Il nuovo Partito Democratico di Battisti

Centrata la rielezione in Regione, Sara Battisti guarda al Pd da ricostruire. "Popolo della sinistra credici ancora”. Le accuse a quelli che hanno giocato la partita in proprio dimenticando il Pd, il mancato rispetto per Zingaretti, i messaggi ad Antonio Pompeo. La difesa di Fantini. I fiori d'Arancio con Ruberti

Il tempo di una sigaretta. Gli occhi sono cerchiati dalla stanchezza: «Non ho dormito per due notti di fila. La prima notte per l’adrenalina accumulata durante la campagna elettorale e poi lo spoglio; la seconda notte perché mi sono resa conto di tutto quello che ci sarà da fare adesso dalle file dell’opposizione per difendere tutto quanto abbiamo costruito». Sara Battisti accende una sigaretta nel parcheggio degli Ospiti a Teleuniverso. Ha appena terminato la diretta di A Porte Aperte con gli altri due parlamentari eletti sul territorio: Daniele Maura ed Alessia Savo, entrambi di Fratelli d’Italia. «Ho già detto tutto in trasmissione, che altro c’è da dire?».

Popolo della sinistra credici ancora

Sara Battisti

«Da vice segretario del Partito ho potuto notare che in altri territori si è scelto di costruire le liste intorno ad una persona soltanto. A Frosinone abbiamo fatto un altro tipo di scelta. Quella di costruire una competizione sana all’interno del Partito, mettendo in campo due tridenti: uno guidato da me ed uno da Antonio Pompeo. Ma all’interno di questa competizione non abbiamo mai dimenticato che il nostro obiettivo era quello di vincere le elezioni Regionali eleggendo governatore Alessio D’Amato. E questo non è stato l’obiettivo del Partito Democratico del Lazio». (Leggi qui: Regionali: chi vince, chi perde e chi resta a contare).

Che partita ha giocato il Pd regionale?

«Ognuno ha giocato la sua partita all’interno del Pd regionale. Questo è stato evidente all’indomani della scelta del candidato alla presidenza della Regione: si è scelto di non dare forza e valore al presidente della Regione uscente».

Cosa andava riconosciuto a Zingaretti?

«A Nicola Zingaretti sarebbe stato giusto riconoscere che per dieci anni ha governato la Regione, raggiungendo risultati amministrativi straordinari. Ed ottenendo risultati politici che non sono stati valorizzati: il Lazio è stata l’unica Regione in Italia ad avere al governo tutte le espressioni del Campo Largo. Che non sia stato possibile replicarlo alle urne per via delle scelte del Movimento 5 Stelle è un dato di fatto. Ma andava riconosciuto il grande valore che noi abbiamo saputo dare all’inclusione ed al dialogo».

Nicola Zingaretti era diventato ingombrante anche per chiunque si fosse candidato dopo di lui?
Zingaretti nel comitato Battisti

«È possibile. Abbiamo il dovere di domandarcelo. Se vogliamo costruire un Pd diverso dobbiamo anche porci questo interrogativo. E capire perché è stata fatta quella scelta. E poi capire perché durante la campagna elettorale nessuno ha lavorato per la squadra, tutti hanno lavorato per le proprie preferenze o quelle del proprio candidato. Credo anche che sia stato commesso l’errore di non aver creduto fino in fondo alla possibilità di vincere nel Lazio».

Alessio D’Amato è apparso molto solo: nessun big ci ha messo la faccia, né del Pd né Calenda che lo aveva imposto come condizione per l’alleanza, né Renzi…

«È evidente che Alessio D’Amato sia stato lasciato solo in questa campagna elettorale. Quando si sceglie un candidato, è automaticamente il candidato di tutti. Non è stato così. Il Partito Democratico del Lazio, tutto il Partito, avrebbe dovuto essere unito sul nome di Alessio. Non ho visto tutti mobilitarsi. E chi si è mobilitato non lo ha fatto allo stesso modo di altri. C’è stata gente vista solo per l’annuncio al Brancaccio e poi s’è dissolta. Gente che aveva legittime aspirazioni ma quando non sono state soddisfatte è sparita. Non è questo il senso di Partito come lo interpreto io».

