Il ‘Padre padrone’ e il ‘Giovane vecchio’: non è tempo di Pasionaria

Schietroma e Iacovissi, allibiti dal J’accuse della dissidente Mandarelli, ormai la più votata nel Campo largo di Frosinone. «Nella vita ho aiutato tanti. Molti sono grati, lei no», controbatte Schietroma. Ma anche l’ormai consigliere Psi non se la tiene: «Sto da vent’anni nel Partito? Un merito, non una colpa. E senza ottenere mai ruoli amministrativi»

Marco Barzelli

Veni, vidi, scripsi

Alessandra Mandarelli, la più votata nel Campo Progressista alle scorse Comunali di Frosinone giura di essere rimasta Socialista dentro anche se da anni sta fuori dal Partito. L’altro giorno li ha definiti così: “padre padrone” e “giovane vecchio” del Psi Frosinone. Non solo: le pare proprio di vedere «un ventriloquo» quando Gian Franco Schietroma, coordinatore regionale e leader provinciale del Partito Socialista, sta al fianco di Vincenzo Iacovissi, vicepresidente nazionale e già candidato sindaco di Frosinone per conto del Nuovo Centrosinistra. (Leggi qui Le tre vite della Mandarelli: Socialista, con Renata, di nuovo con Memmo).

È certa Alessandra Mandarelli, Schietroma starebbe utilizzando Iacovissi come fece con lei. A suo tempo il “padre padrone” Schietroma l’aveva promossa alla Pisana: assessore regionale nel team di Piero Marrazzo; ma – dice ora lei – serviva solo per rimuoverla da Frosinone: come potenziale candidata a sindaco nel 2007 dopo Domenico Marzi. Nel capoluogo ciociaro lei era diventata assessora comunale ad appena 35 anni. Per più di un anno poi assessora regionale del Psi, l’unica a livello nazionale: poi la rottura con il Partito, la caduta di Marrazzo e l’approdo nel Centrodestra di Renata Polverini: come consigliera regionale e presidente della Commissione Sanità.

Il “Padre padrone”: «Lo vedo io un ventriloquo»

Gian Franco Schietroma (Foto: Paolo Cerroni / Imagoeconomica)

Alessandra Mandarelli è sempre stata vista come una “super premiata”: una nominata, una non eletta. Lei, invece, rivendica di «aver raccolto meno di quanto seminato per il Partito». Ora Schietroma, rispedendo le accuse alla mittente, parla di irriconoscenza. Ma soprattutto stigmatizza l’attacco a Iacovissi, «rimasto allibito – esterna dal canto suo – davanti alle parole della Mandarelli».

Il Partito Socialista, sin dall’avvio dei tavoli elettorali per le Comunali di Frosinone, ha preso le distanze tanto dai Progressisti quanto dai Conservatori: elezioni nuove, Nuovo Centrosinistra. Fatto tra gli altri dal Psi con Più Europa.

«Nella mia vita ho aiutato diverse persone ad emergere in politica. Alcune mi hanno manifestato gratitudine, altre no. Tra queste c’è evidentemente la Mandarelli». La già assessora comunale e regionale del Psi è irriconoscente secondo il dirigente nazionale, coordinatore regionale e leader provinciale dei Socialisti. «Però la sua improvvisa sortita, a distanza di ben quindici anni dai fatti – aggiuge Schietroma – è davvero strana».

Schietroma: «Iacovissi? non c’entra niente»

Gian Franco Schietroma (Foto Paolo Cerroni © Imagoeconomica)

Tanto che vede qualcuno parlare per conto di qualcun altro. «Sorge naturale il sospetto che Alessandra sia “il ventriloquo” di chi è solito prendersela con gli altri quando perde le elezioni». A chi si riferisce? Se non intende direttamente il Pd allora ce l’ha con il già ricandidato a sindaco Domenico Marzi. Che hanno provato in tutti i modi ma invano, ad attrarre i Socialisti nel Campo largo sia prima delle Elezioni che in vista del Ballottaggio. 

