Il tressette a perdere della politica ciociara (di C. Trento)

Il gioco a perdere della politica ciociara. Nel quale non ci si rende conto che un mondo è tramontato. Le strategie per arrivare alle prossime elezioni Provinciali ne sono la dimostrazione più evidente.

Corrado Trento

Ciociaria Editoriale Oggi

Il Traversone è un gioco di carte conosciuto anche come “Tressette a perdere”. Proprio perché non si deve vincere, ma perdere. Vale a dire che la squadra che per prima raggiunge il risultato fissato (11, 21 o 31 punti) non si aggiudica la partita. Viene sconfitta invece. E questo comporta che non bisogna prendere le carte che contano di più: al contrario, è urgente liberarsene. Vi ricorda qualcosa?

Nella politica ciociara non avviene questo da tempo immemorabile e si continua come se nel frattempo non fosse cambiato il mondo?

Prendiamo la vicenda della candidatura del centrodestra alla presidenza della Provincia. La prima mossa tocca a Forza Italia e tutti guardano al sindaco di Frosinone Nicola Ottaviani. Il quale però fa capire di non essere disponibile. E perché? Perché teme di essere “impallinato” nella giostra infernale del voto ponderato espresso dagli addetti ai lavori (primi cittadini e consiglieri), quelli che meglio di tutti conoscono le arti e i trucchi dei “franchi tiratori”.

Ottaviani non si fida anche perché, se accettasse la sfida, poi sarebbe quasi impossibile lottare per una candidatura alla Camera o al Senato. E quindi, a sua volta, vuole passare il cerino acceso in mani… alleate.

Osservando la vicenda da un altro punto di vista, Ottaviani potrebbe decidere di scendere nella mischia senza fare troppi calcoli. In una sorta di lascia o raddoppia. Ma non succederà e allora gli azzurri dovranno indicare un altro nome. Mario Abbruzzese, infatti, ha già trovato la “clausola” giusta per il… prescelto: le firme di tutti gli altri sindaci esclusi. Come se bastasse questo per mettere al riparo il candidato dal “fuoco amico” e dal voto trasversale.

Non è finita, dal momento che il passaggio successivo sarà quello del via libera anche dagli alleati: Lega e Fratelli d’Italia in testa. Per nulla scontato considerando le spaccature che di certo non possono essere ricomposte con un pranzo.

Ecco che allora il tema della candidatura alla presidenza della Provincia si trasforma in un percorso a ostacoli. Ma il centrodestra vuole provare a vincere o giocare a Traversone? Appunto.

 

Se Sparta piange Atene non ride Semmai singhiozza

Naturalmente questo modo di fare non riguarda soltanto il centrodestra.

Il Partito Democratico negli ultimi anni ha accumulato un vantaggio alla Fausto Coppi: basta ricordare le doppie candidature alle comunali di Cassino e di Frosinone (2012) e, ancora nel capoluogo, l’odissea per arrivare alla candidatura di un anno fa. Con Fabrizio Cristofari lasciato senza truppe né copertura sulla linea del fuoco.

Però la letteratura politica ciociara è ricca e trasversale: c’erano gli anni nei quali toccava ai sindaci del centrodestra finire sepolti sotto le dimissioni di massa (Paolo Fanelli a Frosinone). Poi il centrosinistra ha recuperato alla grande, l’ultimo caso è quello di Fausto Bassetta ad Anagni.

Mentre qualcuno continua a meravigliarsi del perché la classe dirigente di questo territorio non “pesa”.

 

L’illusione di poter frenare la “crescita”

Rispetto al passato anche recente, però, qualcosa è cambiato.

I tempi di Mao Tse Tung («Senza il partito non siamo nulla, con il partito siamo tutto, tutto, tutto») sono finiti. E il 4 marzo scorso anche in Ciociaria il voto ha spazzato via un’intera classe dirigente.

Il Pd si presentava con tre parlamentari uscenti: Francesco Scalia, Maria Spilabotte e Nazzareno Pilozzi.

Solo la Spilabotte è stata candidata in questo territorio. E in campo c’era anche Francesco De Angelis, autentico mostro sacro del Partito. In terza posizione nel proporzionale però. Quindi non eleggibile.

Infatti nessuno ha staccato il biglietto per Montecitorio e Palazzo Madama.

Forza Italia schierava Mario Abbruzzese, il leader più rappresentativo. Ha perso nel collegio maggioritario del suo territorio, sconfitto da Ilaria Fontana (Cinque Stelle). Ora sicuramente il vento gialloverde ha spirato fortissimo, ma il valore aggiunto delle candidature territoriali non c’è stato.

Magari non c’è stato anche perché in questi anni ci si è preoccupati di non far crescere troppo il compagno di partito o l’alleato. In questo modo si è finito con il dividere piuttosto che con l’aggregare.

Contemporaneamente è emersa una nuova classe politica, pentastellata e leghista. Ma anche di Fratelli d’Italia, con Massimo Ruspandini, che è uno che il territorio lo conosce benissimo e che non ha avuto mai paura di essere in minoranza.

La cosa assurda è che da parte della vecchia politica c’è quasi un rifiuto a prendere atto che è cambiato tutto. E si va avanti imperterriti con la logica che “vince chi perde” e che è importante lasciare il cerino acceso nelle mani dell’alleato.

 

Dalla scuola ai rifiuti: sempre col fiatone

Nel frattempo soliti copioni.

Il bilancio della Saf è stato approvato all’ultimo istante utile, al termine di mesi di scontri e di ritardi. Senza pensare che tra i rischi c’erano la messa in liquidazione della società e quindi un’emergenza rifiuti che questo territorio non ha mai conosciuto grazie soprattutto al fatto che la Società Ambiente Frosinone fa parte di un meccanismo virtuoso riguardo al ciclo di smaltimento dell’immondizia.

Tra poche settimane inizierà il nuovo anno scolastico. Servono lavori di manutenzione, ordinaria e straordinaria, negli edifici. A Frosinone il vicesindaco Fabio Tagliaferri ha dovuto alzare la voce e comunque gli interventi che ha richiesto non sono ancora stati ultimati.

Perché ridursi sempre all’ultimo istante utile?

Non ci sono risorse sufficienti per tutto? Un motivo in più per fare della programmazione oculata. Ci sono settori, come i servizi sociali e la scuola, che non solo non possono subire ulteriori tagli, ma nemmeno possono attendere.

 

Un’ultima cosa: la levata di scudi sull’ipotesi di un’alleanza tra Pd e Forza Italia anche alle provinciali è sembrata la solita “excusatio non petita, accusatio manifesta”. Traduzione letterale: “scusa non richiesta, accusa manifesta”.

In realtà i contatti tra alcuni esponenti di Forza Italia e Pd ci sono eccome. Semmai l’errore è stato quello di averlo detto esplicitamente.

 

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