Il Viaggio

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Mise la busta piena di banconote sul bancone ricavato nel retrobottega. L’uomo dall’altra parte la coprì con una mano e la fece scivolare in un cassetto. Lo squadrò per qualche secondo e poi con lo sguardo gli indicò la stanza alle sue spalle.

Entrarono. C’era un lettino da ambulatorio e accanto, vicino ad una cassettiera piena di siringhe e guanti, troneggiava un macchinario pieno di fili e led. L’uomo dietro al bancone domandò «Dove vuole andare?».

«Voglio fare un viaggio nella mente di una donna. Sono stato con lei per una vita».
L’uomo del macchinario iniziò a sistemare i contatti sul corpo del cliente, a regolare i pulsanti. Gli occhi si chiusero e fu come scivolare in un sogno. Il viaggio fu come stare su un treno accelerato che ripercorre la vita di un altro attraversando, senza fermarsi, decine di stazioni: una per ogni evento importante di quella persona. E ad ogni tappa era possibile percepirne le emozioni che all’epoca lei provò.

Vide tante cose che di lei già conosceva. Ma le vide in modo diverso: la gioia della bambina con le trecce bionde mentre gioca a nascondino al primo anno di scuola, l’imbarazzo del seno che comincia a crescere, il fastidio per gli sguardi degli uomini, le farfalle nello stomaco… Il treno correva sempre più veloce, le emozioni erano frecce verso la sua anima: scoprì com’era normale svegliarsi arrabbiata con il mondo senza motivo, la voglia irrefrenabile di Nutella, l’improvviso impulso di cambiare tutto in modo radicale, fosse il taglio dei capelli o gettare via le cose dagli armadi.

Poi, le stazioni finali, quelle più recenti: conobbe la delusione di chi viene preferita ad una partita di calcetto con gli amici, l’insicurezza di chi non riceve un complimento appena rincasata dal parrucchiere, la rassegnazione di fronte a mille piccoli gesti non apprezzati, la sensazione di sconfitta e di resa, le lacrime mute, la rabbia di chi arriva su una vetta ma l’ha scalata da sola.

Le ultime tre fermate: un uomo che non è lui, la voglia di sentirsi importante, suscitare ancora attenzione, provocare desiderio, un bacio tra le lenzuola…
Il treno si fermò. Il cliente si svegliò. «Ha scoperto quello che voleva?» domandò l’uomo del macchinario. «Si, ho scoperto che ho perso il treno della vita».
©Alessioporcu 2015