Il Pd confida nel Bonsignore: cosa significa la nomina del commissario

Quello che non vi hanno spiegato sul commissariamento del Sin della Valle del Sacco. Cosa c'è dietro. Le diverse chiavi di lettura politica. I milioni da spendere entro il 2023. Le colpe di alcuni sindaci che non hanno presentato la documentazione necessaria

Marco Barzelli

Veni, vidi, scripsi

Se volete capire di cosa parliamo, pensate ai pioppi che vennero piantati nell’area industriale di Anagni all’epoca di Piero Marrazzo. Quell’area è stata bonificata dai veleni portati lì per decenni con gli scarichi industriali finiti nelle acque del fiume Sacco. Ha funzionato. A mettere quei pioppi fu un commissario nominato dall’allora Governatore. Piero Marrazzo lo nominò per due motivi: c’era una situazione di emergenza ambientale, in Italia la burocrazia è tale che se si vuole realizzare un’opera l’unica soluzione è la nomina di un commissario. Per conferma chiedersi come sia stato realizzato il nuovo Ponte di Genova completata la Salerno – Reggio Calabria. Oppure domandatevi perché si tarda a sbloccare i terreni di Anagni bonificati dai pioppi: manca un decreto commissariale di sblocco, perché il commissario non c’era più.

Ecco, adesso potete cominciare a capire cosa c’è dietro la nomina del commissario Lino Bonsignore effettuata in settimana dalla Regione Lazio: sulla quale tutti hanno parlato ma nessuno ha provato a spiegare come stiano le cose.

Allora proviamo a proseguire con la spiegazione. La Regione vuole mettere mano alla bonifica della Valle del Sacco. E per essere operativa ha bisogno di un commissario. Perché? Esaminiamo la burocrazia: oggi il Ministero ha la Competenza sulla Valle del Sacco e ha i soldi per la bonifica; la Regione Lazio deve fare le proposte; il Ministero deve valutarle ed approvarle; e la Regione deve poi attuarle. Con la nomina del Commissario, l’intenzione è quella di fare. E basta. Scavalcando i circa 20 Uffici che oggi hanno le competenze in contraddittorio tra loro.

Da 20 uffici competenti ad uno solo

A chiedere che si procedesse con il Commissario quasi un anno fa era stato il consigliere regionale Mauro Buschini. Lo fece durante un intervento pubblico. Mettendo l’assessore Massimiliano Valeriani e il Governatore Nicola Zingaretti di fronte ad una scelta: burocrazia o bonifica? Nei giorni scorsi è arrivata la nomina del Commissario.

Non sarebbe stato forse meglio chiamarlo fin da subito “responsabile” anziché “commissario straordinario”? Perché di fatto Lino Bonsignore è stato nominato responsabile dell’attuazione dall’accordo di programma per la bonifica della Valle del Sacco. O, meglio, per la realizzazione degli interventi di messa in sicurezza e bonifica del Sin Bacino del Fiume Sacco.

Meglio ancora? Si parla dei 16 interventi più urgenti all’interno del Sito di interesse nazionale: non è tutto, ma è un buon inizio a quasi 17 anni dallo scoppio dell’emergenza ambientale tra le province di Roma e Frosinone.

I ritardi del piano

Il ministro dell’Ambiente Sergio Costa ed il Governatore del Lazio Nicola Zingaretti. Foto © Andrea Sellari / A.S. Photo.

Il piano ha accumulato forti ritardi. Appunto per colpa di una burocrazia bizantina che ha accumulato tempi infiniti nel definire competenze e responsabilità. In Regione, però, sono convinti che il piano possa essere ancora realizzato entro i termini prestabiliti. Per questo si è deciso di puntare su un tecnico: un ingegnere specializzato nella gestione dei servizi ambientali. Il commissariamento in sé, però, è un fallimento o un impulso della politica?

