Il salto della quaglia di De Amicis: ed il dubbio dei voti

Da capogruppo Pd a candidato con il centrodestra: i suoi 1.033 voti seguiranno Enzo De Amicis? Ci sono alcuni precedenti che aiutano a fare un calcolo. Eccoli

Andrea Apruzzese

Inter sidera versor

Ora dunque è certificato. Dal livello più alto: le parole stesse della candidata sindaco di centrodestra, Matilde Celentano. Il dialogo con il capogruppo uscente Pd Enzo De Amicis andava avanti da giorni. Ergo, detto in parole povere, De Amicis stava già parlando con il centrodestra mentre attendeva che il Pd decidesse sulla sua candidatura.

O forse De Amicis aveva già capito che sarebbe stato escluso, in seguito allo scandalo dei messaggi whatsapp in favore del civico Damiano Coletta e non della candidata Dem ufficiale Daniela Fiore durante le primarie. (Leggi qui: Pd, esplode il caso Enzo De Amicis…”ha fatto votare Coletta”).

Così, oggi, quelle sue 1.033 preferenze che gli valsero il ruolo di consigliere comunale più eletto del Pd nel 2021, passeranno alla lista civica Matilde Celentano Sindaco. (Leggi qui: Top e Flop, i protagonisti di sabato 15 aprile 2023).

Voti al seguito o non?

Enzo De Amicis

Ma quanto vale, oggi, Enzo De Amicis: e quanti di quei voti sono suoi, o fanno riferimento alla formazione politica con cui si candida?

Dipende. È un tema antico quanto la politica stessa, comprendere quanto valga un candidato: capirlo è importante per se stessi, ma soprattutto per il Partito che sceglie di puntare su quella figura. In quanto i voti portati fanno aumentare il bottino ottenuto dalla lista nell’urna.

Nella storia italiana ci sono racconti elettorali di candidati deputati, sempre eletti, e in un caso come il più votato sempre. Il caso di Giulio Andreotti, dal 1946 al 1991 sempre eletto deputato: poi fu poi nominato senatore a vita da Francesco Cossiga che non lo fece per onorare la sua lunghissima carriera ma, con enorme perfidia politica, per smantellare il suo sistema di consenso che si basava tutto sulla raccolta dei voti. Infatti, una volta sollevato dalle competizioni elettorali iniziò il declino dell’area. Perché le preferenze di Andreotti erano legate alla sua figura più che al suo essere Dc.

Andreotti con Berlinguer

Giulio Andreotti (Foto: Alessandro Paris © Imagoeconomica)

All’epoca non si usava molto, ma se, per assurdo, Andreotti un giorno avesse lasciato la Dc per candidarsi nel Pci? Avrebbe mantenuto sempre i suoi voti? È follia il solo immaginarlo. Eppure una cosa simile sta per avvenire a Latina. Enzo De Amicis, ex capogruppo del Pd, è ora candidato con il centrodestra.

Storia spigolosa, il suo salto: il Pd gli rifiuta la candidatura alle primarie, sceglie un’altra candidata, lui ci rimane male, manda dei whatsapp per far votare un altro candidato, il Pd lo scopre e lo esclude dalla lista per le comunali. E lui sbatte la porta e se ne va dalla concorrenza. Questo lo danneggerà? O magari lo premierà?

Ogni candidato fa storia a sé, ovviamente. E anche ogni elezione fa storia a sé: quest’anno ci saranno solo 288 candidati consiglieri comunali. Pochi, rispetto a altre elezioni: nel 2021 furono 672, nel 2016 invece 960. E meno si è a spartire un bottino di voti, più alta è la quota personale. E De Amicis è un medico e i medici hanno sempre un grande seguito.

L’analisi del sangue al voto

Foto © Imagoeconomica

Ma è complesso valutare le sue preferenze. Nel 2011, praticamente un’era geologica fa, si era candidato con l’Italia dei Valori a supporto di Claudio Moscardelli candidato sindaco: ottenne 481 preferenze, il più votato della lista, ma primo dei non eletti. Entrerà in Consiglio due anni dopo, con le dimissioni di Moscardelli, eletto senatore nel 2013.

Si ricandida consigliere nel 2016, ottiene stavolta 565 voti, è sesto nella lista, ma è l’anno in cui Damiano Coletta e Lbc fanno l’en plein e lasciano briciole all’opposizione; del Pd entrano in aula solo in due, più il candidato sindaco non eletto.

Un esempio però lo si può forse fare. È quello di Massimiliano Carnevale. Nel 2016 era nel Pd. Si candida consigliere comunale nella lista Pd, che all’epoca candidava a sindaco Enrico Forte. Ottiene 865 voti, ed è il più votato della lista, davanti anche a Nicoletta Zuliani, che ne ottiene ben 729, in aumento dai 668 del 2011. Poi, Carnevale fa il salto e approda alla Lega. Anche per lui, una manovra che lo porta da una parte all’altra dell’arco costituzionale. Nel 2021 dunque si ricandida, nel Partito di Matteo Salvini. E aumenta le sue preferenze: arriva a 1.225, secondo dietro solo a Giovanna Miele con 1.393, che poi nel 2022 sarà eletta deputata.

Carnevale fece però il salto durante la consiliatura, in maniera molto graduale: uscita dal Pd, un periodo nel gruppo misto, infine l’approdo alla Lega. Quello di De Amicis è uno strappo, improvviso, con poco tempo a disposizione per spiegarlo al proprio elettorato. Se varrà il numero di preferenze, lo dirà l’elettorato il 14 e 15 maggio.

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