Il presepe ai tempi del sovranismo populista

La rappresentazione della mangiatoia è un affresco della solidarietà, concetto poco di moda oggi in Occidente. Perfino la Chiesa appare timida nel ricordare alcuni concetti chiari, richiamati da Papa Francesco. Uno su tutti: Gesù accoglierebbe i migranti

Oggi nel presepe si trova di tutto: dalle statuine di Cristiano Ronaldo e Fedez, passando a quelle dei cantanti. E perfino di Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Oltre che di Putin e Trump. Ma il presepe, quello vero, che raffigura la nascita di Gesù, è un’altra cosa: perché secondo le Sacre Scritture ad omaggiare il Redentore c’erano i pastori e la povere gente. A parte i Re Magi, che però arrivarono in un secondo momento. E comunque non erano loro i potenti del tempo.

C’era la dominazione romana, che aveva un governo fantoccio guidato da Erode. Maria e Giuseppe trovarono rifugio in una stalla, con una mangiatoia. E il Neonato venne riscaldato da un bue e da un asinello. Ora, non c’è chi non veda in questa rappresentazione elementi come la povertà, la difficoltà, l’essere ai margini della società del tempo. Eppure avevano una forza eccezionale: la fede.

Papa Francesco ha ricordato nella sua omelia che in pochi banchettano lautamente e in tanti soffrono. Non necessariamente in silenzio. Nell’Occidente moderno il presepe ha poco senso oggi. Anzi, nessuno. Viviamo in società impaurite e intolleranti, l’immigrazione è il tema che decide ogni campagna elettorale, dagli Usa all’Italia, dall’Ungheria alla Gran Bretagna.

Il presepe è un affresco di solidarietà, concetto estraneo alla cultura e al sentire comune di questi ultimi tempi. Dove i sentimenti prevalenti sono l’incazzatura e il risentimento sociale. Oggi perfino la comunicazione politica “campa” su questo. “I furbetti non vedranno un euro dei reddito di cittadinanza”. Ci mancherebbe pure. “Aiutiamoli a casa loro”: la frase cult, trionfo dell’ipocrisia da quattro soldi. A casa loro c’è la guerra. A chi affidiamo la loro tutela? A quelli che gestiscono il traffico di migranti in Libia? Pazzesco. Il presepe incarna altri valori.

Come l’accoglienza. Fatta con il cuore. Non per ricavarne un profitto, sfruttando ancora di più quei poveracci, in fuga dagli orrori di una guerra, spogliati di ogni cosa dai trafficanti, torturati e le donne abusate. Chi ha sfruttato quegli uomini e quelle donne, abbandonandoli sulle strade della provincia di Frosinone una volta preso tutto, venendo meno ai doveri di farli studiare, integrare, non ha spazio nel presepe.

E la Chiesa? Appare timida, salvo eccezioni naturalmente. Forse perché è difficile perfino comunicare ai tempi del sovranismo populista del 2018. Facendo distinzione tra le vittime ed i carnefici, tra gli sfruttatori e gli sfruttati. Sono finiti i tempi (per fortuna) nei quali i sacerdoti dicevano per chi votare. Però i valori cristiani e cattolici andrebbero trasmessi con forza e determinazione.

Gesù Cristo accoglierebbe e proteggerebbe i migranti. Per esempio.