Fratelli d’Italia e Lega non hanno dubbi: «Certifica il fallimento di Zingaretti e del Pd». Il Partito democratico, invece, lo vede come un atto fondamentale: «Accelera le attività di risanamento dei suoli e delle falde idriche». E ricorda che fu grave, ai tempi della Polverini, il declassamento da Sin a Sito di interesse (e di competenza) regionale. Poi annullato dalla Regione Dem grazie al ricorso vinto contro il già Ministero dell’Ambiente. Sono due facce della stessa medaglia: un passato e un presente senza bonifiche in territorio ciociaro e, nell’immediato futuro, una corsa contro il tempo.

Il cronoprogramma, rimodulato nel 2020, non è stato rispettato ed è ormai saltato. Restano, però, i termini ultimi per la realizzazione del piano da 53.6 milioni di euro. Va portato a termine entro il 2023, che è poi l’anno delle prossime elezioni regionali. E il Pd non può di certo permettersi di arrivare al giorno del giudizio senza aver realizzato quanto promesso. (Leggi qui Si fa presto a dire bonifica: meglio tardi che mai).

Il Pd confida nel Bonsignore  

La discarica di Via Le Lame a Frosinone

Ad assicurare un’accelerata, secondo il Pd, sarà il neo commissario straordinario IlluminatoLino” Bonsignore: già nella stessa veste per fronteggiare l’emergenza rifiuti nel Pontino. Ora deve risolvere i problemi della Valle del Sacco. Innanzitutto quelli burocratici e tecnici, che hanno sinora rallentato le analisi dei terreni da bonificare nonché le indagini ambientali ed epidemiologiche.

In campo cinquantatré milioni e seicentomila euro. Oltre 16 milioni arrivano dal fondo regionale per lo sviluppo e la coesione. Altrettanti dal piano operativo dell’ormai Ministero della Transizione ecologica: sottoscrittore nel marzo 2019 del protocollo d’intesa con la Regione Lazio. In aggiunta 10 milioni acquisiti tramite la Legge di stabilità 2016. E più di 11, infine, non sono altro che gli inutilizzati fondi dell’ex ufficio commissariale.

Sono tutte le risorse che, da una parte, finanziano la caratterizzazione ambientale e la Messa in sicurezza d’emergenza (Mise) di undici ex aree industriali potenzialmente inquinate e da bonificare. A partire dalla discarica Le Lame di Frosinone. A ruota tutte le altre: Vita Mayer, Europress e Olivieri di Ceprano; Snia Bpd (Bosco Faito) e Annunziata di Ceccano; Cartiera di Ferentino, Polveriera di Anagni e Ilmes-Ponti della Selva di Paliano. A monte, invece, la bonifica dei comprensori industriali Arpa 2 e Caffaro di Colleferro.

Il resto dei soldi? Per le caratterizzazioni delle aree agricole ripariali, il monitoraggio delle risorse idriche a uso domestico e la definizione dei valori di fondo delle acque e dei suoli. Nel frattempo, dopo l’indagine epidemiologica su campioni di popolazione, è partito anche l’arruolamento di una Coorte dei nati: per monitorare la salute dei bebè della Valle del Sacco, nonché delle loro mamme.  

Bonifica: le colpe dei ritardi

La sottoscrizione dell’accordo di programma per la bonifica

I principali colpevoli secondo il Pd? La solita burocrazia, l’emergenza Covid e il sovraccarico dell’Arpa Lazio. L’Agenzia regionale per la protezione ambientale è di fatto oberata di lavoro: non ha un organico tale da poter gestire tutto in maniera tempestiva ed efficace.

È d’altronde coinvolta in tutte le attività territoriali di competenza nazionale, regionale e provinciale. Dalle indagini e analisi ai controlli congiunti con le forze dell’ordine, passando per le bonifiche a qualsiasi livello. Mettici norme ambientali da snellire e una pandemia in corso, e il ritardo è fatto. Con tanto di tirata d’orecchie da parte del Ministero. Comprensibile a detta del Pd.

