Senza ricevuta di Ritorno. La raccomandata del direttore su un fatto del giorno. Per quelli che pensano di avere fallito perché non hanno chiuso un cerchio
La vita è fatta di cerchi, più o meno grandi: tutti cercano di completare il giro e chiudersi, non tutti ci riescono. Amori spezzati, studi mai completati, traguardi mai tagliati.
Spesso nasce un senso di fallimento e di frustrazione: se lo avete provato, sappiate che state sbagliando.
Perché il destino non è che il cerchio si chiuda, ma provare a chiuderlo. Ci aiutano a capire le parole di un grandissimo presidente di calcio: Orfeo Pianelli. Ai calciatori del Torino che stavano per scendere in campo diceva “Per me, la partita potete pure perderla, a condizione che quando rientrate negli spogliatoi abbiate girato tutte le zolle del campo e scheggiato almeno due volte i pali e la traversa”.
Bisogna provarci: è quella la missione. Riuscirci poi dipende da tantissimi elementi, alcuni imponderabili: possiamo farci nulla se non almeno provarci fino alla fine.
I cerchi si chiudono da soli
Perché se è destino, i cerchi si chiudono da soli. Chiedetelo alla signora Meri di Vicenza. Ha 90 anni e quindi, nel 1945 ne aveva 13: la mamma le preparò una torta per festeggiare il compleanno che – ironia del destino – cadde nel giorno della Liberazione; la città fu invasa dai soldati americani, che rubarono la torta a quella bambina di 13 anni. E la mangiarono loro.
Oggi, dopo 77 anni, il Comando dell’Armata americana a Vicenza le ha fatto una sorpresa: ha voluto festeggiare il suo compleanno e regalarle una torta, restituendole, simbolicamente, quella che le era stata rubata nel 1945.
I cerchi si chiudono da soli, a noi spetta provarci. E resistere fino alla fine.