Il primo selfie della storia è pontino

Quando abbiamo fatto la prima foto: l'uomo a Phi nella grotta dell'Arnalo del bufalo e ancora non avevano inventato la storia

Lidano Grassucci

Direttore Responsabile di Fatto a Latina

A Latina organizzano un concorso internazionale di fotografia, ma perché la fotografia? Ma perché Latina? (Leggi qui: Un’immagine per lasciare senza parole).

La mia gente vive qui da secoli. Gente che parla poco, gente che però “immagina”. Sapete, se vivi tra male arie, padroni che ti comandano da ogni dove, preti famelici che scippano per loro la speranza che è di tutti, cosa puoi fare… guardare.

Nel ’44, in una Roma occupata, su di un muro apparve una scritta: “lassatece piagne da soli”. Soli. Ma soli non siamo niente, il mondo se non vai nel mondo, invade il tuo e allora “guardiamo”. Papa Francesco esortava “Sognate, siate svelti e guardate al futuro con coraggio. Vorrei dirvi questo: noi, noi tutti, vi siamo grati quando sognate. “Ma davvero, ma i giovani quando sognano tante volte fanno chiasso …” Fate chiasso, perché il chiasso vostro è il frutto dei vostri sogni. 

Il sogno e l’immagine

Sognare, immaginare, guardare, leggere il creato è la porta con cui una comunità può farsi comune, vetrina, invadersi di immagini. Una città che diventa come una cattedrale gotica: ardita, piena di quadri, di mostri, di simboli, di guglie, di storie, per farsi essa stessa città nelle storie di una città.

Mia nonna mi insegno a capire il mondo “leggendomi” le immagini sacre delle mille chiese che avevamo, sante e santi, via crucis e Cristi da bambini, Cristi morenti infine risorti per sempre. Poi le immagini di Giovanni Battista Piranesi che “fermava” il moto di dolore di un mondo faticoso e decadente in “fotografie” per sempre.

Bellissime quelle di una Cori che diventa una Atene in un altro posto, una memoria di un’altra Grecia possibile, un’altra vita possibile. Come se Ulisse invece di tornare indietro si fosse fermato all’amore di Circe e qui una progenie di fate, maghi, streghe e diavoli. Fotografati nascosti tra le macerie di Cori, nelle mura ciclopiche del Circeo, di Norma, di Sezze, di Alatri, Ferentino, Segni… Un mondo decadente e bellissimo da ricordare in foto.

Perché le foto?

La cappella della Annunziata in una Cori che dal bianco e nero di Piranesi si faceva colore del rinascere e racconto di come l’uomo ha bisogno di grazia

Poi, poi l’aereo pensato da quel corese ingegnere che si mise in testa di far volare l’Italia e fece aerei bellissimi da cui guardare giù. Alessandro Marchetti faceva macchine capaci di volo gli artisti di immagini nel volo. L’aereo è cavalletto per gli artisti della aeropittura, la “fotografia” in volo.

Nell’arnalo del bufalo, un antro alla base dei Lepini in vista di Sezze, sotto nel buio eccola la fotografia di un un uomo che fermava un uomo, lo fotografava. Lì, che è qui abbiamo trovato una dei primi selfie del mondo: l’uomo a phi.

A spiegarlo è la Compagnia dei Lepini. Il riparo preistorico dell’Arnalo dei Bufali è il luogo dove nella primavera del 1936 il paleontologo Carlo Alberto Blanc “ha scoperto il dipinto rupestre dell’Uomo a Phi. Riconosciuto confrontandolo con i numerosi ritrovamenti fatti in Spagna appartenenti al Neolitico, il dipinto rupestre di Sezze ha circa 6.000 anni. Realizzato con ocra rossa, è alto 28,5 cm e largo 22,0. Si trova attualmente a Roma presso il Museo “Preistorico – Protostorico del Lazio”.

La storia non era ancora iniziata e noi qui ci fotografavamo, ci facevamo vanitosi: magri e con le spalle larghe per essere amati.

Perché fare qui una mostra di fotografia, per la vanità del primo di noi che si fece fotografare: l’uomo a phi. Capite perchè un concorso di foto?

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