Il patto tra Pd e M5s non può passare dal “suicidio” di Zingaretti

Gli intrecci tra le candidature a sindaco di Roma e di Governatore potranno essere determinanti, ma il segretario del Pd non lascerà la guida del Lazio, simbolo della rinascita del partito dopo la Caporetto renziana.

Da due giorni viene rilanciato con forza il presunto patto segreto tra Pd e Cinque Stelle per far ritirare la candidatura a sindaco di Roma di Virginia Raggi. Uno scenario già descritto nei mesi scorsi, che prevederebbe la possibile candidatura alla presidenza della Regione Lazio di Roberta Lombardi (Cinque Stelle), sostenuta anche dai Dem. E contestualmente il presidente del Parlamento Europeo David Sassoli (Pd) correrebbe per il Campidoglio con l’appoggio pure dei Cinque Stelle. Il tutto nel 2021.

Virginia Raggi Foto © Livio Anticoli / Imagoeconomica

Ma è il presupposto che manca. Il presupposto era rappresentato dall’ingresso di Nicola Zingaretti nel Governo, come vicepremier e ministro dell’Interno. Nessuno riesce a dare una risposta intelligente e credibile all’unica domanda da porre: perché Zingaretti dovrebbe dimettersi da presidente del Lazio, rischiare di  far perdere il centrosinistra in questa Regione e quindi essere politicamente “bruciato”?

Non aveva senso prima dell’election day, quando si ipotizzavano scenari da incubo per il Segretario nazionale del Pd. Hanno ancora meno senso adesso, dopo che Zingaretti è risultato l’unico vincitore di questa tornata elettorale.

La resa dei conti

Il rapporto con i Cinque Stelle è delicato, ma in questo momento è in corso la resa dei conti penta stellata, con Vito Crimi che ha convocato i gruppi parlamentari, con Alessandro Di Battista all’attacco, con Beppe Grillo assediato, con Luigi Di Maio pronto a riprendersi tutto.

Giuseppe Conte

Sicuramente Zingaretti sa le vittorie nei Comuni di Roma e Milano cambierebbero tutto. Ma sa pure che in questo momento il dibattito verte su altro. E poi Giuseppe Conte ha chiuso sul nascere il dibattito su possibili rimpasti. Non ci saranno.

La Regione Lazio non è solo il fortino del Pd zingarettiano, è il simbolo di una nuova fase che si  è aperta il 4 marzo 2018, quando a livello nazionale il Pd renziano scompariva.

In politica può succedere tutto, ma che Zingaretti lasci la guida del Lazio è improbabile. L’eventuale alleanza con i Cinque Stelle non può passare da questo.

error: Attenzione: Contenuto protetto da copyright