Il Pd di Cassino dice qualcosa di sinistra

Il Pd di Cassino torna a dire cose di sinistra. Ed innesca il confronto interno. Rossi rinfaccia gli errori. Salera non reagisce. Ci pensa Cardarelli. Emerge la ferita ancora aperta e mai elaborata da due anni: la spaccatura sulle candidature. Che ora verrà affrontata

Alberto Simone

Il quarto potere logora chi lo ha dato per morto

Doveva essere una tranquilla riunione per parlare di “funzione” e “senso” del nuovo Pd. Ma dopo la relazione del commissario Romeo Fionda ed alcuni interventi di circostanza, ecco che ad avere la meglio è stata la Politica, quella vera. E’ tornato ad ardere quel fuoco che covava sotto la cenere e che da due anni nessuno si preoccupava né di attizzare né di spegnere, nel Partito Democratico di Cassino. (Leggi qui Il Pd si riunisce per guardarsi l’ombelico).

Diciamo qualcosa di sinistra

Gino Ranaldi ed Enzo Salera

Ad accendere la fiamma della passione politica non è stato il sindaco Enzo Salera. Anzi, nella riunione di ieri sera è tornato a sottolineare l’ottimo lavoro che stanno svolgendo i consiglieri comunali e gli assessori del Pd. Qualcuno gli ha fatto notare un particolare non di poco conto: il capogruppo, Gino Ranaldi, orgogliosamente Socialista ma eletto nelle fila del Pd, non ha mai partecipato ad un incontro.

Poi, dopo una disquisizione che qualcuno definirà sul “sesso degli angeli”, ecco che a portare il Pd di Cassino con i piedi per terra ci ha pensato Nino Rossi. L’attivista Dem è uno dei fedelissimi dell’ex segretario Marino Fardelli, tant’è che oggi è vice presidente dell’associazione “Cassino città per la Pace” voluta proprio dall’ex consigliere regionale ed ex segretario.

Prende la parola e dice: «Apprezzo che con il neo Segretario Letta si è ripreso a discutere nel Circolo. Nel giro di 15 giorni siamo riusciti ad incontrarci, seppur virtualmente, ben due volte e questo è un buon segnale. Voglio però sperare che non sia stata responsabilità del precedente Segretario Nazionale se a Cassino per due anni c’è stato il silenzio politico assoluto».

Qualcuno spegne la telecamera. I fedelissimi del sindaco iniziano a chattare. Capiscono da subito quale sarà il punto di caduta dell’intervento di Nino Rossi che sembra intenzionato a mettere il dito nella piaga.

Nino Rossi

Quindi, dopo la premessa, argomenta: “Se l’obiettivo di queste Agorà è quello di aprire un confronto sui temi “alti” della Politica diciamo pure una discussione accademica potremmo copiare pari pari il modello organizzativo della DaD utilizzata in questo anno dai nostri studenti. Un docente a tenere la lezione e i discenti ad ascoltare ed apprendere, magari permettendogli qualche piccolo intervento giusto per capire se stanno sul pezzo e hanno capito la lezione. In questo caso però io suggerirei di silenziare i microfoni ai partecipanti per evitare che disturbino troppo. Si perché il nostro Partito si è sempre dichiarato inclusivo, aperto al confronto democratico, salvo poi rivelarsi molto infastidito dalle voci fuori dal coro. Forse anche per un peccato originale non ancora completamente espiato, soprattutto dai nostalgici dei trinariciuti”.

La chat che brucia ancora

Il riferimento, neanche tanto velato, è al dibattito scoppiato nei mesi scorsi su Whatsapp. Tanto acceso da indurre il sindaco Enzo salera ad abbandonare quel luogo di incontro virtuale. Ed a definirlo “una chat di frustrati”.

Ma Enzo Salera sembra non avere nessuna intenzione di andare allo scontro. Si prepara ai box Fernando Cardarelli, un suo fedelissimo, infatti è stato coordinatore della lista “Salera sindaco”.

Ma intanto Rossi va avanti, e spiega: «Cerchiamo quindi di definire il senso che si vuole dare a queste Agorà: per esempio noi a Cassino abbiamo un’Amministrazione di centrosinistra con Consiglieri comunali e Assessori eletti, e non, “sotto il simbolo del PD” che dovrebbero essere i primi interlocutori del Circolo o Agorà se vi piace di più».

