Il sindacato chiede “10mila cantieri per (ri)costruire il futuro del Lazio”

Foto © Livio Anticoli / Imagoeconomica

Gli asset di Cgil, Cisl e Uil Lazio per il dopo Covid. Ripartendo dal pubblico e non commettendo più l'errore di tagliare i fondi. Perché il futuro è da (Ri)costruire. Ora.

Mantenere i livelli dei posti di lavoro, garantire una Sanità reattiva come non mai, colpire gli evasori e scongiurare i licenziamenti. Gli step per affrontare seriamente il dopo Covid, secondo i sindacati sono riassunti tutti qui. Perché per Cgil – Cisl – Uil non può esserci ripresa economica se non si tutelano quei passaggi. Per questo chiedono di svilupparli all’ennesima potenza perché Covid ha aggravato quello che era già grave.

Si, ma esiste un piano preciso? Eccolo. Finanziamenti pubblici per aprire già dalle prossime settimane 10mila cantieri che possano dare lavoro a più persone possibile. E poi recuperare il ruolo di guida del Pubblico in settori chiave come Trasporti e Rifiuti con “aziende serie“. Puntare inoltre sulle filiere di eccellenza del territorio con investimenti strategici. Ancora, invertire le politiche economiche regionali passando da erogazioni “a pioggia” a finanziamenti mirati e strutturali.

I quattro asset per (Ri) costruire

I segretari generali di Cgil Roma e Lazio Michele Azzola, Cisl Lazio Enrico Coppotelli e Uil Lazio Alberto Civica

Sono i quattro asset del progetto lanciato oggi dai segretari generali di Cgil Roma e Lazio, Cisl Lazio e Uil Lazio: Michele Azzola, Enrico Coppotelli e Alberto Civica. Questo con l’obiettivo di (Ri)costruire il futuro’ di Roma e del Lazio. Esattamente così come da titolo della conferenza convocata stamattina nella sede capitolina della Cgil a via Buonarroti.

La chiave è il pubblico, ecologico e digitale. Sta qui il perno del ‘Piano Marshall’ dei sindacati per il dopo Covid. È composto da una serie di step organici ad un’idea di ripresa che invita il pubblico e riprendere il mano il proprio destino, collaborando con l’impresa ma senza caderne succube.

Con punti chiave netti e diretti. Fondi di garanzia a totale copertura dei prestiti personali. Rafforzamento della dotazione economica del Fondo di Garanzia della Regione Lazio attivo presso il MISE.

In tutto questo la Regione Lazio dovrà «ostacolare la delocalizzazione dell’intervento pubblico, facilitare la transizione ecologica e digitale».

Punto per punto dove e come agire

Per farlo la Pisana dovrà puntare su alcune soluzioni in particolare.

L’elenco proposto oggi dai sindacati è a largo spettro. Strutturare l’Agenzia Regionale Pubblica per il lavoro e lo Sviluppo Industriale e il Fondo Regionale di Politica Industriale. Attivare un Piano Straordinario per l’edilizia pubblica attraverso investimenti pubblici con fondi di Bilancio e FESR. Costituire una Multiutility Regionale dei Servizi Pubblici.

Questo con l’obiettivo di guidare la Transizione Ecologica e Digitale della Regione nei settori di rifiuti, mobilità, acqua ed energia. Sollecitare il governo per la banda larga. Puntare ad un trasporto pubblico integrato ed efficiente.

Ancora. Prevedere specifici interventi per la bonifica di aree particolarmente inquinate. Dare nuovo slancio delle infrastrutture logistiche e regolamentare meglio il traffico di merci. E ancora. Collaborare con MiSE, MUR e MIBACT. Questo dal momento che «il Lazio può investire su brevetti, tecnologie, innovazione della PA e dei Servizi Pubblici Locali».

L’elenco prosegue. Ridefinire il PSR per una maggiore diffusione dei prodotti locali all’interno della regione. Restituire un nuovo posizionamento competitivo dell’automotive per la creazione di un indotto interregionale (Lazio, Campania, Abruzzo). Far giocare al Lazio un ruolo chiave nella transizione verso un’economia circolare. Rilanciare il comparto audiovisivo, rilanciare la Pubblica amministrazione e creare una filiera della sanità virtuosa. Pianificare e rilanciare infine il turismo.

Azzola, non è che basta rialzare la serranda

Michele Azzola, segretario generale Cgil Lazio

Per il segretario Cgil Azzola è chiaro il range delle prossime settimane.

