Il perimetro di Aurigemma: «Fazzone spieghi a Quadrini cosa è il centrodestra»

Foto: © Imagoeconomica, Stefano Carofei

Capogruppo di Forza Italia in Regione. Convinto che per sopravvivere, il Partito debba aprirsi e tornare a riconoscere il giusto valore ai territori. Con qualche sassolino nelle scarpe. "Perché Parisi no e Quadrini si?"

È romano di Montesacro, III Municipio per gli amanti del dettaglio. Lì ha frequentato il liceo Scientifico fino a prendere il diploma. Sempre lì è sbocciata la sua passione per la politica: galeotta fu la sua collaborazione con il mensile Murales, il foglio che raccontava i problemi di Montesacro. Erano gli Anni 90 e prima del giro di boa della loro metà Antonello Aurigemma aveva raggiunto due mete importanti: il tesserino da Giornalista Pubblicista e la collaborazione con la segreteria della Giunta Regionale. La politica seria arriva nel 2001 con l’elezione a Consigliere nel suo Municipio. La volta successiva entra nel Consiglio Comunale di Roma Capitale, da dove spicca il balzo fino a diventare Assessore ai Trasporti. In Regione ci approda nel 2013 e oggi è capogruppo della pattuglia di Forza Italia.

Fosse per lui, l’anatra zoppa di Nicola Zingaretti sarebbe finita già allo spiedo: aveva i numeri per far cadere la Regione. Si è ritrovato con un pugno di mosche in mano. E le frustate del coordinatore regionale Claudio Fazzone sulla schiena: “Gli avevo detto da subito che se le firme ci sono vanno portate immediatamente dal notaio, se passa una notte c’è qualcuno che o ci ripensa o si lascia tentare“. I due non si amano.

Anche per questo, nei mesi scorsi Antonello Aurigemma è stato tra i protagonisti della sollevazione contro Fazzone. E anche contro Antonio Tajani. Erano solo i prodromi della conferenza stampa tenuta poche settimane fa a Montecitorio per annunciare la rivoluzione azzurra: l’avvio della scalata di Giovanni Toti verso il ponte di comando in Forza Italia. (leggi qui L’assalto è partito: «Basta con Forza Italia in mano ad uno staff di Segreteria»). Con lui ci sono Mario Abbruzzese, Pasquale Ciacciarelli, Adriano Palozzi. I sondaggi al momento gli danno il 2%: loro sanno che è solo questione di tempo e “Forza Italia o si rinnova o sparisce“.

*

Consigliere Aurigemma, la vostra corrente ‘Laboratorio Lazio per il Cambiamento‘ chiede un congresso nazionale di Forza Italia, ma le “conte” nel centrodestra italiano non hanno mai funzionato. Siete sicuri della bontà della vostra strategia? Non è che finisce come con le primarie del Pdl…

Qui non si tratta di decidere se fare o meno il congresso, ma di essere consapevoli che forse è l’ultima possibilità che ci danno i nostri ex-elettori. Con #laboratoriolazioperilcambiamento non abbiamo voluto creare una corrente ma un luogo in cui tanti amministratori, eletti e non eletti, militanti e simpatizzanti potessero riunirsi per confrontarsi sulle tante criticità che sono costretti ad affrontare. Cerchiamo di supportare ed aiutare i vari organi ufficiali del Partito che non si sono mai riuniti. Qualsiasi persona che vuole unirsi insieme ad altre per raggiungere lo stesso obiettivo, sia come forma di Partito o di movimento, ha bisogno di regole ma soprattutto di criteri con i quali poter selezionare i propri rappresentanti“. 

Non è che poi, alla fine della fiera, quello che voi chiamate “cerchio magico” farà sì che le cose restino così come sono?

Mi auguro che non sprechino questa unica possibilità che ci è rimasta. Oramai è ineludibile un cambiamento. Se non siamo in grado di anticiparlo noi, lo farà la Storia, che si muove lenta ma inesorabile. Basti pensare che solo in un mese e mezzo abbiamo perso circa 3 punti percentuali passando dall’8,9% al 6%, cioè circa il 30% dei consensi“. 

Esaminiamo la situazione nel sud del Lazio. In provincia di Frosinone: l’ex presidente del Consiglio Regionale Mario Abruzzese ed il consigliere regionale Pasquale Ciacciarelli si sono schierati con voi; Gianluca Quadrini sta con Claudio Fazzone. A Latina, Claudio Fazzone non è venuto alla vostra Convention del Brancaccio ma sono venuti i suoi fedelissimi, primo tra tutti Simeone. Il Coordinatore Regionale Claudio Fazzone con chi sta: è dalla vostra parte? C’è unità d’intenti o è già bagarre?

