucraina è stata di giubilo, quella dei pro russi di promettere pronta vendetta.

Eppure sono gli stessi fagiani che nel post successivo piangono per l’aumento delle bollette e mettono il meme di turno che simpaticamente ci ricorda che quest’inverno ci geleremo o spenderemo, chi se lo può permettere, un patrimonio.

E non si accorgono che sono due facce della stessa medaglia, automi senza senso critico giubilano per la guerra e piangono al contempo per le sue conseguenze. E poi si crucciano che non si risolverà il problema. Fagiani! Ma vi volete svegliare. In questo caso i bulloni, letimotiv della giornata proprio mancano ma in testa insieme alle rotelle è in caso di dire.

Libertà solo da esportazione

Luciano Canfora

Comunque non so perché all’improvviso mi è tornata in mente una frase che lessi in un libro di Luciano Canfora tempo fa e sono tornato a cercarla. Il libro si chiama “Esportare la libertàdiciamo che il titolo è di una attualità disarmante. Citava una frase di Henry Kissinger, già notissimo segretario di stato americano, quello che qualche giorno fa ha premiato Draghi a New York come migliore statista dell’anno, per intenderci.

Riguardava la vittoria elettorale di Salvador Allende in Cile. Diceva così: “Non vedo alcuna ragione per cui ad un Paese dovrebbe essere permesso di diventare marxista soltanto perché il suo popolo è irresponsabile. La questione è troppo importante perché gli elettori cileni possano essere lasciati a decidere da soli.” Che già da sola dice tutto su come gli americani intendano, da sempre, la democrazia.

Ma sullo stesso tema la più bella la disse Eduard M. Korry un diplomatico statunitense che fu anche ambasciatorie in Cile. “Non un dado, non un bullone raggiungerà il Cile sotto il governo di Allende. Una volta che Allende arriverà al potere noi faremo tutto ciò che è in nostro potere fare per condannare il Cile e tutti i cileni a patire privazioni e povertà.” La fine la sappiamo tutti è stato il successivo arrivo di Pinochet con una giunta militare sostenuta dagli usa.

La storia é sempre ciclica. Perché in ogni latitudine del mondo, in ogni epoca, quando arrivano per parlarci di democrazia i nostri amici statunitensi è una questione di bulloni, solo di bulloni, sempre di bulloni, solamente di bulloni.

(Leggi qui tutte le analisi di Franco Fiorito).

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