Il palco in piazza e le mutandine (di F. Dumano)

Foto: Archivio Piero Albery

Lo spettacolo è soprattutto immaginazione. Lo sapevano benissimo le ballerine e le cantanti che negli anni Sessanta e Settanta venivano a cantare in piazza. la fola si radunava subito. Non per sentirle cantare. Ma per verificare, dalle prime file, se indossassero...

Fausta Dumano

Scrittrice e insegnante detta "Insognata"

Ricordi in bianco e nero… Si correva in piazza per prendere il posto sotto il palco in prima fila. In questa foto sul lato sinistro c’è un gruppo del collettivo degli studenti impegnati, quindi ‘un concerto importante, uno serio, insomma… Loro non si sarebbero, come del resto io, fiondati in una sagra con la cantante ”nazional popolare”.

In prima fila ci sono anche dei bimbi. Ma… ricordi in bianco e nero, generalmente in piazza si creava un assiepamento di maschietti: sgomitavano per vedere la famosa “mutandina della cantante”.

Diciamolo, quella mutandina era l’oggetto di culto… Correva voce che alcune cantanti usassero i collant color carne, senza mutandina e solo in prima fila, al massimo in seconda fila potevi sperare di riuscire a verificare con i tuoi occhi.

La leggenda voleva che anche le ballerine, sotto il tutù, non portassero biancheria intima: perché “si faceva il segno”.

Negli anni 60 si chiamavano slip, negli anni 70 tanga, negli anni 90 perizoma. Oggetto di culto, di desiderio, per vedere quella “mutandina” eravate disposti a stare ore in piedi sotto il sole, per non perdere le prime file. “Lo scrigno delle chiappe” diceva Madame Pompadour, “Il sipario dell’amore” scriveva Anita Garibaldi…

In piazza la presenza degli ”impegnati” fa escludere l’arrivo di Miss Mutandina. Nel collettivo era arrivato l’eco del femminismo, nessuno si sarebbe sottoposto al ”processo”. Anni duri non si poteva correre il rischio di essere banali, le uniche occhiate, ma sempre clandestine, erano riservate alle tette… Ricordi in bianco e nero… vi interrogavate ”Porta il reggiseno o no?”

Nell’archivio di Piero Albery ci sono pure immagini di ”tette generose”ma questa è un’altra storia.

Con l’ arrivo del pre Nicolini, Massimo Struffi, (l’estate arpinate nasce prima di quella romana) si rivoluzionò la piazza. Gli spettacoli si vedevano stando seduti: dal teatro ai gruppi folk internazionali, dal concerto jazz alla banda dell’Aeronautica ci si sedeva. Arrivò una nuova moda, chi usciva prima occupava le sedie: uno scialle, un maglioncino marcava il territorio.

Ricordi in bianco e nero… Vincenzino con il padre vendeva i lupini e le noccioline, un must era la signora della ”grattachecca: ma questa è un’altra storia.

In tanti anni, dal palco in piazza nessuna ha mai lanciato una mutandina. E nessuno ha mai saputo dire con certezza se la ballerina di turno la indossasse davvero oppure no… Perché, dopotutto, lo spettacolo è anche fantasia, saper suscitare il sogno e l’immaginazione. E quel palco c’è riuscito.