Il Papa non ha scelta: il vescovo Pompili a Verona

Manca solo l'annuncio ufficiale. Ma in Vaticano ed in Veneto danno per certa la scelta di Papa Francesco. La nomina di monsignor Domenico Pompili a Verona è strategica. Dopo la lettera 'di rottura' del suo predecessore che aveva preso posizione al ballottaggio. Pompili invece è un diplomatico. Ed ex calciatore, come l'attuale sindaco

L’annuncio ufficiale è atteso con il bollettino di sabato della Sala Stampa Vaticana. In genere è quello il giorno nel quale si annunciano promozioni e spostamenti. Questione solo di ufficialità: monsignor Domenico Pompili di Acuto lascerà la diocesi di Rieti per andare a guidare le anime di Verona.

È una rivoluzione. Perché monsignor Zenti è il vescovo che durante il ballottaggio aveva inviato una lettera al clero invitando a non sostenere candidati favorevoli all’ideologia gender; all’atto pratico ha invitato a votare il candidato del centrodestra Federico Sboarina. Battuto invece da Damiano Tommasi.

Monsignor Domenico Pompili invece è di tutt’altra pasta. È un fine diplomatico che conosce benissimo i meccanismi della comunicazione. Non a caso nel 2007 il nuovo presidente dei Vescovi italiani Angelo Bagnasco lo chiama a guidare la comunicazione della Cei; è il periodo della contrapposizione tra le nuove leve e la vecchia guardia riunita intorno al cardinale Camillo Ruini. Domenico Pompili viene notato perché non cerca di infilarsi in quella spaccatura: fa di tutto invece per sanarla nel nome dell’unità della Chiesa.

Una sensibilità che è stata molto apprezzata da Papa Francesco.

Domenico il pacificatore

Monsignor Pompili riceve Papa Francesco

È infatti Jorge Mario Bergoglio a nominarlo vescovo. Gli affida come primo incarico la diocesi di Rieti. Tra i due c’è un rapporto di solida stima. (Leggi qui Monsignor Pompili, il vescovo che si confronta con il Papa).

Sa come gestire i rapporti con i media, muove i fili ma non appare. Così nel 2018 diventa il ‘ministro della Comunicazionedei vescovi italiani; in pratica è presidente della Commissione Cultura e Comunicazione Sociale della Conferenza Episcopale Italiana.  (Leggi qui: Monsignor Pompili diventa ministro della Comunicazione dei vescovi italiani).

Nell’autunno del 2020 sempre il Papa lo nomina amministratore apostolico di Ascoli Piceno: regge la diocesi fino a quando non viene individuato il successore del dimissionario Giovanni D’Ercole; che arriva verso la fine del 2021 con l’arcivescovo Gianpiero Palmieri.

La scelta di spostarlo a Verona è una mossa di strategica. Il Papa ha una stima immensa di monsignor Pompili: non lo allontanerebbe da Rieti se non lo ritensse assolutamente necessario. Il Pontefice era rimasto molto colpito dal rapporto che il suo vescovo era stato capace di costruire con le popolazioni terremotate; l’aveva notato andando in visita ad Amatrice nel 2016: quel prete partito dalla Ciociaria, ordinato nella diocesi di Anagni – Alatri, allievo modello del collegio Leoniano, parroco della concattedrale di San Paolo ad Alatri, era stato capace di sintonizzarsi sulla gente e sui suoi bisogni. (Leggi qui: Il vescovo dall’altare: «Le istituzioni facciano mea culpa»).

Concreto e sportivo

Monsignor Domenico Pompili © Imagoeconomica / Daniele Stefanini

Ama la concretezza monsignor Pompili. Consapevole della portata rivoluzionaria dell’eciclica Laudato si’ l’ha messa in pratica creando delle comunità con quel nome. Puntano a compiere lo stesso percorso di conversione di Papa Bergoglio che ad un certo punto della sua vita comprese quanto fosse importante la Terra e l’armonia tra l’Uomo ed il pianeta che lo ospita; arrivando al punto di sostenere che peccare contro la terra è peccare contro Dio.

 Gioca a calcio. È stato in campo nelle Partite del Cuore organizzate dalla nazionale Cantanti. Va in una città che ha bisogno di pacificazione dopo quella lettera profondamente divisiva, nella quale il nuovo sindaco è un ex calciatore.

Gli ingredienti ci sono tutti: il Papa non aveva scelta.