«Puntiamo ad aprire tavoli di confronto tematici con Regione Lazio e Comune di Roma. Puntiamo a farlo dopo che questa pandemia ha messo a nudo tutte le fragilità di questo sistema. Vogliamo evitare il rischio che si possa pensare che basti alzare la serranda per ritornare ai numeri di febbraio. Come se nulla fosse successo. Questo però è impossibile, perché è cambiato il comportamento del mondo sia nell’export che nel turismo. Basta fare un giro e vedere che tante attività commerciali a Roma non ritengono produttivo aprire».

Il segretario della Cgil è poi entrato nel merito. Spiegando che i tre sindacati hanno elaborato insieme questo documento «per realizzare un nuovo modello di sviluppo. Lo abbiamo fatto per un’economia che non lasci indietro le persone».

Non è stato un puro esercizio. Per Cgil – Cisl – Uil se l’economia non si rimetterà al passo aumenteranno in modo drammatico le disuguaglianze. Al punto da vedere «aumentare così tanto le tensioni sociali a settembre e ottobre da mettere a rischio la stessa tenuta democratica del Paese. Gli ammortizzatori sociali del Governo sono stati utili per tamponare l’emergenza, ma ora è il momento del rilancio» .

I percorsi

Tradurre in pratica questi propositi significa però soprattutto una cosa. «Rilanciare una sanità pubblica di qualità facendo tesoro di questa esperienza. Inoltre mettendo a punto una legge regionale sugli appalti che garantisca la continuità del tessuto economico, dei diritti e dei redditi dei lavoratori».

Su un aspetto in particolare viene posto l’accento. La «gente ha tirato la carretta in questo periodo di crisi e che non si può sempre usare come leva. Questa crisi è molto peggiore rispetto a quella del 2008 perché ha avuto ben due impatti immediati. Abbiamo chiuso tutte le attività in una notte. E poi bloccando le frontiere abbiamo perso l’intero comparto del Turismo».

Ripartire ma no ad impresa selvaggia

Quello che preoccupa di più però sono le ricette. Nel 2008 lo slogan era ‘Se l’impresa sta bene, il Paese sta bene’. Lo si fece togliendo regole e controlli. «E portando il sistema a una fragilità che poi si è vista nel crollo di questo febbraio. Stavolta non si ripartirà togliendo regole, diritti e trasparenza. Altrimenti torneremo come prima a crescere allo zero virgola senza un vero sviluppo».

Coppotelli: come nel dopoguerra

Enrico Coppotelli, segretario generale Cisl Lazio

Il concetto lo ha ribadito anche il segretario generale della Cisl del Lazio, Enrico Coppotelli. «Il titolo di questa conferenza è ‘Ricostruire il futuro’. Questo perché in Regione e nelle città vediamo una situazione postbellica. Il 95% delle imprese con meno di 5 dipendenti che hanno chiesto la cassintegrazione in deroga non sta riaprendo».

Per questo motivo Enrico Coppotelli ritiene che «saranno vitali i temi della formazione e della sicurezza, perché l’emergenza non è finita. Il Covid avanza giorno dopo giorno nonostante un rallentamento. Tuttavia ma non vorremmo che a settembre i luoghi di lavoro possano diventare moltiplicatori di contagi. Non ci saranno iniziative dei privati senza investimenti pubblici efficaci che perseguano i punti strategici di sviluppo».

Civica, il nostro contributo

Il Segretario Generale Uil del Lazio Alberto Civica

La chiosa di Civica prende il respiro ampio che rimanda agli step del governo.

«Questa conferenza stampa avviene durante gli Stati generali nazionali per dare un contributo a discussione. A breve poi la Regione dovrà cominciare la stesura del nuovo Piano operativo regionale per delineare i temi dello sviluppo. Negli ultimi anni sono stati dati milioni di euro alle imprese. Tuttavia poi, al momento della pandemia, si sono trovate in difficoltà. E’ evidente che si tratta di un meccanismo che non ha funzionato. In 20-25 anni c’e’ stata una riduzione del perimetro dell’intervento pubblico. Riduzione che ha portato, tra le altre cose, al precariato nella pubblica amministrazione, a un sistema dell’Inps che non regge l’urto. In più, a un sistema di diseguaglianze allucinante, come le cooperative in sanità».

«Noi abbiamo bisogno di un welfare universale, non sostitutivo. Abbiamo bisogno di investimenti in ricerca, sanità e istruzione che invece sono sempre stati colpiti da tagli lineari. Questi fondi vanno aumentati e devono essere indirizzati alla creazione di un nuovo sviluppo economico verso un modello ecosostenibile».

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