Imprese, tornano i fallimenti nel Lazio

I fallimenti diminuiscono in Italia. Non nel Lazio dove invece si registra un'inversione di tendenza. L'analisi del Cerved registra un aumento dell'1,4%

Luci e ombre sulla salute delle imprese nel Lazio durante i primi sei mesi del 2018.

Il numero dei fallimenti in Italia si riduce e scende ai livelli più bassi degli ultimi sette anni. Ma aumenta dell’1,4% nel Lazio.

Sono preoccupanti le stime dell’osservatorio del Cerved, l’agenzia di informazioni commerciali con sede a San Donato Milanese, specializzata nel valutare la solvibilità e l’affidabilità imprese.

I numeri che ha elaborato mettono in luce un calo sia dei fallimenti che delle procedure concorsuali diverse dal fallimento, trascinate dal crollo dei concordati preventivi.

Viceversa, torna ad aumentare il numero di imprenditori che decidono di liquidare volontariamente società in bonis.

In pratica: mi accorgo che non conviene più andare avanti e allora chiudo.

LA FOTOGRAFIA

Nella prima metà dell’anno sono fallite 5.964 società in Italia. Un calo del 5,7% rispetto allo stesso periodo del 2017.

Ancora più sostenuto il calo dei default diversi dal fallimenti: tra gennaio e giugno sono state avviate 709 pratiche, un quinto in meno dell’anno precedente.

Le liquidazioni coatte amministrative scendono del 18,9% su base annua, anche se erano risultate in crescita fino ai primi tre mesi dell’anno.

In base alle stime sono state liquidate volontariamente nella prima metà dell’anno 29.445 imprese in bonis, cioè senza precedenti procedure concorsuali. Si tratta di un incremento dell’1,3% su base annua e di un’inversione di tendenza rispetto all’andamento della prima metà dell’anno precedente. All’epoca, il numero di chiusure volontarie era risultato in calo (-3,7%).

 

LAZIO IN CONTROTENDENZA

In un quadro generalmente positivo però il miglioramento tarda a manifestarsi in alcune regioni. È il caso del Lazio, della Calabria della Sicilia. In queste tre realtà il numero dei fallimenti “ha continuato ad aumentare nella prima parte del 2018, rimanendo a livelli doppi o comunque molto più elevati rispetto a quelli del 2008″, fa notare Cerved.

Nel Centro Italia, durante la prima metà del 2018 sono fallite 1.582 aziende, un numero non lontano da quello dell’anno precedente (-1,7% rispetto ai 1.610 casi dei primi sei mesi 2017).

A trascinare in basso la media è il dato del Lazio, regione in cui il trend positivo si è interrotto e i fallimenti sono tornati ad aumentare (+1,4%).

 

E’ un andamento diverso dal resto d’Italia. La congiuntura favorevole infatti ha prodotto un calo delle procedure in tutta la Penisola. Nel Nord-Est il numero di fallimenti è ormai rientrato su livelli fisiologici. Nella prima metà del 2018 sono fallite 971 imprese, il
16% in meno dell’anno precedente e un dato vicino a quello del 2008. Più lento il miglioramento nelle altre aree: nel Nord-Ovest si contano 1.808 procedure, cui corrisponde un calo del 3,1% su base annua che ha riguardato tutte le regioni dell’area.

Nel Sud e nelle Isole sono state aperte 1.603 procedure fallimentare, in calo del 5,1% su base annua: tra le regioni meridionali, migliorano Puglia, Campania, Molise e Sardegna ma tornano a peggiorare Basilicata, Calabria e Sicilia.

 

Le procedure non fallimentari

Per quanto riguarda le procedure non fallimentari, accelera nel secondo trimestre del 2018 il loro calo. Tra marzo e giugno ne sono state aperte 300, un terzo in meno rispetto allo stesso periodo del 2017.

Nei primi sei mesi del 2018 sono state presentate solo 246 domande di concordato preventivo (-27% su base annua), il numero più basso osservato al 2008.

I dati evidenziano che l’utilizzo del concordato è in calo in tutta l’economia: dal punto di vista settoriale le riduzioni sono maggiori nelle costruzioni (-33%) e nell’industria (-28%), rispetto a quanto osservato nei servizi (-18%).

Dal punto di vista geografico, il calo è molto accentuato nel Centro (-53%) più di quanto osservato nel Nord-Ovest (-21%), nel Nord-Est (-13%), nel Mezzogiorno (-8%).

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