Il sindaco annuncia: «Nessun vertice fino a lunedì: voglio vedere se vi dimettete»

Il sindaco non intende convocare il tavolo del Centrodestra prima di lunedì. Vuole vedere se davvero in 13 andranno a sfiduciarlo. Se scavalla la data di lunedì, niente elezioni 'sprint' a maggio. Un vantaggio per Mario Abbruzzese.

Carlo Alberto Guderian

già corrispondente a Mosca e Berlino Est

Non ha nessuna intenzione di prendere un’aspirina in più. Né di farsi un aerosol più potente. Il sindaco di Cassino Carlo Maria D’Alessandro ha deciso di rimanere sul divano, con la coperta sulle ginocchia. E assistere a quello che sarà l’ultimo atto. O per la sua amministrazione. O per i dissidenti che da mesi lo tengono sotto scacco. «Io non convoco nessun vertice. Prima aspetto di vedere se i 13 Consiglieri andranno davvero a far cadere l’amministrazione». (leggi qui Salta l’incontro con il sindaco. «Noi andiamo a dimetterci»)

O va o affonda

Accetta la sfida. È il terzo tentativo di farlo cadere in due mesi. La prima volta era stata una mozione di sfiducia presentata dal Pd in aula: un buco nell’acqua per insufficienza di firme. La seconda volta era stata con il registro istituito dalla Lega: nulla da fare anche quella volta, nessuno dei dissidenti della maggioranza aveva voluto firmare, facendo mancare il voto necessario per affondare l’amministrazione.

Ora c’è il terzo assalto. L’appuntamento è per mezzogiorno di lunedì davanti al segretario generale del Comune.

Se il sindaco convocasse un nuovo tavolo del centrodestra e desse il via all’azzeramento ed al rimpasto, avrebbe i margini per ricomporre tutti i cocci. Non ha intenzione di farlo.

«Lascio ai Consiglieri la serenità per decidere: se a mezzogiorno andranno a firmare la sfiducia vorrà dire che prenderò le mie cose dalla stanza e dall’indomani andrò a lavorare a Frosinone. Se non andranno, sarà chiaro quali sono gli equilibri e le intenzioni: convocherò un nuovo vertice e ci confronteremo alla luce di questa ulteriore novità».

La variabile Lega

La posizione della Lega è di appoggio alle dimissioni in massa. Ne è convinto il coordinatore provinciale Carmelo Palombo, lo ha detto con chiarezza martedì al tavolo del centrodestra il capogruppo Robertino Marsella.

Ma il dirigente provinciale Lello Valente vuole aprire una riflessione. E per questo ha chiesto una riunione da tenere prima di domenica sera. Fatte salve tutte le critiche avanzate finora al modo di amministrare utilizzato da Carlo Maria D’Alessandro (leggi qui Nessuno si fida: venerdì o tutti in giunta o tutti a casa).

Ma Valente chiede «di ragionare con la testa e non con la pancia. Se il sindaco dovesse accettare la richiesta di un radicale cambio di metodo, lasciandoci la possibilità di governare senza interferenze? Noi abbiamo ricevuto un mandato dagli elettori e abbiamo il dovere di riflettere sul fatto che ci hanno votati per governare. Siamo usciti dalla maggioranza perché non ce lo lasciavano fare: ma se ora avessimo le garanzie di poter governare, cosa facciamo?».

Resistere fino a lunedì

In realtà si tratta di “resistere” per un’altro paio di giorni. L’orologio della crisi è tarato alle ore 14 di lunedì.

Come spiegato ieri, lunedì 18 febbraio è l’ultimo giorno per dimettersi ed essere sicuri di andare a votare a maggio, con la prossima tornata amministrativa che probabilmente si terrà il 26 maggio. Se si va oltre quella data la finestra successiva è tra un anno. 

In pratica: per votare a maggio 2019 occorre che almeno 90 giorni prima (entro il 24 febbraio) il Presidente della Repubblica sciolga l’amministrazione D’Alessandro. Il Decreto di scioglimento viene predisposto in 3 o 4 giorni e quindi entro il 20 febbraio le dimissioni debbono essere già arrivate al Quirinale. Ricapitolando: entro le ore 14 di lunedì 18 febbraio devono essere depositate al Comune di Cassino le dimissioni in massa. Vanno trasmesse alla Prefettura di Frosinone che martedì 19 febbraio può procedere ad inviarle al Ministero dell’Interno. Da qui il 20 febbraio vengono inviate al Quirinale. Che entro il 24 febbraio può procedere con lo scioglimento.

Tardare oltre lunedì 18 significherebbe dover mettere fretta al Capo dello Stato.

Il ruolo di Mario se si scavalla

Ma se dovesse saltare quella data, allora si andrebbe a votare con la tornata elettorale successiva: nel 2020. E fino ad allora la città verrebbe guidata da un commissario straordinario. E dodici mesi sono lunghissimi per tutti: non tanto per D’Alessandro (che, varcata quella soglia, non avrebbe più nulla da perdere), ma per i “dissidenti” di Rossella Chiusaroli, per la Lega di Carmelo Palombo, perfino per i Fratelli d’Italia.

Per non parlare del Pd, che a quel punto si troverebbe a dover gestire un anno politico senza neppure stare all’opposizione, cercando di governare la guerra interna per la candidatura. Perché l’ipotesi delle Primarie con cui selezionare il candidato può funzionare quando i tempi sono rapidi, come nel caso delle elezioni sprint a maggio. Ma se c’è davanti un anno, si rischia di assistere alla creazione di gruppi e fazioni interne, l’una contro l’altra armate.

Il che dividerebbe il centrosinistra. Manovra utilissima a Mario Abbruzzese, vice responsabile nazionale Enti Locali di Forza Italia. Lo “scavallamento” di un anno gli darebbe respiro politico: Abbruzzese avrebbe il tempo e il modo di riorganizzare le truppe e di ricalibrare perfino le alleanze sul territorio.

Perché nel frattempo ci sarà l’uscita di Nicola Ottaviani da Forza Italia ed il suo passaggio alla Lega. Seguito con ogni probabilità da Adriano Piacentini e da tutto il suo gruppo. Se anche Claudio Fazzone si accasasse all’esterno dell’attuale Partito, Mario Abbruzzese avrebbe la via spianata per prendere il controllo di Forza Italia in Ciociaria e nel Lazio. Dettando le regole dal tavolo delle trattative.

Mentre il Carroccio e Fratelli d’Italia resterebbero in una lunga situazione di bagnomaria. Perciò le prossime ore saranno decisive e per nulla semplici.

Ecco perché Carlo aspetta

Sia le opposizioni che i ribelli del centrodestra si trovano ad un bivio. Perché prendere l’iniziativa per cercare di sfiduciare subito  D’Alessandro potrebbe avere un effetto boomerang con la prospettiva di elezioni ravvicinate, mentre con tempi lunghi il rischio è quello dell’annacquamento delle posizioni politiche.

Carlo Maria D’Alessandro a questo punto può permettersi di… fregarsene. Ed è quello che sta apparentemente facendo dal suo divano.

Ma se “resiste” un’altra settimana mette tutti in fuorigioco. Alleati e avversari.