Il silenzioso calvario di dom Pietro Vittorelli

Senza ricevuta di ritorno. La raccomandata del direttore su un fatto del giorno. Dom Pietro Vittorelli non aveva rubato. Il che conferma una cosa

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

E adesso chi glielo dice. Chi glielo dice a tutti quelli che hanno preso la pietra da terra e gliel’hanno lanciata addosso gridandogli che era un ladro? Chi glielo dice a quelli che leggevano e ridacchiavano, deridendolo? A quelli che scuotevano la testa, giudicando? Chi glielo dice a tutti quelli che giuravano di averlo sempre capito, d’averlo sempre saputo ma di non poter parlare. A quelli che hanno bestemmiato. Quelli che hanno abbandonato dicendo che in quell’ambiente non ci si poteva stare.

Pietro Vittorelli

L’unico al quale interesserà poco o nulla è l’ex padre abate di Montecassino dom Pietro Vittorelli. Quello verso il quale erano rivolte pietre, insulti, giudizi, risate, bestemmie… A lui interesserà poco dell’assoluzione pronunciata questo pomeriggio dall’accusa di appropriazione indebita. Non approfittò né dei soldi della comunità monastica né di quelli della diocesi di Cassino della quale era vescovo. Lo ha stabilito il Tribunale di Roma assolvendo il 191/mo successore di San Benedetto da Norcia “perché il fatto non sussiste“. Con la stessa motivazione è stato assolto il fratello, brooker bancario accusato di riciclaggio.

Le indagini erano partite nel 2015 da un’informativa della Guardia di Finanza. Ipotizzava che dom Pietro Vittorelli si fosse appropriato di 588mila euro destinati invece dal fondo alimentato dall‘8 x mille alle opere caritatevoli della diocesi di Montecassino. I soldi – secondo l’accusa – sarebbero stati prelevati dai conti della diocesi e usati per viaggi all’estero, soggiorni in alberghi di lusso, cene in ristoranti.

Rimetti a noi i nostri debiti

Il tribunale ha accolto le ricostruzioni degli avvocati Sandro Salera, Mattia La Marra ed Antonio Bartolo secondo i quali le spese erano legittime in quanto il ‘viaggio all’estero’ e gli alberghi erano per la partecipazione alla Giornata Mondiale della Gioventù ed incontri legati all’attività di componente della Conferenza Episcopale Italiana. In udienza gli economi della diocesi e dell’abbazia hanno confermato di non avere rilevato ammanchi.

Sandro Salera

Invece l’accusa di riciclaggio era legata a circa centomila euro che l’abate aveva girato al fratello da un conto Ior: in udienza è stato spiegato che si trattava di un prestito personale fatto con soldi presi dal conto della comunità monastica (donazioni e rendite di natura privata sulle quali l’abate ha piena e totale disponibilità), non quello della diocesi sul quale viene accreditato l’8 per mille.

A seguito dello scandalo, dom Pietro Vittorelli si era dimesso ed aveva lasciato Montecassino, rimanendo nella vita monastica. A dom Pietro l’assoluzione di oggi interesserà però per un’altra ragione. Perché conferma che la croce si porta in silenzio. E che che questa storia è stata utile: per gli altri. Perché ancora una volta insegna che non si giudica. E non perché uno poi possa rivelarsi innocente. Ma perché i nostri debiti vengono rimessi come anche noi li rimettiamo agli altri. Colpevoli o innocenti che siano.

Il resto, sta nella coscienza di dom Pietro.

Senza Ricevuta di Ritorno

(Foto di copertina © DepositPhotos.com)