Il silenzio sulla bolletta del gas che raddoppia

La bolletta del gas raddoppia, le fabbriche non ce la fanno a sostenere i costi. Sulle Dolomiti si sono fatti un impianto bio. Mentre a sud di Roma il dibattito non decolla e resta arrancato su convinzioni degli Anni 70. I nuovi input sullo Sviluppo Sostenibile. Anche per la provincia di Frosinone.

La bolletta del gas raddoppia? E chissenefrega! Benvenuti in Val di Fiemme, un lenzuolo nella natura delle Dolomiti nel verde del Trentino. Lì le case si scaldano gratis, senza caldaia e senza caminetto. Lo fanno con le biomasse, gli scarti del bosco e delle industrie del legname: tecnicamente sono rifiuti. Ma i montanari sono gente concreta: badano alla sostanza delle cose più che ai nomi. E così i Comuni lungo il torrente Avisio sono impegnati in una corsa a sostituire i combustibili tradizionali con quelli ottenuti dalle rinnovabili. Risultato: emissioni di inquinamento ridotte in modo concreto. E gli aumenti del prezzo del gas gli fanno un baffo: se lo producono in casa.

La bolletta del gas raddoppia? E chissenefrega! Benvenuti a Brescia, patrimonio mondiale dell’Unesco, terra di motori e vigneti: celebre per la Mille Miglia ed il Franciacorta. Se il prezzo del metano schizza alle stelle, a loro interessa davvero poco. Sul loro territorio c’è una moderna centrale che viene alimentata con un combustibile ricavato dai rifiuti dopo che sono stati essiccati e compattati. Tutt’intorno alla centrale c’è un campo di lavanda dalla quale vengono ricavate essenze e profumi. Anche ai bresciani gli aumento del gas fanno un baffo: hanno acqua calda e riscaldamento gratis.

Il mondo che cambia

Francesco De Angelis

Che il mondo stia cambiando se n’è accorto anche uno dei grandi vecchi della politica locale: Francesco De Angelis è l’uomo che nel centrosinistra ha sempre avuto la vista più lunga. Non si è mai lanciato in battaglie sull’Ambiente e le nuove tecnologie, le ha sempre lasciate alla generazione dei suoi deflini ed al popolo di Greta. Questa volta ha rotto un silenzio storico: «Lo sviluppo non può prescindere dalla sostenibilità e dall’innovazione. Oggi, più che mai, c’è la necessità di coniugare le esigenze produttive a quelle dell’ambiente». Lo ha detto dopo avere partecipato alla tavola rotonda organizzata nell’ambito del Festival dello Sviluppo Sostenibile.

È il segnale che in provincia di Frosinone la situazione sta raggiungendo il punto critico. Nei mesi scorsi Stellantis ha detto con chiarezza che Cassino Plant così com’è strutturata non è conveniente a causa dei costi dell’energia. Lo stesso limite è stato sollevato dal management di AGC Automotive nell’esaminare i progetti di sviluppo per il Plant di Roccasecca.

Quello che la politica non ha ancora capito sono i tempi. È tardi. Dannatamente tardi. Se decidiamo di cambiare i termosifoni a casa, tra geometra, autorizzazioni, segnalazione al Comune, certificazione dell’Ufficio Energia alla provincia, idraulico e ditta, se ne passano almeno due mesi. Cambiare le decisioni di una multinazionale come Stellantis o AGC che hanno sotto di loro decine di aziende collegate, banche impegnate, Cda e revisori in tutto il mondo, richiede molto più tempo. E le decisioni su quali Plant puntare, i calcoli su dove l’energia costi meno, si fanno ora. (Leggi qui Ballano mentre la fiamma si spegne nei motori).

Perché sul gas siamo arretrati

Uno dei camion della flotta Lidl alimentato a bio metano

Il problema è di mentalità: con 8 miliardi di persone sulla Terra le risorse naturali non bastano più per tutti. Le generazioni dei giovanissimi lo hanno già capito: quelli che una volta si chiamavano teen ager oggi comprano dallo smartphone, bevono latte di soia perché produrre quello animale non è etico ed è poco green, indossano scarpe che hanno una componente di riciclo perché così evitiamo che i materiali finiscano sepolti in discarica. Il futuro è fatto di economia circolare e zero discariche: quello che fino a ieri veniva considerato rifiuto oggi è nuova materia prima. (Leggi qui L’energia troppo cara? Tutta colpa di Zingaretti).

Anche per il gas. Ci sono due progetti ben avviati sulla provincia di Frosinone. Uno a ridosso del capoluogo lo ha presentato la società Maestrale, l’altro è quello ipotizzato ad Anagni dal gruppo lombardo A2A (quello dell’impianto con i campi di lavanda attorno). L’arretratezza di questo territorio sta tutta nell’assenza di un dibattito serio su questi temi. Un dibattito che dica con chiarezza:

  • con cosa vogliamo alimentare le nostre fabbriche?
  • perché continuiamo a far pagare ai cittadini 160 euro per ogni tonnellata di rifiuti da cucina che dobbiamo smaltire mentre al nord ci fanno il gas?

È chiaro che si può dire No. Ma poi quando arriva il raddoppio della bolletta del gas, quando le fabbriche rischiano di fermarsi perché costa troppo far camminare gli impianti (come è già successo a Ferrara, leggi qui) dovrà essere chiaro che è stata una scelta nostra.

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