Il paradossale gioco a perdere del Movimento Cinque Stelle

Luigi Di Maio pronto a scommettere che il Pd non farebbe cadere il Governo neppure se perdesse l’Emilia Romagna, il suo Sancta Sanctorum. Ma è proprio così? Intanto, dopo le indicazioni di Grillo sulle alleanze, il capo politico va avanti per la sua strada. Al punto che viene un dubbio: ma se fosse davvero lui il Capo dei pentastellati?

Bisogna dare atto a Luigi Di Maio che non finisce mai di stupire. A volte con la fiera dell’ovvio, altre volte con posizioni paradossali. Come l’ultima: il capo politico del Movimento Cinque Stelle ha detto che a suo giudizio il Pd non farà cadere il Governo neppure se dovesse perdere le regionali in Emilia Romagna.

Ora, con quello che sta riservando la politica italiana da agosto ad oggi, ci può stare. Ma l’Emilia Romagna è il simbolo della storia politica della sinistra italiana, da sempre. Da prima del Pci, da dopo il Pds e i Ds. Da sempre, anche per il Partito Democratico.

Il governatore Stefano Bonaccini

Stefano Bonaccini è un presidente di Regione forte, radicato, apprezzato, che ha un’enormità di consenso personale. Eppure potrebbe non farcela semplicemente perché, come rilevano i sondaggi, il voto è politico e l’effetto trascinamento di Matteo Salvini porta in alto la Lega e l’intero centrodestra.

Bonaccini ha detto chiaramente al suo partito che non è il caso di parlare di tematiche nazionali e in particolare dello ius soli in questo momento. Inoltre, e il punto vero è questo, l’alleanza giallorossa si presenta spaccata in Emilia Romagna. Il Movimento Cinque Stelle con un proprio candidato alla presidenza della Regione, con Italia Viva di Matteo Renzi per nulla sintonizzata sulle frequenze della coalizione. 

Beppe Grillo ha blindato formalmente Luigi Di Maio come capo politico. Ora si profila un direttorio che possa affiancare il ministro degli esteri nella guida del Movimento. Dell’organismo dovrebbero far parte Alessandro Di Battista, Paola Taverna, Chiara Appendino e Roberta Lombardi. Ma è pure chiaro che Grillo ha dato a Di Maio una sola coordinata: il patto di governo con il Pd.

E allora, dividere le forze in Emilia e correre il rischio che il Pd perde il suo Sancta Sanctorum che senso politico ha?

Infatti viene il dubbio: ma è Beppe Grillo a condizionare Luigi Di Maio o Luigi Di Maio a condizionare Beppe Grillo?