Il Pd provinciale trova la quadra sull’onda lunga di Zingaretti

La vittoria in Emilia Romagna ha immediatamente prodotto effetti positivi sul territorio, a cominciare dal passaggio di testimone per la segreteria. Ma ci si avvia pure ad una soluzione che superi la logica delle correnti. La linea di Zingaretti ad Agorà

La vittoria in Emilia Romagna ha immediatamente sbloccato molte situazioni all’interno del Pd, iniziando da quella della Federazione della provincia di Frosinone. Domani di riunisce la direzione provinciale, ma a questo punto il percorso è in discesa. Come dimostra l’incontro avvenuto ieri tra il segretario provinciale Domenico Alfieri ed il suo possibile successore Luca Fantini. (leggi qui Alfieri e Fantini: accordo da Dolcemascolo, via al Congresso).

Luca Fantini e Domenico Alfieri © AG IchnusaPapers

Il congresso verrà convocato e sarà anche definita la commissione che dovrà occuparsi di tutto. Ma c’è anche e soprattutto un percorso che potrebbe portare al passaggio di testimone tra l’attuale segretario Domenico Alfieri e il leader regionale dei Giovani Democratici Luca Fantini. In un quadro ricomposto da Francesco De Angelis, che ha tirato fuori la componente Pensare Democratico dalla contesa: non indicherà né il candidato alla segreteria né una lista.

Certamente gli altri esponenti “forti” della componente, il presidente del consiglio regionale Mauro Buschini e il consigliere regionale Sara Battisti, sosterranno Luca Fantini. Ma lo faranno nell’ambito di una piattaforma di confronto che guarderà all’intero Partito, cercando di superare la logica delle correnti. Provando pure a raggiungere un’intesa unitaria con il presidente della Provincia Antonio Pompeo e la sua Base Riformista.

La posizione di Pompeo

Antonio Pompeo non si sbilancia. Ai fedelissimi che nelle ore scorse gli hanno chiesto cosa pensasse del faccia a faccia Alfieri – Fantini ha detto: “Noi aspettiamo che si riunisca la Direzione, vediamo come vengono fissate le regole ed i paletti con cui delimitare il percorso. Una volta aperto il dibattito congressuale prendiamo pure noi una posizione”.

La traduzione dal linguaggio politico: il leader di Base Riformista vuole essere certo che il prossimo sarà un Congresso Provinciale davvero aperto e senza gli schemi del passato. Nel quale sia possibile un dibattito franco e leale sulla direzione da far assumere al Pd. E che non sia invece solo una conta muscolare delle tessere e dei voti.

Antonio Pompeo

La Direzione fornirà già indicazioni chiare. Ecco perché Pompeo fa riferimento alle Regole: a seconda di come vengono interpretate possono essere più o meno margini di dialogo. E di dibattito.

Gli scenari di Base Riformista sono più di uno. Antonio Pompeo potrebbe convergere su un candidato unitario, non rinunciando però a presentare una sua tesi alternativa: in modo da potersi contare ed avere la chiara percezione del peso politico all’interno del Congresso. Ma potrebbe anche non convergere e decidere di proporre un candidato alternativo. Proponendo a sua volta una convergenza agli altri.

Cambia l’orizzonte

I segnali arrivati dal Nazareno sono chiari: dibattito aperto, allargamneto del Partito ma nessuna lacerazione è consentita. Nicola Zingaretti sa che dovrà lavorare ancora molto e che non può accententarsi dei risultati conquistati. È per questo che in mattinata ha subito disegnato un possibile cambio di orizzonte.

Lo ha fatto intervenendo ad Agorà su RaiTre. Dicendo “Con i Cinquestelle siamo alleati, perchè governiamo insieme, ognuno deve assumersi le proprie responsabilità. Io non mi vergogno affatto se i risultati sono buoni. Ogni Regione deciderà per sè, in piena autonomia. I territori decidono: vediamo se Regione per Regione si possono costruire progetti per unire un campo largo di forze. E garantire in quelle Regioni su progetti di governo il buon governo del territorio”.

Francesco De Angelis Foto: (c) Imagoeconomica Giacomo Quilici

In pratica: ha proposto ai Cinque Stelle un’alleanza nelle Regioni dove si tornerà a votare. Non un patto basato su un’imporbabile sommatoria di numeri: in politica i voti non si sommano mai. La proposta di Nicola Zingaretti è diversa. “Credo che questo tentativo di costruire progetti comuni vada fatta ovunque. Se ci sono le condizioni bene, se non ci sono nessun dramma, però allarghiamo il campo”.

Vocazione di Governo

Il Partito Democratico è consapevole di avere una vocazione di governo e infatti punta ad arrivare al 2023, cercando non soltanto di portare a casa misure concrete ma anche di logorare Matteo Salvini, la Lega e l’intero centrodestra all’opposizione.

L’unico elemento che potrebbe mettere in crisi questo scenario è rappresentato dal Movimento Cinque Stelle. Dove però si sta profilando un Di Maio bis.

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