Inaccettabile, invece, secondo FdI e Lega. Ricordano che sono passati quasi due anni dall’accordo di programma: quello sottoscritto dall’allora ministro dell’Ambiente Sergio Costa e dal presidente della Regione Nicola Zingaretti. E che di bonifiche non se ne sono ancora viste. Ecco perché Fratelli e Carroccio ne sono certi: «Il commissario certifica il fallimento di Zingaretti».

L’assessore regionale ai Rifiuti Massimiliano Valeriani, però, ha aggiunto un elemento contrastante passato alquanto inosservato o in secondo piano. «Nonostante l’avvio di numerosi interventi – ha dichiarato nelle scorse ore – la fase attuativa dell’Accordo con il Mite ha incontrato alcune difficoltà a causa della limitata documentazione tecnica presentata da alcuni Comuni».

Valeriani ce l’ha con alcuni Comuni

Massimiliano Valeriani (Foto: Paola Onofri / Imagoeconomica)

Ne parla persino prima dell’emergenza sanitaria, «che ha provocato inevitabili ritardi – ha detto a riguardo – nell’esecuzione delle opere programmate». E il messaggio di Valeriani è chiaro: la colpa dei ritardi è pure di alcuni Comuni che hanno fornito limitata documentazione tecnica. Ovvero poche delle carte necessarie per portare avanti l’iter delle bonifiche da realizzare sui loro territori.  

«Un obiettivo atteso dagli amministratori locali e dai cittadini per aprire una nuova stagione nella Valle del Sacco», aggiunge poi. Tra le righe: anche gli amministratori locali, sindaci e assessori all’ambiente, che si lamentano dei ritardi ma non hanno fatto granché ai fini della progettazione degli interventi.

Per la corsa contro il tempo, a questo punto, la Regione ha deciso di puntare tutto su Lino Bonsignore: già commissario straordinario per l’individuazione degli impianti di smaltimento nell’Ambito territoriale ottimale (Ato) di Latina.

È lui ormai il super commissario, forse meglio responsabile, per la bonifica. «La Regione ha stanziato notevoli risorse – ha concluso l’assessore Valerianie dopo una prima fase imprescindibile per lo studio e l’analisi delle contaminazioni, ora avanti tutta». Restano due anni di tempo: soltanto alla fine, dopo tanti ritardi, si tireranno le somme e si potrà parlare di successo o fallimento.

Da un commissariamento all’altro

Francesco De Angelis

Gli auguri di buon lavoro a Bonsignore sono arrivati anche dall’ormai presidente del Consorzio industriale del Lazio, il democrat Francesco De Angelis.

Quest’ultimo pronto alla sinergia: «Avremo di sicuro modo di confrontarci, per via degli insediamenti industriali presenti sul territorio, collaborando nell’esclusivo interesse delle persone che vi abitano e che qui lavorano o hanno investito. Oggi lo sviluppo non può prescindere da un carattere sostenibile e le azioni che saranno messe in campo andranno sempre in questa direzione».

Anche per l’altrettanto ciociaro Mauro Buschini, consigliere regionale del Pd, è «un punto di svolta dopo anni di immobilismo e soprattutto dopo che la Valle del Sacco era stata declassata a Sito di interesse regionale da chi ci aveva preceduto al governo della Regione». Visti gli attacchi degli omologhi di FdI e Lega, Antonello Aurigemma e Pasquale Ciacciarelli, se l’è presa con l’ex presidente Pdl Renata Polverini: in carica dal 2010 al 2013, in rappresentanza del centrodestra e anche nelle vesti di commissario straordinario per la bonifica.

E Buschini, già assessore all’ambiente nello Zingaretti 1 e presidente del Consiglio nello Zingaretti 2, non se l’era tenuta neanche in precedenza. Ovvero quando il Pd regionale e lui in prima persona sono stati tacciati di immobilismo in campo ambientale. Da chi? Da un coinvolto e agguerrito amministratore comunale in quota FdI. Valeriani? A quel punto ha criticato i Comuni poco operativi. Prima di confidare nel Bonsignore per la tanto attesa bonifica. (La nuova eco invettiva di Del Brocco. Buschini: «E mo basta»).