Il “tesoro” dimenticato

PIERFEDERICO PERNARELLA per CIOCIARIA EDITORIALE OGGI

Mentre in provincia di Frosinone si combatte per salvare ospedali e reparti, un’altra guerra è stata persa da un pezzo. Quella degli ex ospedali, un patrimonio immobiliare che, tra rendite catastali e valori immobiliari di mercato indicati dalla stessa Asl ciociara, vale almeno 30 milioni di euro. Un bel tesoretto, considerando soltanto le strutture del tutto o quasi abbandonate, che potrebbe aiutare a far rifiatare i conti, sempre in affanno, della sanità laziale. Questione complessa che ha radici antiche e composta soprattutto da situazioni diverse tra loro.

Il caso Ceccano

Tra i casi più emblematici c’è senz’altro quello di Ceccano dove c’è un ex ospedale completamente abbandonato, quello di via Roma; un altro mai completato, lo scheletro sulla Morolense; infine il presidio sanitario di Borgo Santa Lucia, utilizzato soltanto in parte. Non contenta di questo caos, la RegioneLazio pare che voglia continuare a complicarsi la vita. All’ex “Santa Maria della Pietà” sono in corso i lavori di adeguamento per ospitare la “Rems”, le strutture che hanno sostituito i manicomi criminali. Una sistemazione provvisoria dal momento che le residenze sanitarie per malati psichici sottoposti a misure di sicurezza, stando a quando annunciato dalla Regione, dovrebbero finire in via definitiva nell’ospedale fantasma (oggi valutato un milione e mezzo di euro), che dovrà essere demolito e ricostruito di nuovo. In attesa che la Regione stupisca con effetti speciali, l’antico ospedale di via Roma,che ha un valore immobiliare di 420.000 euro, giace indisturbato e dimenticato nel più assoluto abbandono. Purtroppo, in provincia di Frosinone, non è un caso isolato.

Fantasmi in corsia

Sono almeno altre quattro le strutture completamente abbandonate. C’è l’ex dispensario di Frosinone, in viale Napoli, dal valore immobiliare di circa 500.000 euro. Ha funzionato fino agli anni Ottanta. Così pure l’ex palazzina dell’Inam che per un periodo ha ospitato il consultorio. Dopodiché l’oblio. Stessa sorte è toccata all’ex ospedale di piazza Regina Margherita ad Alatri. Anche questo chiuso a metà anni Ottanta ed oggi un “fantasma”dal valore pari a circa un milione e mezzo di euro. E c’è poi l’ospedale vecchio di Veroli, chiuso nel 1983 dopo i lavori di ristrutturazione costati 6 miliardi delle vecchie lire, ed oggi in balia di degrado e vandali. Eppure, quello di Veroli, tra gli ex ospedali abbandonati, è tra gli immobili di maggior pregio: il suo valore è stato stimato in oltre 3 milioni di euro per una estensione di circa 600 metri quadrati. Per trovare un altro ex ospedale “fantasma”tocca andare nella Valcomino, ad Atina, in via Vittorio Emanuele dove si trova un immobile 1200 metri quadrati dal valore di circa 340.000 euro. A chiudere la lista delle strutture dismesse l’ex clinica “Madonna delle Grazie” di Anagni ricovero per tossici e presunti satanisti che avrebbe un valore di mercato pari a circa 1.700.000 euro.

Qui Cassino

Nella lista degli ospedali “fantasma” dovrebbe essere inserito anche il “Gemma de Posis”di Cassino, completamente dismesso se non fosse per una piccola porzione in cui trova ospitalità la Caritas. Nulla, davvero nulla, per un immobile di circa 50.000 metri cubi, dal valore immobiliare di oltre 15 milioni di euro. L’ex ospedale di Cassino è rientrato nel pacchetto degli immobili ceduti alla Sanim, la società costituita dalla Regione Lazio agli inizi degli anni Duemila durante la giunta Storace. Una complessa operazione finanziaria che avrebbe consentito, mediante i cosiddetti derivati, di incassare liquidità e mantenere l’uso degli immobili. Restano, però, i dubbi sull’efficacia dell’operazione. Nel frattempo è proprio nel Comune di Cassino che la Asl spende la somma più elevata (circa 100 mila euro all’anno) per gli affitti da privati per uffici e ambulatori.

Ospedali a mezzo servizio

In media la Asl spende circa 200.000 mila euro all’anno di affitti, spesa che di recente è stata ridotta. Anche se, con il taglio di reparti e servizi, si fa sempre più serio il problema degli ospedali utilizzati soltanto in parte, spesso davvero minima. È il caso dell’ex ospedale “Umberto I” di Frosinone: circa 32.000 metri quadrati, stimati in circa 44 milioni di euro, in cui ad oggi si trovano uffici, qualche ambulatorio, le aule del corso di scienze infermieristiche e la mensa diocesana. Nell’elenco degli ospedali non pienamente utilizzati va menzionato anche quello di Ceprano.

Le riconversioni

Per altri casi, come quelli di Isola del Liri e Pontecorvo, le strutture sanitarie hanno trovato nuova vita con gli hospice. Ad Atina, invece, la Asl nei mesi scorsi, nell’ex ospedale di via Ponte Melfa ha aperto un centro Alzheimer. Ad Arpino, invece, nell’ex nosocomio di via Vittoria Colonna (valore di mercato 1.700.000 euro), c’è il liceo “Tulliano”. Casi virtuosi che mostrano come una riconversione dell’ex strutture ospedaliere, in chiave sanitaria o comunque di utilità sociale, è possibile.

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