Il Tar: Niente commissariario della Regione per i rifiuti

Il Tar dà ragione a Roma Capitale: la Regione non può commissariarla per imporle di individuare una discarica e dove fare gli impianti di trattamento dei rifiuti. O almeno, non con lo strmento che è stato utilizzato. Effetto domino su Frosinone e le altre province

La sentenza riguarda Roma, il principio giuridico ora potrebbe coinvolgere anche Frosinone e Latina. A pronunciare quella sentenza è stato il Tribunale Amministrativo regionale del Lazio: ha stabilito che Roma Capitale non potrà essere commissariata dalla Regione per affrontare l’emergenza rifiuti. Niente commissariamento perché l’ordinanza dello scorso 1 aprile del presidente Nicola Zingaretti non poteva imporre al Campidoglio di individuare gli impianti mancanti per raggiungere l’autosufficienza nella gestione dei suoi rifiuti.

La sentenza

La sezione I quater del Tar Lazio ha accolto il ricorso di Roma Capitale. Ha annullato in parte l’ordinanza del governatore. “L’ordinanza contingibile e urgente ex art. 191 citato ha un contenuto normativamente prestabilito, potendo solamente ‘consentire il ricorso temporaneo a speciali forme di gestione dei rifiuti’ e non potendo, invece, essere impiegata per altre finalità”.

Il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio Foto: Paris / Imagoeconomica

Traducendo dal linguaggio giuridico: lo strumento utilizzato dalla Regione (l’Ordinanza per ragioni contingibili ed urgenti) si può usare solo per attivare forme speciali di gestione dei rifiuti che siano anche limitate nel tempo. Non si può usare per imporre il rispetto del piano dei Rifiuti.

Prosegue il provvedimento. “Di conseguenza il potere extra ordine in esame non può essere utilizzato per disporre un’attività di tipo pianificatorio, consistente nella redazione – pur doverosa e allo stato mancante, anche alla luce del Piano di Gestione dei Rifiuti della Regione Lazio approvato il 5.8.2020 – di un piano impiantistico volto a garantire l’autosufficienza del trattamento, trasferenza e smaltimento del rifiuti del sub-Ato di Roma Capitale, come accaduto nel caso di specie“.

Più chiaro di così si muore. Roma è in difetto, la Regione ha il dovere di intervenire. Ma non con lo strumento che ha utilizzato.

Il potere sostitutivo

Allora la Regione perché si è mossa? Perché la norma prevede un suo potere sostitutivo nel caso in cui il Comune di Roma o le province. E allora cosa non va?

L’ordinanza contingibile e urgente è utilizzabile, inoltre, soltanto in via provvisoria, sussidiaria e straordinaria, quando la norma non preveda un atto amministrativo tipico e una specifica competenza ad adottarlo“, scrive ancora il Tar.

In questo caso per i giudici amministrativi, l’articolo 13 della legge regionale vigente sui rifiuti (risalente al 1998) “attribuisce alla Regione un potere sostitutivo in caso di omessa adozione, da parte delle Province e dei Comuni“. Ma “la complessa attività di gestione del corretto ciclo dei rifiuti richiede un’attività sinergica. Deve essere ad opera di tutti gli enti preposti alla cura degli interessi del settore“. Pertanto secondo il Tar il ricorso di Roma Capitale “va a volto e l’atto gravato annullato” conclude la sentenza breve. Va fatto “nei limiti di interesse, per violazione dell’art. 191 del dlgs n.152 del 2006, salvi gli ulteriori provvedimenti che la Regione vorrà adottare“. 

Il principio giuridico vale anche per le province di Frosinone e Latina. Ad entrambe la Regione Lazio aveva imposto il rispetto dei tempi nei quali individuare dove mettere le loro discariche e dove fare gli impianti di lavorazione dei rifiuti

Il significato politico

Sotto il profilo politico è un ulteriore punto importante nel pallottoliere di Virginia Raggi, lanciata nella campagna elettorale per restare sindaco di Roma. Dimostra così di avere in pugno la situazione amministrativa, governando con competenza ed in punta di diritto. È vero che il Tar le ha detto che è inadempiente ma le ha anche detto che la procedura corretta non è – almeno in questo caso – quella dettata dalla Regione.

Virginia Raggi (Foto: leonrado Puccini / Imagoeconomica)

Per Nicola Zingaretti è una battuta d’arresto. Che Virginia Raggi sottolinea: «I giudici hanno sgomberato il campo da ogni alibi. Non si può fare politica su un tema così delicato, sulle spalle dei cittadini. È arrivato il momento che la Regione collabori per cercare soluzioni fattibili e concrete».

La sindaca lo ha scritto su Facebook. Evidenziando che il ricorso di Roma capitale ha annullato l’ordinanza con cui le si imponeva di indicare una discarica dentro la città. «Si tratta di una vittoria per tutti i cittadini e tutti i territori che, da troppi anni, pagano scelte scellerate calate dall’alto. Ora la Regione Lazio non ha più alibi».

Virginia Raggi ha ricordato che “dopo la chiusura della discarica di Malagrotta nel 2013 non sono mai state costruite valide alternative, neppure nell’ultimo, insufficiente, piano rifiuti regionale. A questo si aggiunge le chiusura di diverse discariche e impianti del Lazio, uno dei quali al centro dell’indagine che ha portato agli arresti della responsabile della direzione Rifiuti della Regione Lazio, per ipotesi di corruzione. Questi sono i fatti“.

Per la sindaca “le soluzioni esistono. Alcune di esse sono state individuate nel nuovo piano industriale di Ama, che prevede anche la realizzazione di nuovi centri di trattamento meccanico-biologico: impianti che non sono stati realizzati prima anche per i pesanti ritardi nell’approvazione del Piano Rifiuti della Regione Lazio“.

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