«Io purtroppo rilevo che questa interlocuzione non si è ricercata e nelle pochissime occasioni avute qualcuno, troppi, neanche si sono degnati di offrire la loro presenza dimenticando troppo spesso che nelle Istituzioni “loro” rappresentano non solo sé stessi ma tutto il Partito. Quindi il modello organizzativo dell’Agorà non dobbiamo andare molto lontano per trovarlo: proprio nel Circolo di Cassino fino a qualche anno fa funzionava e pure bene visto che i Consiglieri comunali si confrontavano, nel Circolo con gli iscritti».

Enzo Salera, Fernando Cardarelli e Rosario Iemma

«Discutevano gli ordini del giorno prima dei Consigli comunali, e qualche buona azione politica amministrativa è nata proprio dalla discussione nel Circolo. Forse funzionava perché si era all’opposizione? Inoltre non mancarono momenti di confronto con esponenti regionali e nazionali per esempio quando si presentò il problema della FCA legato alle sovvenzioni statali sulle auto elettriche, se poi non ci sono stati i risultati sperati questo non si può certo attribuire al modello organizzativo. Ma con il senno del poi possiamo affermare che il Circolo di Cassino insieme ai circoli limitrofi ci avevano visto giusto».

Il Pd è nudo

Altro che “funzione” e “senso”. Nino Rossi ha sbattuto in faccia al Pd dati di fatto incontrovertibili: quando alla guida del Partito c’era Marino Fardelli il Pd aveva una sede, discuteva di politica, si confrontava sui grandi temi come Fca e c’era un dialogo costante con i consiglieri. Da due anni a questa parte il Pd non ha una sede ed i Consiglieri comunali non hanno alcun rapporto con il Circolo, non si rapportano con il Partito.

Rossi mette tutti di fronte ad una realtà: il Pd non ha metabolizzato né superato la spaccatura verticale che si è generata quando è stato il momento di scegliere il candidato sindaco. La vittoria di Enzo Salera ed il ritorno del centrosinistra alla guida di Cassino ha coperto tutto. Invece ogni trauma va elaborato se lo si vuole superare, anche in politica.

Da qui l’affindo di Rossi: i 24 candidati che sono saliti sul Pd come fosse un tram, dove sono? Perchè il Pd si è riunito solo 3 volte in 2 anni?

Gli errori da non ripetere

Fernando Cardarelli ed Enzo Salera

Il commissario Romeo Fionda prova a moderare, ma ecco che subito accende il microfono Fernando Cardarelli. E usa toni altrettanto perentori.

«La situazione attuale del Partito senza una sede? Beh, dipende proprio dal periodo che è stato definito un modello organizzativo»: Fernando Cardarelli parla a suocera (Nino Rossi) affinchè nuora (Marino Fardelli) intenda.

Cardarelli ha poi difeso l’operato dei consiglieri comunali del Pd che, “mai come in questo periodo – ha detto – stanno lavorando nell’interesse della città. Sono sempre disponibili anche nel Partito per qualsiasi confronto”.

Ha sottolineato l’importanza di ricostruire un Partito forte e credibile attraverso il prossimo Congresso. Per Cardarelli è quella la sede nella quale effettuare la catarsi, superare il trauma della spaccatura. Ha spiegato che non bisogna ripetere l’errore fatale che si commise con Petrarcone quando perse le elezioni a vantaggio di Carlo Maria D’Alessandro e del Centrodestra. In pratica: il sindaco uscente pagò il fatto di non avere il Partito compatto al suo fianco.

Tanti nodi, buona cosa: è di sinistra

Il Segretario provinciale Pd Luca Fantini

Appare evidente che i nodi da sciogliere sono molteplici. Ma a sinistra è segno di vitalità del Circolo, dibattito, discussione: è il sale dell’area politica.

Resta però da compiere il passo successivo. E porre la domanda chiave: il Partito Democratico di Cassino intende riconciliarsi con se stesso? Intende recuperare figure come Luca Fardelli (fratello di Marino) eletto Consigliere comunale ma nella lista di sinistra contrapposta a Salera?

Il Pd vuole recuperare intelligenze come quella di Sarah Grieco, non omologata alla versione della maggioranza ma proprio per questo utile per allargare la visuale del dibattito?

Non sono temi di secondo piano. Per questo alla prossima riunione ci sarà il Segretario provinciale Luca Fantini. Cassino sarà uno dei caposaldi del prossimo confronto politico con il centrodestra: perderlo significa mettere in discussione tutti gli equilibri provinciali. Un’ipotesi che Fantini non vuole nemmeno sentire ipotizzare.