Schietroma taglia corto sulla Mandarelli. Intende «stigmatizzare, però, lo sgradevole attacco compiuto nei confronti di Vincenzo Iacovissi, tirato ingiustamente in ballo in una vicenda in cui non c’entra niente». Secondo lui anche qui gatta ci cova: «A pensarci bene, questo attacco a Iacovissi non è casuale, è la reazione stizzita di chi, evidentemente, nei fatti vuole continuare ad opporsi in ogni modo al ricambio generazionale».

La Mandarelli aveva detto di Schietroma che «davanti butta i giovani e dietro chiede l’assessorato regionale a Zingaretti». Nel senso che il Psi non sarebbe entrato nel Campo largo di Frosinone a guida Pd perché non avrebbe ottenuto una poltrona nella Giunta regionale di Centrosinistra. Poi c’è la versione romantica: Schietroma che fa un passo di lato a favore della candidatura a sindaco di Iacovissi, che nell’ordine si definisce «socialista, milanista, costituzionalista, storico, pendolare».

Iacovissi, l’enciclopedia politica ambulante del Psi

Iacovissi è l’enciclopedia politica ambulante del Partito Socialista: 39 anni, quattro lauree, assistente di amministrazione all’Agenzia italiana del farmaco: l’Aifa. È partito dai Giovani Socialisti ed è arrivato per ora alla vicesegreteria nazionale del Psi. Dopo la Laurea in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali (110 e lode), ha conseguito la Specialistica in Studi Europei (110 e lode), il Dottorato di ricerca in “Teoria dello Stato e Istituzioni Politiche Comparate”, un’altra Magistrale in Storia e Società (110 e lode).

La quarta laurea l’ha portata a casa lo scorso 15 dicembre: Scienze dell’Amministrazione e della Sicurezza. Con un altro centodieci e lode. E dignità di stampa.

Alle Comunali 2017, quando aveva 35 anni, il Psi decise di ritirare la candidatura a sindaco di Vincenzo Iacovissi e sostenne la corsa dell’odierno consigliere del Pd Fabrizio Cristofari. Stavolta non c’è stato verso di farsi da parte: «Siamo l’alternativa e tale restiamo», ribadisce il neanche quarantenne consigliere di opposizione, ritenuto “politicamente vecchio” dalla Socialista dissidente.

Il genio in una scatola

Di Iacovissi ha detto Mandarelli: «Sono vent’anni che sta nel Partito Socialista. È bravo e preparato, ma Schietroma l’ha tenuto in una scatola. Mi pare di vedere un ventriloquo. E quello è giovane politicamente come io sono la regina di Inghilterra. Non esiste il Socialismo all’interno del Psi Frosinone. Non mi sento rappresentata e di stare insieme a loro».

Cosa le risponde Iacovissi? «Che se sto da vent’anni nel Partito, lo stesso, non è di certo chissà quale colpa bensì un grande merito».

C’è poi il “Mi consenta” di Schietroma: «Dico con un pizzico di orgoglio che una reale speranza per il futuro sono i giovani del Psi. Mi auguro che il loro esempio sia utile a contaminare positivamente anche gli altri Partiti, determinando un’ampia rigenerazione politica». Per certi versi un’apertura al Campo largo trainato dal Pd: quello in cui di estrazione socialista sono i democrat Angelo Pizzutelli e Norberto Venturi oltre alla Pasionaria Mandarelli.

«Ma se i presupposti sono questi, la vedo molto dura avviare una collaborazione con il Campo largo in Consiglio comunale», mette in chiaro Iacovissi, che a nemmeno 40 anni ha già un erede designato: Jacopomaria o semplicemente Jacopo Nannini, 21 anni, segretario provinciale dei Giovani Socialisti, nella Segreteria nazionale della Federazione giovanile, tra i primi dei non eletti del Psi alle Elezioni 2022.

Il Psi Frosinone sforna Politici

Il Partito Socialista è una fabbrica di Politici? Di certo il Consiglio comunale dei Giovani di Frosinone, in tempi di exploit della linea verde di FdI (Gioventù Nazionale), non ha una maggioranza di Centrodestra: “comandano” proprio i Giovani Socialisti.

