Il rumore della storia nel limbo della politica

La nuova se del del Comune di Frosinone non è solo un fatto amministrativo. Ma ha anche un forte significato. Politico e simbolico. Il Green Pass: la Ciociaria ha detto si, senza se e senza ma. La grande ambiguità delle Province

Corrado Trento

Ciociaria Editoriale Oggi

Non è soltanto un fatto simbolico, organizzativo, funzionale e burocratico. La nuova sede del Comune di Frosinone a Palazzo Munari rappresenta un momento storico. Di memoria condivisa. Sono passati 78 anni da quando i bombardamenti devastarono il capoluogo, distruggendo anche il palazzo municipale.

Ha ragione Nicola Ottaviani quando sottolinea che si è sanata una ferita. Il sindaco sa perfettamente che questa è l’operazione più importante del suo doppio mandato. Non è soltanto per il pregio architettonico della sede. Il punto vero sta tutto nel “caveau delle origini”, uno spazio museale e culturale che raccoglie i documenti più antiche della città. Alcuni dei quali risalenti al 1620.

Le bandiere sul municipio di Frosinone

Una sede comunale sul modello di quelle dei Comuni della Toscana, dell’Umbria, delle Marche e dell’Emilia Romagna. Con una saldatura ideale tra storia, amministrazione e politica. Un patrimonio condiviso che Frosinone non ha mai avuto. Nicola Ottaviani ha firmato questa pagina. Consapevole di aver messo il sigillo su un’opera che adesso però è patrimonio di tutti.

Mancano otto mesi alle elezioni di Frosinone e già infuriano polemiche, strategie e colpi bassi. Sarà un appuntamento decisivo anche in chiave provinciale. Complicato immaginare in quanti rivoli si disperderanno centrodestra e centrosinistra. Al di là degli schieramenti ufficiali. Lo stiamo vedendo anche ad Alatri e Sora, dove oggi e domani si vota per il ballottaggio. Alla fine però a fare la differenza sarà comunque l’amministrazione del quotidiano.

Fare il sindaco è il sogno di ogni politico che si Candida alle comunali. Un ruolo complesso, difficile e di questi tempi logorante. Perché ci sono sempre meno risorse e sempre più problemi da risolvere. Ma momenti come l’inaugurazione di una nuova Casa comunale restano scolpiti. 

Il Green pass tra lavoro e voglia di libertà 

Foto: Alain Rolland / Imagoeconomica

Nessun problema particolare in Ciociaria con l’entrata in vigore del Green pass. In questi giorni la Asl ha raggiunto quota 82,9% di copertura vaccinale. I soggetti che si sono sottoposti a profilassi sono 387.965. Spicca il dato dei più piccoli, i ragazzi di età compresa tra i 12 ed i 15 anni: 96,5%. Ma pure quello della fascia tra i 16 e i 19 anni: 81,6%.

Sicuramente le percentuali sono state sospinte dalla necessità di frequentare la scuola, ma forse c’è anche di più. E cioè la voglia di libertà dei giovani, la necessità di riappropriarsi della vita quotidiana.

Per quanto riguarda il Green pass, neppure dalle nostre parti mancavano i timori di proteste o di flop clamorosi. Non è successo niente di questo, a dimostrazione che misure come la campagna vaccinale e il cosiddetto “passaporto verde” sono state largamente condivise dalla maggioranza dei cittadini. Misure necessarie anche in questo caso a riappropriarsi degli spazi di vita quotidiana. A cominciare dal lavoro.

Con una sottolineatura ulteriore: il Covid non è scomparso, come ha voluto spiegare Pierpaola D’Alessandro, direttore generale della Asl di Frosinone. La vaccinazione a tappeto ne ha ristretto gli spazi, così come la terza dose serve a proteggere le fasce più deboli e fragili della popolazione. I confini sono questi. Da sempre e in ogni settore della vita sociale esistono una maggioranza silenziosa e una minoranza rumorosa. Poi però arriva un momento in cui la democrazia presenta il conto. E democrazia vuol dire che le scelte della maggioranza delle persone hanno inevitabilmente un peso più incisivo.

La pandemia da Covid-19 ha messo in primo piano valori come la salute collettiva. Valori che non soltanto vanno rispettati, ma vanno fatti rispettare. In Ciociaria il Coronavirus ha infettato quasi 35.000 persone e provocato 670 decessi. Sono numeri che vanno presi sul serio e che meritano rispetto. Perciò le regole vanno osservate. Perciò non possono esserci spazi e tempi per i furbetti. Ci sono due modi per ottenere il Green pass: la vaccinazione o i tamponi sistematici. Su una materia come questa non potranno esserci deroghe. Ed è giusto che non ci siano. 

Quel distacco tra popolo sovrano e grandi elettori 

Foto: Andrea Panegrossi / Imagoeconomica

Quindici giorni fa affluenza in diminuzione ai seggi elettorali per le Comunali. Solitamente ai ballottaggi la percentuale si abbassa ulteriormente. Vedremo oggi e domani cosa succederà. Ma intanto è evidente che anche dalle nostre parti sono sempre di meno i cittadini che vanno a votare. Quelli che non si riconoscono quindi in nessuna delle diverse offerte politiche a disposizione.

Mentre il 18 dicembre saranno 1.207 gli amministratori locali (sindaci e consiglieri comunali) che andranno alle urne per indicare i 12 amministratori provinciali. Dopo la riforma Delrio, infatti, le Province sono enti di secondo livello per i quali votano gli addetti ai lavori. E le percentuali di affluenza sono bulgare di solito. Quello che francamente non si capisce è perché da sette anni le Province restano in un limbo assurdo sul piano della rappresentanza. Senza considerare che il referendum per l’ulteriore ridimensionamento fu bocciato.

Oggi questi enti hanno le stesse competenze di prima, ma con meno risorse a disposizione. Gli organici sono falcidiati. Alla fine se la cantano e se la suonano i diretti interessati. Amministratori che eleggono altri amministratori. Tanto vale ripristinare l’elezione diretta del presidente e dei consiglieri. Per essere più chiari: o si aveva il coraggio di abolirle (come è stato fatto per il taglio di 345 seggi parlamentari) oppure si trova la forza per mettere da parte una buona volta impostazioni di pura e sterile demagogia. Invece si è scelta la logica di mantenere questi enti (e gli elettori) “tra color che sono sospesi”. 

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