Il ritorno del re: “Al referendum voto no”

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Importante dichiarazione del fondatore del Pd Walter Veltroni, che poi dice anche: “Nicola Zingaretti non si deve dimettere da segretario se dovesse perdere in Toscana”. “E’ la mancata alleanza Dem-Cinque Stelle alle regionali ad indebolire il Governo”.

La Sinistra storica di questo Paese al referendum di domenica e lunedì vota No. Dopo Romano Prodi, leader dell’Ulivo, lo ha detto chiaramente anche Walter Veltroni, il fondatore del Pd a vocazione maggioritaria, il kennediano del Pds-Ds.

Intervistato da Lilli Gruber (Otto e mezzo su La7), Veltroni ha fatto un ragionamento importante. Dicendo: “Se quello di domenica fosse un voto sul governo, voterei a favore perché non vedo alternative e penso che abbia fatto quello che doveva fare, e non era facile. Ma sul referendum è un’altra storia: il Pd per tre volte ha votato No a questa riforma”.

Veltroni, riforma si, taglio solo no

Walter Veltroni © Imagoeconomica, Alessia Mastropietro

Questo non significa che Walter Veltroni sia a favore del mantenimento dell’attuale numero di parlamentari. Il dubbio è lo stesso che turba buona parte di chi è a favore del taglio: così serve a poco o nulla, serve una riforma complessiva.

Io penso – dice l’ex sindaco di Roma – che non si possa fare un taglio dei parlamentari senza una riforma complessiva perchè se si tocca il Parlamento, bisogna farlo tenendo conto degli equilibri necessari. Il vero problema è il bicameralismo perfetto. Per questo voterò no. (Leggi qui Il coraggio di dire No a questo referendum)

Una posizione sulla quale Veltroni è in buona compagnia. Come lui, voteranno No figuro storiche dell’Ulivo come Romano Prodi, Arturo Parisi, Massimo Cacciari, Rosy Bindi… “Su questo tema specifico per fortuna ci sono punti di vista diversi, sennò deciderebbero solo i segretari di Partito. Ma non mi piace l’andazzo che sta prendendo il dibattito sulle istituzioni in questo Paese. Sento parlare di preferenze, vedo tornare il proporzionale, ma io sono per il maggioritario”.

Veltroni ha sottolineato come il Pd abbia votato per tre volte no, cambiando parere nell’ultima votazione ma per esigenze di governo con i Cinque Stelle. La base Dem è per il no. C’è poco da fare. Ma è evidente che sul piano politico è l’esito delle Regionali che farà la differenza, con la Toscana diventata improvvisamente “contendibile”. Con la Lega che punta ad espugnare la roccaforte rossa. E in questo cosa succederebbe, soprattutto nel Pd?

Zingaretti non si deve dimettere

Ha detto Veltroni: “Zingaretti non si deve dimettere, se il Pd perdesse in Toscana. Secondo me è un buon Segretario. Io mi dimisi da Segretario non per la Sardegna, ma perché il progetto di Pd che mi stava a cuore non era più realizzabile. L‘occasione persa che indebolisce il governo però è la mancata convergenza alle Regionali. Mi auguro poi che vincano i candidati di sinistra nelle Regioni e mi dispiace che in alcune regioni non ci siano candidati comuni della coalizione di governo”.

È il nodo che crea più perplessità nella base: cosa ci si sta a fare con i Cinque Stelle se ad ogni occasione si schierano contro?Mi auguro un accordo programmatico tra Pd e 5 Stelle e che si apra una discussione senza i toni dell’esasperazione della propria identità, che poi diventano un ostacolo. Stare insieme per paura non garantisce al Paese le riforme radicali di cui ha bisogno. Non penso che con questo Parlamento possano esserci alternative di governo a questo. Abbiamo cominciato con Lega-5 Stelle, ora ci sono PD-5 Stelle e finiamo con un altro governo con tutti dentro? Sarebbe un finale felliniano…”.

Il punto fondamentale è però la mancata alleanza tra Pd e Cinque Stelle. Nonostante gli appelli del premier Giuseppe Conte, nonostante i moniti di Nicola Zingaretti. Sarà impossibile sfuggire a questo tema politico. La domanda del Pd ai Cinque Stelle sarà obbligata: dove volete andare a parare?