Incendio nel Pd. Pilozzi respinge la tregua di Costanzo

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

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La tregua nel Pd è saltata. Il risultato delle elezioni comunali a Cassino riapre la guerra tra le due anime del Partito: quella che vede insieme su un fronte Francesco De Angelis – Mauro Buschini – Simone Costanzo e sull’altro Francesco Scalia – Nazzareno Pilozzi – Domenico Alfieri.

Lo stato ufficiale di ostilità lo dichiara il deputato Nazzareno Pilozzi. Ore 17.30: sulla sua bacheca Facebook appare una dichiarazione di poche righe: «Irresponsabili chi? Ancora un’assurda pretesa di invadenza da parte di chi fino a domenica non si è neanche fatto vedere a Cassino. Petrarcone e Mosillo insieme a tutte le donne e gli uomini che li hanno sostenuti cercassero insieme le ragioni e le prospettive per affrontare al meglio il ballottaggio per il bene della loro città. Non hanno certo bisogno dell’aiuto dei fautori di inutili e dannose divisioni eterodirette. Anziché dare ridicole lezioni agli altri avessero almeno il buon gusto di tacere».

Con quelle righe, Pilozzi (e con lui anche Alfieri e si presume Scalia) respinge al mittente l’ipotesi di tregua prospettata dal segretario provinciale Simone Costanzo (leggi qui il precedente) in vista del turno di ballottaggio che ci sarà tra due domeniche a Cassino per scegliere il sindaco. Costanzo aveva detto che era necessario lavorare per mettere allo stesso tavolo il sindaco uscente Giuseppe Golini Petrarcone (sostenuto dall’area Scalia) e l’altro candidato Pd sconfitto al primo turno Francesco Mosillo (sostenuto dall’area De Angelis). Una doppia candidatura che aveva riaperto la spaccatura nel Pd provinciale.

A conteggio dei voti ancora in corso, domenica notte su Teleuniverso il presidente del Pd Domenico Alfieri aveva denunciato: «A Cassino è andata in scena una delle peggiori pagine della storia recente del Pd, il Partito si è assunto la responsabilità di mandare alle urne due candidati: ha tirato fuori cavilli improbabili per non assegnare il simbolo a Petrarcone nonostante lo chiedesse quasi il 70% dell’assemblea. Qualcuno si è assunto la responsabilità di non decidere per evitare di scontentare una parte del Partito».

La replica di Costanzo era stata «Non è questo il momento di discutere, dobbiamo lavorare insieme per far vincere Petrarcone al ballottaggio».

Un’offerta di collaborazione che ora Pilozzi manda all’aria. La giudica un tentativo d’invasione di campo da parte di chi è stato sconfitto alle urne e tenta ora di tornare in corsa. Anche perché per tutta la campagna elettorale nessuno dell’area Costanzo (e nemmeno della sua vice, Sara Battisti) si è mai visto a Cassino, mai ha partecipato ad una sola iniziativa di Peppino Petrarcone, nulla ha fatto per tentare di arrivare ad una conciliazione tra le parti ed impedire la spaccatura. Pilozzi ed Alfieri, per quindici notti di fila sono stati a Cassino al fine di convincere il terzo candidato del centrosinistra a ritirarsi dal fronte, riuscendo a portare Marino Fardelli nel campo del sindaco uscente. Lo stesso lavoro – accusano ora – non è stato nemmeno tentato da parte di Costanzo, Buschini, De Angelis per convincere Mosillo a non spaccare il Pd. Anzi: li accusano di essere i responsabili di quella spaccatura: li definiscono «fautori di inutili e dannose divisioni eterodirette».

Qualcuno ha ipotizzato un tavolo Petrarcone – Mosillo ed un ticket sindaco – vice sindaco. Proposta definita «Ridicola e irricevibile» dal fronte Pilozzi che ricorda come non siano gli sconfitti a dettare le regole.

«In questo modo si fa il gioco di D’Alessandro e Abbruzzese» aveva detto Costanzo, lasciando intendere che così Mosillo non avrebbe avuto nessun motivo per portare i suoi voti verso Petrarcone, al ballottaggio.

Un problema che né Pilozzi né Alfieri si pongono. E forse si augurano che accada davvero. Perché a quel punto qualcuno dovrà spiegare al Pd nazionale dove sono andati a finire quei voti. E assumersene la responsabilità politica.

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