La Federazione di Frosinone è quella che nel Lazio ha preso la percentuale migliore…

«Il risultato di Frosinone ci dice che, costruendo una lista competitiva e non a favore di qualcuno, si può trainare più consenso possibile. Abbiamo la percentuale più alta del Lazio e non è un caso. È la conseguenza del fatto che questo lavoro non è stato compiuto in tutti i territori. Il Partito è rimasto concentrato sulle sue lotte interne anziché raccontare all’esterno i suoi dieci anni di governo regionali ed i risultati positivi ottenuti in quegli anni. Non siamo andati in giro ad indicare le cose realizzate e dire ‘Questo lo abbiamo fatto noi’ “.

I messaggi di Pompeo

Antonio Pompeo durante lo spoglio di lunedì, nel corso della No Stop di Teleuniverso ha puntato il dito contro la componente maggioritaria, quindi contro di lei, Francesco De Angelis, contro il Segretario Luca Fantini.
Pompeo al comizio di chiusura

«Ho mandato un messaggio personale ad Antonio Pompeo. Gli ho scritto che ritengo il suo straordinario risultato un patrimonio del Partito Democratico. Però ad Antonio Pompeo voglio anche dire una cosa. Milito in questo Partito da una vita, mi sono assunta la responsabilità di guidarlo, nel bene e nel male. Ci sono stata quando si è vinto e quando si è perso, quando stavo nel gruppo di maggioranza e quando sono stata minoranza. Ci sono rimasta sempre. Per questo ad Antonio dico che il Partito ha bisogno di attenzioni tutti i giorni».

Il Partito ha bisogno di attenzioni è la frase che usavano i Responsabili Amministrativi quando battevano cassa ai deputati ed ai senatori…

«I Segretari di Circolo, i militanti, gli iscritti…: noi abbiamo un apparato che anche da questo punto di vista va sostenuto. Io mi sono sempre fatta carico del sostenere questo apparato, altri no. Il Partito si è sicuramente sentito rappresentato da Sara Battisti per la storia ed il legame che Sara Battisti ha dentro il Partito. Ad Antonio Pompeo è stata data la possibilità di stare dentro un Partito che gli ha consentito di prendere 15mila voti. Se fossi in lui starei molto attenta a restituire messaggi sbagliati alla propria comunità».

Luca Fantini è stato un Segretario di parte? E per essere più chiari: della vostra parte?
Battisti, Fantini e De Angelis

«È ingeneroso dire che ci sia stato un Segretario provinciale di parte. Io ho visto il Segretario di Federazione partecipare a tutte le iniziative. E soprattutto l’ho visto continuare a guidare questo Partito quando altri dicevano che questo è un Partito di disonesti, di persone che stavano evidentemente giocavano per interessi personali»

Il messaggio tra le righe è per la storia di Allumiere. Una delle principali esponenti dell’ala di Antonio Pompeo postò su Facebook che il silenzio interno su quella storia era un vergognosa copertura. Invece, al termine delle indagini il sindaco è stato prosciolto su richiesta dello stesso magistrato che indagava; l’allora presidente del Consiglio regionale ne è uscito pulito e senza ombre.

Da dove si riparte

Quando analizzerete il voto, al Regionale quale direzione chiederà di prendere?

«Penso che il Pd debba ricostruire la sua identità, in maniera trasparente e chiara. All’interno ed all’esterno. Cioè nelle nelle alleanze che intende stringere. Dobbiamo evitare di ripetere l’errore compiuto in epoche recenti: voler rappresentare un po’ tutti senza in fondo rappresentare nessuno».

In proporzione al numero di elettori, lei è la più votata nel Lazio all’interno delle liste Pd: chiederà il riconoscimento di questo valore?
Albino Ruberti con Sara Battisti

«Io chiederò che ci sia un modo diverso di stare insieme. Il Partito Democratico esiste e deve essere ricostruito tenendo conto di una società che nel frattempo è cresciuta, mentre una parte di noi era impegnata a guardare al proprio interno anziché il mondo che ci candidiamo a guidare».

Quando maturano i fiori d’arancio?

«Matureranno. Ma deve essere chiaro che quella è una parte privata della mia vita nella quale non accetto intromissioni. Faccio politica da quando ancora portavo le treccine, sono stata Segretario Regionale dei Giovani dei Ds, Segretario provinciale del Partito, Consigliere Regionale, prima di avere la fortuna che nella mia vita entrasse Albino Ruberti. Ma è entrato nella mia vita privata, nella mia sfera affettiva. Non in quella politica. I fuori d’arancio matureranno in un periodo non molto lontano. Ora però la sigaretta è finita ed ho bisogno di andare a dormire».