Dobbiamo uscire fuori dalla logica degli amici degli amici. È proprio a causa di  questa logica che siamo arrivati a numeri da prefisso telefonico. Berlusconi nel ‘94 ha avuto un grande intuito nel riuscire a riunire in Forza Italia tutte le aspirazioni dell’elettorato liberale, popolare, conservatore e riformista. Diventandone il punto di riferimento. I problemi sono cominciati quando ogni “nominato” nei territori, invece di rappresentare le numerose anime di Forza Italia, ha pensato bene di curare solo i propri elettori e possibilmente di farlo a discapito di chi, pur votando FI, non dava ai nominati il proprio consenso elettorale. Risultato: ognuno ha aumentato il proprio gruppo, ma si è decimato il consenso per il Partito. Oggi chiedono tutti il cambiamento, ma così rischiamo di confondere la cura con la malattia“.

Vi aspettavate maggiore partecipazione dalla provincia di Frosinone?

Frosinone è sempre stato un territorio che ha portato risultati importanti per il nostro movimento, anche nelle ultime elezioni Europee. Le manifestazioni che abbiamo svolto hanno sempre visto una numerosa partecipazione sia di eletti che di militanti“.

È possibile, secondo il suo parere, una riedizione del centrodestra per come l’abbiamo conosciuto? Destra, centrodestra e leghisti uniti in nome del bipolarismo? Oppure ormai la partita è tra populismo sovranista e sinistra progressista?

Forza Italia è stato il Partito che rappresentava il tessuto produttivo della nostra nazione: dalle aziende alle imprese, agli stessi lavoratori. Oggi non siamo stati in grado di supportare il grande lavoro svolto dal Presidente Berlusconi, e gran parte di quell’elettorato non si sente più rappresentato da noi e ha votato per gli altri partiti del centrodestra. Dobbiamo ritornare a parlare di programmi, di valori, per ritornare ad essere il loro punto di riferimento“.

Nel sud del Lazio Claudio Fazzone e Gianluca Quadrini hanno lanciato la campagna di Search & Rescue con la quale individuare e riportare a casa gli amministratori allontanatisi da Forza Italia. È un’operazione parallela o in controtendenza rispetto alla vostra?

Sono contento nel vedere che anche il nostro Coordinatore Regionale si sia convinto della bontà del nostro progetto. Noi abbiamo iniziato più di un anno fa coinvolgendo il candidato del centrodestra alla regione Stefano Parisi, ma fu proprio Fazzone ad esprimere pesanti critiche. Ora il senatore fa una cosa simile con Gianluca Quadrini. Quando parliamo di regole diciamo esattamente questo: perché Parisi no e Quadrini si? L’obiettivo deve essere ben chiaro a tutti: non può essere soltanto una somma di consensi per prendere qualche voto in più per il proprio candidato alle Europee, ma un progetto per riportare all’interno di Forza Italia tutte quelle persone che si erano allontanate, o peggio ancora che erano state messe nelle condizioni di allontanarsi. Fazzone, quindi fa bene a recuperare Quadrini, che è una risorsa importante sul territorio, ma lo faccia spiegandogli bene il perimetro in cui muoversi, che è quello del Centrodestra“.

Se quello che avete in mente non dovesse andare in porto a livello partitico, cosa farete? Tutti con Renzi?

In politica si può essere maggioranza ed opposizione, come anche all’interno dello stesso Partito. Sono posizioni che vengono garantite dalla nostra Costituzione e dal nostro sistema democratico. Io ho sempre avuto il difetto di pensare ed esporre le mie idee, spesso diverse dai vari nominati, ma non per questo ho lasciato il mio Partito. Ora, il problema è che forse rischiamo di non avere più un partito se continuiamo nel nostro cronico immobilismo politico“.

C’è, oggettivamente, uno spazio al centro. L’ex ministro Calenda lo sa e si sta organizzando. Quanto potrebbe essere contiguo quel perimetro?

Noi siamo una cosa distinta e distante dal Centrosinistra. E su questo dobbiamo essere chiari, in particolar modo nella nostra regione: chi vota per il Centrosinistra non può essere di Forza Italia o, peggio ancora, chi ha utilizzato il nostro Partito per essere eletto e per poi uscirne subito dopo alla ricerca disperata di una poltrona, non ci può ritornare, anche se solo per portare qualche preferenza alle Europee. Questa confusione è anche il motivo per il quale siamo stati puniti dal nostro elettorato, portando FI ad essere l’ultimo partito del Centrodestra nel Lazio“.