Il triangolo della nostra polvere

Polvere e alito: sembra quasi la ricerca psicologica di questi anni su chi siamo e dove andiamo. Ma c'è qualcosa di molto più antico e profondo

Pietro Alviti

Insegnante e Giornalista

Il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente. (Gn 2,7)

Polvere e alito, una combinazione formidabile e ricca di grande sapienza. E’ come se l’autore del capitolo 2 del libro di Genesi anticipasse gran parte della ricerca psicologica dei nostri anni.

Siamo un impasto. Nel nostro essere convivono pulsioni differenti, la polvere del suolo di cui siamo formati spesso riemerge. E altrettanto spesso rischiamo di essere proprio come la polvere: inutili, fastidiosi e, soprattutto, destinati alla morte

È soltanto quell’alito, quel soffio che ci riempie, a darci l’umanità, come diceva la cultura tradizionale. Sottintendendo la possibilità per ciascuno di noi di comportarci in maniera degna dell’essere uomini e così sottrarci al destino di morte.

Il triangolo con la polvere

La Creazione di Adamo – Michelangelo Buonarroti – Cappella Sistina

L’insegnamento sapienziale di quel versetto è spesso vituperato e non apprezzato per il suo significato vero. Ci dice che tra Dio e l’uomo c’è una sorta di triangolo ai cui vertici ci sono la polvere del suolo, l’uomo e Dio.

Sul lato che congiunge l’uomo a Dio corre il soffio: se in quel triangolo si cancella uno dei vertici, quello di Dio, (cioè se cancelliamo Dio dalla nostra vita…),  l’uomo non è altro che polvere del suolo, sostanza fastidiosa ed inutile.

Una tale riflessione dovrebbe, però, confortarci: quando sbagliamo è perché rimaniamo vittime del miserevole impasto di cui siamo fatti. Perché non riusciamo a controllarlo o perché vogliamo esserne dominati. Abbindolati da chi ci dice che il soffio divino è soltanto un inganno deplorevole che ci allontana dalla verità, una specie di illusione.

Così possono diventare più potenti dell’alito divino la polvere del suolo di cui siamo fatti, i condizionamenti che derivano dal nostro DNA, dalla cultura, dall’educazione, dalla famiglia in cui siamo cresciuti, i discorsi degli amici, le sfide sfrontate ed inconsulte. Possono diventare più potenti dell’alito divino che pur ci anima. E spingerci sempre più in basso nella scala della dignità umana.

Non siamo condannati dalla polvere

Foto: Agenzia Jet’s, Cdp: Garage 61

È purtroppo, quello che vediamo ogni giorno, con uomini e donne che non esitano a sfruttare, imbrogliare, sviare, recare violenza. Financo uccidere anche a sangue freddo. Per non parlare della follia della guerra che entra nelle nostre case se pur con le sole immagini della televisione.

Siamo perciò condannati dalla polvere di cui siamo fatti? No. Abbiamo l’alito divino che ci è stato dato.

Nell’ebraico della Bibbia l’alito è il soffio dello spirito divino che innerva tutti noi. Dobbiamo soltanto scegliere se consentire al soffio di Dio di indicarci la strada da percorrere. O se invece rimanere vittime dei nostri limiti e delle nostre esitazioni. È una scelta da fare ma che è alla portata di tutti, nella consapevolezza che la misericordia di Dio terrà conto di tutta la polvere del suolo di cui siamo impastati. Che tante volte ci impedisce di essere quelli che saremmo potuti essere, ma da cui possiamo, pian piano, liberarci.

(Leggi qui tutte le meditazioni di Pietro Alviti). 

(Foto di copertina © DepositPhotos.com)