Il tabù delle primarie per il Partito Democratico a Frosinone

Ancora una volta tornano in dubbio. Magari nel 2012 avrebbero evitato la frattura tra Domenico Marzi e Michele Marini, mentre nel 2017 avrebbero impedito l’isolamento di Fabrizio Cristofari. Ora, dopo la rinuncia di Marzi, occorre un candidato forte e unitario: al punto da superare 'per acclamazione' le Primarie.

Ancora una volta il Partito Democratico e il centrosinistra vedono in discussione le primarie a Frosinone: a meno di colpi di scena, la rinuncia annunciata questa mattina dall’ex sindaco Domenico Marzi rischia di renderle inutili. Perché ora diventa necessario per il centrosinistra un nome dallo spesso tale che renda le primarie quasi inutili ‘per acclamazione‘.

Le Primarie del Passato

Michele Marini e Domenico Marzi (Foto: Giornalisti Indipendenti / Ciociaria Oggi)

Nel 2012 fu la frattura tra Domenico Marzi e Michele Marini a impedire sul nascere questa possibilità. Ma chissà, se si fossero sfidati alle primarie, poi sarebbe stata un’altra la storia da raccontare.

Nel 2017 si era a lungo parlato di Primarie. Con tanti nomi possibili: Fabrizio Cristofari, Michele Marini, Angelo Pizzutelli, Norberto Venturi. Poi successe che Francesco De Angelis decise che non era il caso di proseguire in questo modo. Fu scelto Cristofari e basta. Con il senno di poi le Primarie potevano essere utili.

Stavolta per mesi nel Pd si è lavorato ad uno scenario che però non era stato concordato. Si è pensato a primarie con Mauro Vicano, Michele Marini, Stefano Pizzutelli, Christian Bellincampi e altri. Si trattava di ipotesi, tutte naufragate all’impatto con la realtà. La presenza di un candidato come Mauro Vicano ha disintegrato il tavolo: ha fatto perdere l’interesse per la competizione agli altri potenziali concorrenti. Che non hanno voluto condividere con lui il percorso amministrativo: Vicano viene considerato troppo pragmatico, collegiale quanto l’attuale sindaco Ottaviani che al massimo può condividere un saluto ma mai una decisione per la città se è convinto che sia quella giusta.

Dopo il No di Marzi

Foto: Luigi Mistrulli © Imagoeconomica

Adesso che l’ex sindaco Memmo Marzi ha rinunciato alla candidatura si apre uno scenario diverso. Nel quale le Primarie possono essere un passaggio non necessario. (Leggi qui Il No di Marzi che manda nel caos il Pd).

Se fosse stato Marzi il candidato, uno che ha indossato la fascia tricolore per due mandati, non si sarebbe potuta neppure prendere in considerazione l’ipotesi di sottoporlo alle Primarie.

La sua rinuncia riporta l’attenzione al motivo per cui gli è stato chiesto di tornare in campo: il Partito Democratico ha ritenuto che la candidatura dell’ex manager Asl Mauro Vicano fosse divisiva. Vicano ed il Pd, insieme avevano convenuto che Marzi fosse allora la scelta di convergenza. Con la sua rinuncia occorre mettere allora in campo un nome che sia condiviso e trasversale al di là di ogni ragionevole discussione. (Leggi qui Vicano pensa al ritiro e propone Marzi).

Prima la coalizione

Domenico Marzi

Ora l’obiettivo prioritario è quello di tenere unita l’intera coalizione di centrosinistra. Se il nome che prenderà il posto di Domenico Marzi nello scenario ci riuscirà, allora il problema delle Primarie non verrà più posto nemmeno dal punto di vista accademico.

Le primarie sono uno strumento che il Pd ha sempre utilizzato ad ogni latitudine. Però adesso la cosa più importante sul piano politico è un’altra: il Campo largo di Nicola Zingaretti, Bruno Astorre, Francesco De Angelis. Se ci sarà una coalizione che parta da Italia Viva e arriva al Movimento Cinque Stelle, coinvolgendo anche il Polo Civico, nessun problema. Toccherà poi al candidato tenerla in piedi. Con o senza Primarie.

error: Attenzione: Contenuto protetto da copyright