Nel 2017, ad appena 25 anni, fu eletto del resto lo psicologo Daniele Riggi. Poi è uscito dal Partito, anch’egli in rotta con la dirigenza, e si è dimesso da consigliere della civica Frosinone Indipendente per motivi lavorativi.  

Stavolta il Psi, assieme a Più Europa, ha preso quasi il 6% dei voti al Primo Turno delle Comunali di Frosinone: la volta scorsa centrò il 5% con il 72% dei votanti, il 6% in più di quelli del 2022. «È andata meno gente a votare ma i Socialisti hanno preso più voti», attesta Iacovissi. In ogni istante il Partito Socialista avrebbe potuto dire sì alle proposte di assessorato, in arrivo sia da Destra che da Sinistra, in cambio del supporto alla vittoria dell’una o dell’altra coalizione. Ma continua a restare nel mezzo.

Parola di leader

Vincenzo Iacovissi, raggiunto telefonicamente, sta per riprendere il treno da Roma dopo una giornata di lavoro. Come sottofondo qualche annuncio di Trenitalia, poi il sospiro di sollievo: il convoglio del ritorno è in orario. A domanda lì per lì preferisce non rispondere: «Alessandra Mandarelli? Non sono dichiarazioni che intendo commentare perché si commentano da sole». Poi però, tra una cosa e l’altra, qualcosa la dice.    

Consigliere Iacovissi, per certi versi mi ha risposto. Ma non ha proprio niente da dire a chi la definisce “un giovane vecchio”?

«Io penso alle questioni serie e il resto preferisco lasciarlo ad altri. Ognuno si fa la propria opinione e per fortuna mi sembra che gli elettori ne abbiano un’altra. I toni di Alessandra Mandarelli sinceramente sorprendono, ma non entro nel merito della polemica. Si nota un po’, però, una caduta di stile. Siamo fatti diversamente e io mi posso fregiare del fatto di aver svolto una campagna elettorale in totale correttezza».

«Io ne vado fiero che per vent’anni ho militato nel Partito, non credo che sia una colpa bensì un grande merito. Ho sempre svolto i ruoli che sono stato chiamato a ricoprire nel miglior modo possibile. Non esiste un giudice supremo in materia, ma credo che gli elettori abbiano premiato la nostra proposta. Io con la Mandarelli ho sempre avuto un rapporto normale e civile. Nel 2004, con i Giovani Socialisti dell’epoca, ci spendemmo molto anche per la sua candidatura alle Elezioni Provinciali».

Crede che la correttezza sia un cavallo da battaglia vincente in Politica?

«Sono stupefatto dell’attacco della Mandarelli proprio perché ho tenuto un comportamento corretto nei confronti di tutti e anche suoi. Da lei attacchi gratuiti, che non fanno riferimento alla Politica ma ad altro. Se poi la militanza, la coerenza e la correttezza sono una colpa, anche se non lo sono, allora sono colpevole. In tempi in cui trasformismo e trasversalità la fanno da padroni, andrebbe evidenziata la coerenza. Tra l’altro non ottenendo sinora nulla dal Partito a livello di ruoli amministrativi. Non vorrei che siano ancora tossine da campagna elettorale, ormai finita. Noi non siamo quelli che hanno perso e l’importante è vivere sereni con la propria coscienza».  

Dopo l’ormai fuoriuscito Riggi, 25 anni, la ricetta elettorale del Psi ha portato al suo esordio a 39 anni in Consiglio. È il Partito della gioventù ma con competenza?

