Il puzzle della guerra che non vediamo

Senza ricevuta di Ritorno. La raccomandata del direttore su un fatto del giorno. È in atto una guerra a pezzi: come un puzzle. Ma se si guardano le tessere nel loro insieme l'immagine è drammatica

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

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In silenzio, a tappe, il mosaico si sta componendo. Osserviamolo insieme. La Russia alcuni mesi fa ritiene che l’Ucraina stia avendo un atteggiamento ostile: pretesto o previsione, la realtà è che ordina alle sue truppe di agire.

L’Occidente non resta a guardare: entra nel conflitto senza mettere gli anfibi a terra, cioè sostiene lo sforzo dell’Ucraina.

La Turchia è a cavallo tra Oriente ed Occidente ma sono i suoi micidiali droni a contribuire in maniera decisiva ad arrestare l’avanzata russa;

L’Iran scende in campo in base allo stesso principio: fornisce i suoi droni alla Russia. Ma Israele si sente minacciata ed ora il governo Lapid pensa di rompere la sua neutralità. 

La Bielorussia sta fornendo le sue basi per le retroguardie russe. La Cecenia ha messo in campo i suoi miliziani. Sull’altro lato dello specchio: la Romania sta fornendo le sue basi alla mitica 101ma aviotrasportata Screaming Eagle americana.

I pezzi del puzzle

La Cina sta giocando su due tavoli: come gli Stati Uniti. Entrambi sanno che saranno loro i vincitori, spartendosi le spoglie di una Russia ormai dissanguata e di un’Europa ormai squattrinata dall’impegno bellico. Non quello che abbiamo visto: Ma quello che sta per cominciare.

Perché in questa storia siamo solo all’inizio: la Russia ha cominciato ora la mobilitazione dei soldati veri ed a lucidare le armi atomiche. Più durerà questa storia, più ci indebiteremo su uno scenario di guerra, più le nostre aziende non sosterranno i costi dell’energia: che non produciamo ed importiamo. Più se ne avvantaggeranno India, Turchia, Usa e Cina. 

Cina dove la crescita è inferiore alle previsioni e per distrarre la popolazione si urla alla riunificazione di Taiwan. Il che allarma la flotta nel Pacifico, fa lanciare missili di prova alla Corea, per i quali il Giappone minaccia di sfoderare le katane.

La speranza è rimessa nel più piccolo degli Stati coinvolti: il Vaticano. Lì da subito hanno capito che le cose vanno lette nel loro insieme. E che tra poco non ci sarà più tempo.

Senza Ricevuta di Ritorno.

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