Ecco l’Italia a Cinque Stelle: la banalità del colare a picco

Foto © Imagoeconomica, Riccardo Squillantini

No alle Olimpiadi, no all’Alta Velocità, no alle grandi opere, no agli impianti per smaltire i rifiuti, reddito di cittadinanza al posto del lavoro, ecotassa per complicare il mercato dell’auto, giustizialismo giacobino e tintinnar di manette. Ma il disastro sull’Ilva batte ogni record e scoraggia gli investitori internazionali. Perché il Pd di Zingaretti non prende le distanze?

Che Italia hanno in mente i Cinque Stelle? Un’Italia che non organizza le Olimpiadi, che rinuncia all’Alta Velocità, che giudica le grandi opere come un segno del Diavolo. Un’Italia dove lo stipendio viene sostituito dal reddito di cittadinanza, dove i giovani restano sul divano a bivaccare piuttosto che provare a costruirsi un futuro. Un’Italia senza discariche e termovalorizzatori, dove non si sa bene perché a smaltire l’immondizia dovrebbero pensare sempre altri. Magari a costo di inviare i rifiuti nelle Filippine o nelle isole Figi.

Lo stabilimento Ilva

Un’Italia piena di eco bonus che scoraggino o affossino il mercato dell’auto. Un’Italia senza un’acciaieria come l’Ilva. E poco importa che vadano in malore più i diecimila posti di lavoro. Un’Italia giustizialista e giacobina, dove si senta costante il tintinnar di manette verso chiunque e dove la magistratura viene immaginata come una specie di “terminator” che scoraggi ogni tipo di investimento. Come infatti sta succedendo.

La vicenda dell’Ilva è l’ultima di una lunga serie. Il programma dei Cinque Stelle sembra avere un unico punto: la decrescita infelice del Paese. E’ per questo che in un anno e mezzo sono passati dal 33% delle politiche al 7% delle regionali in Umbria. Aveva ragione Indro Montanelli quando disse che per neutralizzare politicamente Silvio Berlusconi bisognava farlo governare. Solo in quel modo il Paese avrebbe potuto vedere, giudicare e sviluppare gli anticorpi. Solo che Berlusconi è durato un quarto di secolo, i Cinque Stelle pochi mesi.

D’altronde, l’immagine di Roma è il più grande boomerang per il Movimento di Beppe Grillo. Ma sull’Ilva si sono superati.

Carlo Calenda © Imagoeconomica, Livio Anticoli

L’ex ministro Calenda, a Fanpage.it, ha raccontato come è andata. Spiegando: “Molto banalmente è successo quello che era previsto: il governo, con la collaborazione del Partito Democratico e Italia Viva, ha deciso di far saltare il più grande stabilimento del Sud Italia, la più grande acciaieria d’Europa e un investitore che metteva 4 miliardi e 200 milioni di euro nel Sud”.

Il gigante dell’acciaio ha annunciato ieri di aver inviato ai Commissari straordinari di Ilva “una comunicazione di recesso dal contratto o risoluzione dello stesso“. Per quanto riguarda il motivo del ritiro, nella nota si parla dell’eliminazione della “protezione legale” dal 3 novembre “necessaria alla società per attuare il suo piano ambientale senza il rischio di responsabilità penale, giustificando la comunicazione di recesso“. Inoltre, ha sottolineato la società, “i provvedimenti emessi dal Tribunale penale di Taranto obbligano i Commissari straordinari di Ilva a completare talune prescrizioni entro il 13 dicembre 2019 pena lo spegnimento dell’altoforno numero 2″ che “renderebbe impossibile attuare il suo piano industriale“.

Calenda dice: “Tutto questo è accaduto perché qualche senatore del Movimento Cinque Stelle ha dato un aut-aut e Pd e Italia Viva si sono piegati. Ciò che è accaduto è qualcosa di vergognoso: questo governo ha perso il controllo del Paese, il controllo di sé stesso e per quanto riguarda il Pd e Italia Viva anche il controllo dei propri valori. Hanno ragione i sindacati. In nessun Paese dell’universo si cambiano le carte in tavola a un investitore e lo si fa scappare mettendo a rischio tutti i posti di lavoro e tutta la competitività della meccanica italiana. Perché l’acciaio serve alla meccanica. È una cosa talmente enorme che si commenta da sola”.

L’ex ministro del Lavoro Luigi Di Maio ed il premier Giuseppe Conte

Spero che richiamino Arcelor-Mittal al tavolo e riescano a concludere. Personalmente però lo ritengo improbabile perché in questo momento l’acciaio sta andando anche molto male per cui il fatto che gli abbiano dato una perfetta causa legale di recessione senza penali del contratto è un qualcosa che dimostra che questa gente nel governo non ha mai lavorato in vita sua. Ci rimetteranno i lavoratori, ma anche lo Stato con circa un miliardo di euro, l’ambiente (appunto perché non ci saranno 1 miliardo e 200 milioni di interventi di ambientalizzazione già iniziati) e tutta la competitività del settore produttivo italiano. Inoltre non credo che ci sarà un altro investitore internazionale che voglia venire in Italia dopo quello che è successo”.

E già, chi verrà ad investire in Italia fin quando ci saranno i Cinque Stelle al Governo? Votati in massa dagli italiani peraltro il 4 marzo 2018? Ultima domanda: perché il Pd di Zingaretti fa parte di un governo del genere che avrà l’unico effetto politico di distruggere anche i Democrat?