 «Nella storia di Frosinone il Psi è l’unico Partito che ha candidato a sindaco un laureato al di sotto dei 40 anni. È l’unico che ha anche come secondo dei non eletti l’attuale segretario provinciale dei Giovani Socialisti, Jacopo Nannini, che ha quasi 22 anni e studia giurisprudenza. Si è candidato anche il vicesegretario del Psi Frosinone, l’avvocato Mateo Zemblaku, che di anni ne ha 33. L’età media della Lista era tra i 43 e i 44 anni. Siamo gli unici che copriamo tutte le generazioni. In Politica poi vale tutto, ma ce ne passa da qui ad accusare di mancanza di ricambio generazionale proprio l’unico Partito che lo persegue di fatto. Sono diventato Segretario di sezione a 26 anni, quando il Partito esprimeva molti più consiglieri comunali. E da tre anni, da quando ne avevo 36, ho l’onore di essere vicepresidente nazionale».

Si è passati dalla campagna elettorale per le Comunali a quella per le Politiche e le Regionali. A Frosinone il Psi resta fuori dal Campo largo?

«Dico solo che se il Campo largo intende avviare un’attività di collaborazione in questo modo, partiamo molto male. Tutte le telefonate e offerte ricevute da entrambe le parti, evidentemente, non le ha ricevute il “ventriloquo” bensì il sottoscritto. Mi viene da sorridere se, dopo il giorno delle elezioni, vengo poi considerato alla stregua del ragazzo di bottega. Cinque anni fa mi fu chiesto di ritirare la candidatura per il bene della coalizione. Stavolta il Partito e il Nuovo Centrosinistra mi hanno chiesto di essere il loro rappresentante e ne sono onorato».

De Angelis, leader provinciale del Pd, ci ha provato fino alla fine a farvi entrare tra i Progressisti per far vincere Marzi. Voi avete ribadito il No. Lo argomenti.  
Francesco De Angelis e Gianfranco Schietroma

«Per coerenza e linearità, anche in discontinuità con le pratiche politiche contemporanee, noi abbiamo preferito il principio di innovazione che ci ha contraddistinto sin dall’inizio. Sono stato indicato democraticamente da tutti i Partiti e candidati. Al ballottaggio, soprattutto per rispetto degli elettori, abbiamo lasciato libertà di coscienza. Perché i voti sono liberi, come recita l’articolo 48 della Costituzione. Sarebbe stato estremamente scorretto utilizzare quei voti, che noi avevamo preso per il rinnovamento, per fare tutt’altro. Se avessi voluto favorire i miei destini personali, avrei potuto fare altre scelte, come le avrei potute fare cinque anni fa. La scelta al ballottaggio testimonia la mia concezione di Politica».

Tra le righe sta dicendo che, in caso di vittoria, sia Mastrangeli che Marzi avrebbero dato un assessorato al Psi in caso di sostegno. Voi lo avete rifiutato.  

«È chiaro che, quando rappresenti l’alternativa, devi essere pronto ad andare fino in fondo. Il nostro è stato un atteggiamento serio. Nel 2017 ho anteposto gli interessi della coalizione a quelli personali, ma c’è il precetto evangelico del “porgi l’altra guancia”. Ma ora le guance sono finite e mi è stato chiesto di interpretare un progetto alternativo al Campo largo. Non abbandoneremo i principi proposti in campagna elettorale».  

Tre punti del programma del Psi a cui è particolarmente sensibile?

«Continueremo a sostenere fortemente l’idea di Città intercomunale, battendoci anche dai banchi dell’opposizione affinché venga realizzata. Indipendentemente dal nome, visto che ora si parla di Area vasta, c’è sempre disponibilità al dialogo con l’amministrazione. È dal 2010 che sosteniamo l’allora progetto del Grande Capoluogo, poi espresso da Unindustria Frosinone. Rispetto agli annunci sul futuro polo formativo di Frosinone, ovviamente, noi presenteremo le nostre proposte».

«Come terzo punto, per semplificare il nostro programma, guarderemo con molta attenzione alle politiche sociali da intraprendere per lenire il disagio che vivono le persone dopo la pandemia. Ha aumentato a dismisura le diseguaglianze. Gli effetti macroeconomici e macropolitici di queste settimane hanno una ricaduta sulla vita delle persone. Chi era fragile prima lo sarà ancora di più e il Comune deve dare risposte».