In “guerra” per San Tommaso

Oggi, con intelligenza, i sindaci di Aquino e Roccasecca celebrano insieme la ricorrenza di San Tommaso. C'è stato un tempo in cui tra le due comunità c'era una storica divisione. Cosa disse all'epoca Montecassino

Fernando Riccardi

Historia magistra vitae

Negli ultimi anni i sindaci di Roccasecca e di Aquino hanno preso la buona abitudine di celebrare insieme, l’uno accanto all’altro, con tanto di fascia tricolore, la festa di San Tommaso. Che per la diocesi di Sora – Cassino – Aquino – Pontecorvo cade il 7 di marzo (e non il 28 gennaio come da calendario liturgico), giorno della sua dipartita in una disadorna stanzetta dell’abbazia di Fossanova.

Una circostanza a dir poco insolita in quanto da sempre le due città si sono aspramente contese il non disprezzabile primato di aver dato i natali all’Angelico Dottore.

La contesa sopita

La lunetta di una delle porte laterali raffigurante San Tommaso d’Aquino, particolare della facciata della Chiesa di Santa Maria Novella a Firenze (Foto © Depositphotos.com)

Fino a qualche anno fa la “guerra” si faceva soprattutto a suon di conferenze, assoldando relatori di più o meno chiara fama. Oppure con articoli che scatenavano un serrato botta e risposta sulla carta stampata, dove ogni interlocutore esplicitava la sua posizione “pro Aquino” o “pro Roccasecca”, non disdegnando, a volte, di interpretare la storia in maniera faziosa.

Oggi, tra l’indifferenza generale, quella rovente contesa tra le due città non esiste più. E l’abbraccio tra i due sindaci va a sancire la fine delle ostilità che, ad onor del vero, erano cessate già da un bel pezzo. Per cui il fatto che vado a ricostruire, lungi dal voler rinfocolare astiose polemiche e contenziosi di stampo campanilistico, vuole essere soltanto una asettica operazione di scavo archivistico su di un argomento che in passato ha molto appassionato e  molto diviso.

La Vexata Questio

Nell’anno del Signore 1874 le comunità di Roccasecca e di Aquino si apprestavano a celebrare in pompa magna il VI centenario della morte di San Tommaso. A quel tempo però la “vexata questio” sul luogo natale dell’Angelico Dottore era tutt’altro che sopita e le due cittadine continuavano a battagliare con grande foga ed animosità.

Si andava soprattutto alla ricerca di pareri illustri, di pronunciamenti inequivocabili, di “sentenze” storiche da parte dei massimi esperti della materia capaci, con la loro autorevolezza, di mettere una pietra tombale sulla delicata questione. E se l’una comunità si dava da fare in tal senso, l’altra non rimaneva di certo a guardare.

Il 9 febbraio di quell’anno il sindaco di Roccasecca Giulio Scorti scrisse una lettera a don Luigi Tostieruditissimo monaco di Montecassino”, chiedendogli espressamente di rivelare il suo “avviso intorno al luogo in cui San Tommaso d’Aquino sortisse i natali”. In quel momento però il padre benedettino si trovava a Roma, per cui poté dare la sua risposta soltanto alcuni giorni dopo, con una missiva datata 23 febbraio. Risposta che, come scrive Tosti, “mi vien consentita dalle raccolte autorità storiche”.

Il caso delle appellazioni

Foto © Tonino Bernardelli

In parole povere il monaco, prima di pronunciarsi, aveva voluto consultare una serie di documenti conservati nell’archivio dell’abbazia cassinese. Ultimato lo studio delle antiche carte, così don Luigi Tosti risponde al sindaco di Roccasecca: “E’ indubitato che sempre ed in ogni luogo il nome di Tommaso va congiunto all’appellazione d’Aquinate o d’Aquino. Però così fatte appellazioni nella Storia non provengono solo dal luogo, da cui si traggono i natali; ma anche dalla prolungata dimora, dalla morte, o dal dominio di una terra. Così Santa Margherita che era di Monte Pulciano, si dice da Cortona, perché morì in questa città; Sant’Antonio nato in Lisbona si dice da Padova, perché vi morì, Giacomo da Ponte ed i fratelli pittori si chiamavano da Bassano per lunga dimora fatta in questa città”.

