Il voto impossibile di papà al tempo degli indifferenti

In pochi anni la politica si è trasformata. Prima i Partiti erano chiese, nella quali si aveva fede e per gli ideali si era disposti ad immolarsi. Oggi...

Lidano Grassucci

Direttore Responsabile di Fatto a Latina

Mio padre andava al seggio di buona ora. Non un dubbio … Cercava il primo simbolo in alto: c’era la falce, il martello e la stella. Faceva sopra una croce ma laterale, sia mai si confondeva per un segno dei “forchettoni“, i democristiani.

Si era trasferito poco tempo prima da Sezze a Latina: da un posto dove la falce vinceva ad uno dove vincevano i sacristi. Doveva essere il primo a votare, per non rischiare di perdere il voto, fosse solo uno, il suo.

Su di me non ci contava, io votavo socialista che tutte quelle sue certezze erano miei dubbi. E gli altri Partiti? Boh, contorno. E i candidati? Gente che era della tua parte senza dubbio alcuno, rossi che se scoppiava la rivoluzione domani eccoci pronti.

Foto: Vincenzo Livieri / Imagoeconomica

Ora? Ma che Partiti ci sono, chi si candida, che fa nella vita? Si vota come Mariotto sceglieva la destra e la sinistra. Partiva dalle posizioni giuste, poi gli dicevi “mischia” e la destra si faceva sinistra e la sinistra destra. Il centro? Forchettoni sempre.

Gramsci odiava gli indifferenti, quelli che questo o quello uguali sono. Ora? Papà cosa avrebbe fatto? Avrebbe cercato la parola comunista, senza successo, poi la parola socialista ancora peggio. Poi si sarebbe chiesto dove aveva sbagliato nel credere che ci sarebbe stato un riscatto senza più il ricatto della prepotenza. Si sarebbe meravigliato di una vita invano, di un mondo che andava contromano, di un sogno che da rivoluzionario si era fatto ordinario e dell’Internazionale si vergognano anche un poco.

Papà sarebbe tornato a casa piangendo davanti l’immagine di mio nonno, che manco aveva un orecchio per via di uno sviluppo della pellicola alla come si poteva. E avrebbe pianto per un poco. Ma si sarebbe sentito sotto il medesimo cantare…se non sarà quest’anno sara’ il prossimo anno ma anche i preti lavoreranno‘. 

Povero papà.

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