Senza Ricevuta di Ritorno. La ‘Raccomandata’ del direttore su un fatto del giorno. È passato un anno dai primi lockdown. All'epoca ridevano degli italiani. E ora, a distanza di dodici mesi.
La saggezza popolare, con i suoi proverbi, sostiene che ‘a maggio si vede il pastore bravo’. Ha un senso: perché è a maggio che la pecora viene tosata e si può saggiare la lana effettivamente prodotta.
Siamo ad aprile. E siccome non parliamo di pecore ma di cristiani, ed è passato un anno dai primi lockdown, è un periodo abbastanza ampio per vedere cosa ha funzionato e cosa no.
Perché sicuramente ricorderete il presidente brasiliano Jair Bolsonaro, che negava l’esistenza del Covid. Solo oggi in Brasile ci sono stati 3500 morti, hanno finito gli anestetici ed intubano i pazienti da svegli, legandoli al letto per mandargli giù il tubo fino ai polmoni. Tortura. (Leggi qui).
Altrettanto sicuramente ricorderete la Svezia: che rifiutò il lockdown e le mascherine, tenne tutto aperto. Il responsabile della lotta al Covid chiese “Giudicatemi tra un anno“. È trascorso in queste ore: tredicimila morti e niente immunità di gregge. Condoglianze.
Di Donald Trump è inutile parlare: lo hanno fatto gli elettori; che il covid esistesse lo ha scoperto sulla sua pelle. Solo che lo hanno curato con una siringa da un milione di dollari e poi è tornato in campagna elettorale dicendo che tutto era a posto. Certo. Per lui.
A Londra Boris Johnson riapre: ma grazie ai vaccini. Un anno fa ci guardava e rideva dicendo che esageravamo.
Nel Lazio stiamo continuando a vaccinare giorno e notte, usiamo le monoclonali, abbiamo protocolli di cura che applichiamo con rapidità e stanno contribuendo ad evitare la tragedia. Avessimo i vaccini, staremmo già quasi fuori dal tunnel. Ma averli non dipende da noi.
Si vede a maggio, dice il proverbio. Maggio, virtualmente è arrivato: ma c’è ancora gente che parla.