Molte famiglie prendono il nome dai loro feudi. Quindi si dice il tale di Sulla, di Bagnara, non perché si avesse avuto i natali in una di queste terre, ma perché appartenevano come feudi alle loro famiglie. San Tommaso non ha fatto lunga dimora in Aquino, non vi è morto, quindi l’appellazione, d’Aquinate ha dovuto venirgli o dalla nascita in questa città o dal dominio della sua famiglia sulla medesima. Tra i coevi del Santo, che lo dicono nato in Aquino, non trovo che il frate Reginaldo, che nella Orazione funebre in suo onore dice: In praeclarissima Patria, in vetusta e primaria Volscorum urbe Aquino ex clarissimis parentibus, iisque principibus… magnus hic Doctor natus est…”.

Fra Guglielmo da Tocco, anche coevo del Santo e che fu testimone delle sue predicazioni, narrando di Teodora madre del Santo non accenna ad Aquino, in cui lo avesse partorito, ma a Roccasecca ove dimorava. Ed ove mise in luce Tommaso, secondo che le avea predetto un Santo Eremita. I Bollandisti sieguono l’autorità di Guglielmo intorno alla nascita di Tommaso. Nel Cod. 47 del secolo XI Emortuale monachorum illustrium ai piedi della pag. 95 al margine è scritto: Apud fossam novam natale Sanctae Thomae confessoris viri eruditissimi qui oriundus de Aquino primo Casinensis monachus factus, postmodum de ordine beati Dominici frater praedicator effectus sua multiplici ed fructuosa doctrina illuminavit valde ecclesiam sanctam Dei, la voce oriundus non accenna al luogo di origine”.

Vale a dire che San Tommaso traeva la sua origine in Aquino per la mediazione di parenti di Aquino. Se fosse nato in questa città il postillatore avrebbe usata la voce ortus, non oriundus. In fatti la tradizione in Monte Cassino, in cui il Santo venne primamente educato alle scienze, fu sempre costante intorno ai suoi natali in Roccasecca. Angiolo della Noce Abate di Montecassino nelle sue note alla Cronaca di Leone Ostiense ben due volte p. 33 nota CLXXIX al capo XVI ed a p. 226 nota al capo 14 del Libro 1. Chiaramente afferma che San Tommaso nascesse in Roccasecca e che il nome di Aquinate gli venisse dalla sua famiglia, la quale prendeva questo nome dalla città di Aquino, su cui ava (sic!) signoria”.

Anche il Gattola nella sua Storia Cassinese C. 1 Access. pag. 85 senz’alcun dubbio afferma che San Tommaso nascesse in Roccasecca. Il dottissimo Canonico Francesco Pratilli scrisse una erudita dissertazione (Historia Principum Longobardorum T. 11 p. 341) intorno alla famiglia ed alla nascita di S. Tommaso, ed in questa dimostra, che nascesse in Roccasecca. Non ò fatto che raccogliere qualche sentenza degli antichi su questo fatto. Ciò basti dimostrarle il desiderio che ò avuto di soddisfare alla sua domanda, e di darle un testimonio della mia stima. Monte Cassino 23 Febraro 1874. All’Illustrissimo Signor Sindaco di Roccasecca, Suo Devotissimo Servitore. Firmato L. Tosti”.

Un Santo troppo grande

Ulisse Giocchi ‘San Tommaso d’Aquino in preghiera davanti al crocifisso’. (1616-18)

Come si evince dalla missiva don Luigi Tosti designava senza esitazione alcuna Roccasecca quale luogo natale del Santo Dottore della Chiesa. Ma oggi quel dibattito, un tempo acceso e accanito, si è esaurito. O per meglio dire, non va più di moda.

In genere si prende in prestito la frase che usano tutti quelli che non vogliono immergersi nella vecchia diatriba, forse temendo di riaccendere la polemica. E cioè: “San Tommaso è un santo così grande che non può essere circoscritto in argomenti così angusti e di bassa lega”. Sicuramente vero. Ma è altrettanto vero che è legittimo un pizzico di nostalgia per i tempi che furono, quando Aquino e Roccasecca “litigavano”. Si sfidavano “a singolar tenzone” per il loro Santo. Non per il campanilismo che lo animava, ma per la capacità di tenere viva la memoria del Santo ed il suo insegnamento, anche nei cittadini e non solo tra gli addetti alla teologia.

Per cui, di fronte alla calma piatta e alla glaciale indifferenza che contraddistingue i nostri giorni, non rimane che baloccarsi con i ricordi del passato. Proprio come ho voluto fare io. Almeno fino a quando anch’essi non svaniranno nella nebbia fitta e impenetrabile dell’oblio.