Il popolo della Cisl in piazza contro la Manovra del Popolo

Nessuna motivazione politica ma solo ragioni sindacali. Il segretario generale provinciale della Cisl di Frosinone spiega perché sabato i sindacati manifesteranno contro la manovra del Governo.

Il sindacato non ci crede. Cisl è stata la sigla che per prima ha creduto a Sergio Marchionne, si è schierata al suo fianco nel progetto Fabbrica Italia. Che ha spaccato il sindacato e diviso anche gli industriali. Ma alla fine ha prodotto i nuovi stabilimenti Fca in Italia. Ed i nuovi modelli, grazie ai quali buona parte dell’occupazione è stata salvata.

Ora Cisl non crede al piano del Governo. Al punto che sabato 9 febbraio ha deciso di scendere in piazza insieme a Cgil e Uil. L’appuntamento è a Piazza San Giovanni a Roma. A Frosinone è scattata la mobilitazione. Ma il segretario generale provinciale Enrico Capuano mette in chiaro: non ci sono posizioni politiche ma solo motivazioni sindacali

Segretario Enrico Capuano perché il 9 febbraio scenderete in Piazza a Roma contro il Governo Gialloverde?

Non scendiamo in piazza per motivazioni politiche ma esclusivamente sindacali. Vogliamo cambiare le scelte del Governo per tutelare gli interessi generali dell’Italia e delle persone che rappresentiamo, a partire dai più deboli e bisognosi.

Cosa non vi convince di questa “Manovra del Popolo”?

Si è deciso di tagliare gli investimenti in innovazione, ricerca, alternanza scuola‐lavoro. Si continuano a tenere fermi i cantieri delle infrastrutture che sono un volano per lo sviluppo, bloccando decine di opere pubbliche, la costruzione di tante importanti autostrade, ferrovie, viadotti, ponti, che servono ad unire le varie aree del Paese, a collegarlo meglio all’Europa, oltre che a dare lavoro a migliaia di persone.

Ancora una volta si rinviano le assunzioni nella pubblica amministrazione, nelle scuole, negli ospedali, nei servizi sociali, oltre a non prevedere risorse per il rinnovo dei contratti pubblici e non parificare i tempi di erogazione del Tfr con il settore privato. Si usano lepensioni come un bancomat, bloccando nuovamente la giusta rivalutazione per tante donne e uomini.

Solo questo?

Poi ci sono 52 miliardi di ipoteche per far quadrare i conti nelle prossime leggi di bilancio che bloccheranno il Paese.

Come 52 miliardi?

Ci sono gli aumenti Iva. Nessuno si aspettava che il governo Conte sterilizzasse gli aumenti anche per il 2020 e il 2021. Le clausole di salvaguardia si trascinano da quasi 10 anni e quattro governi. Tutti hanno sempre risolto il problema optando per la soluzione last minute della legge di Bilancio. L’accordo tra l’esecutivo gialloverde e la Ue prevede che nel 2019 non ci siano aumenti dell’imposta su beni e servizi. Ma sul 2020 e il 2021 prevede rincari più pesanti. Aumenti per 23 miliardi il primo anno e 28 miliardi nel successivo, a causa dell’aliquota agevolata che passerà dal 10 al 13% dal 2020 e quella ordinaria che aumenterà dal 22% al 25,2%. Aumenti anche per le accise. Circa 400 milioni in più nel 2020 dai carburanti, gli stessi che il governo vorrebbe disincentivare.

Però abbiamo ora quota 100 e reddito di cittadinanza?

La quota 100 rappresenta sicuramente un ulteriore canale più flessibile di uscita dal lavoro, ma non risolve, purtroppo, il problema di tante donne che difficilmente raggiungono i 38 anni di contributi, visto che non viene riconosciuto il lavoro di cura e la maternità che spesso costringe molte donne ad abbandonare il lavoro per dedicarsi alla famiglia. Il reddito di cittadinanza può essere uno strumento assistenziale utile per affrontare il grave livello di povertà presente nel Paese, ma una cosa è certa: non creerà alcun posto di lavoro.

Quindi siete critici nei confronti di questo governo?

Noi non vogliamo far cadere i governi perché rispettiamo da sempre la volontà popolare. Ma con il nostro contributo ne vogliamo cambiare profondamente le scelte economiche, come sempre partecipare ad un confronto costruttivo su una vera politica di crescita, di diritti essenziali per tutti, rimettendo al centro la persona umana, la dignità del lavoro, la sua sicurezza, la necessità di rilanciare il progetto di una Europa politica senza nuovi muri, barriere economiche o sociali. Valorizzando la partecipazione dei lavoratori ed il ruolo dei corpi sociali che sono indispensabili, come ha ricordato il nostro Presidente della Repubblica, Mattarella, per favorire la coesione sociale, l’equità ed il progresso economico del nostro Paese.

error: Attenzione: Contenuto protetto da copyright