Inchieste, acqua, elezioni: a Cassino qualcuno inizia ad essere preoccupato

Domenico Malatesta

Conte della Selvotta

 

Il sindaco di Cassino Carlo Maria D’Alessandro soffre molto. Il medico di corte, l’onorevole vicesindaco Carmelo Geremia Palombo ha diagnosticato  «una patologia dolorosa: è colpa dell’acqua». Con molta probabilità l’avere dovuto consegnare gli acquedotti cittadini ad Acea, seppure senza acqua, sta determinando una forte sofferenza. Tra i sintomi della patologia c’è un insolito e continuo arrampicarsi su superfici lisce e scivolose: specchi e vetri, sui quali tentare di arrivare in vetta a qualcosa; ma il risultato è scontato ed il paziente sempre più avvilito. In questo non giova la presenza dell’avvocato di Corte Massimo Di Sotto con i suoi cavilli e le sue pergamene individuate tra incunabili e papiri nei sotterranei segreti della Cassazione.

Ma non sono solo queste le cause dei dolori del giovane sindaco. Ora Carlo Maria inizia a fissare con insistenza una data sul calendario. Ed ostentare una calma olimpica che, se non fosse per la giacca e la camicia, lo renderebbero identico ad un monaco zen. La data non promette nulla di buono. E’ il 17 novembre, di giovedi, si festeggia Santa Elisabetta d’Ungheria.  Quando  i giudici amministrativi del Tar di Latina si pronunceranno sul ricorso elettorale di Petrarcone e di altri. A stimolare la calma olimpica del sindaco, con cui combattere ogni accenno di logorio nervoso, sono le voci messe in circolazione nelle ultime ore ed attribuite genericamente ad “importanti  istituzioni pubbliche “, secondo le quali l’inchiesta non verrà archiviata e pertanto resterà in piedi la possibilità di dover rivotare per mancanza della trasparenza del risultato elettorale”.

Il dottor Palombo, preoccupato per quella serenità apparente di fronte alle ferali notizie riportate dalla piazza, ha disposto che si convocasse un avvocato per chiedergli di estrarre una delle loro pergamene – le stesse srotolate dall’avvocato Di Sotto in occasione della impossibile contesa contro Acea – e di rasserenare tutti. Il sindaco ha interrotto il suo silenzio ed ha detto: «Se anche dovessero esserci indagati, noi ci costituiremo subito Parte Civile, siamo noi i danneggiati, noi siamo le vittime. Che, li abbiamo nominati noi gli scrutatori? Dottore, avvocato, mica avrete avuto parenti tra coloro i quali toccavano, vidimavano e contavano poi le schede?»

Gli infiltrati nelle stanze del Regio Prosecutore di Giustizia continuano a portare notizie ambigue. Alcune sostengono che la chiusura delle indagini sul seggio numero 30 (scuola di Antridonati a Sant’Angelo, serbatoio di voti del centrodestra) potrebbe avvenire prima delle fine dell’anno, si vocifera di qualche avviso di garanzia con il quale poter compiere alcuni atti investigativi che richiedono al presenza di consulenti ed avvocati.

A poche centinaia di metri di distanza dal palazzo del Municipio, appostati con degli enormi corni acustici, gli uomini di Giuseppe Golini Petrarcone auscultano segretamente e trascrivono. E si sfregano le mani. A loro, che l’impiccio lo abbia fatto qualcuno tra le file di Carlo Maria oppure qualcun altro dei candidati, importa nulla. Se emergesse che ci sono state irregolarità nell’operazione del voto e dello spoglio, il rapporto verrebbe testé acquisito e consegneranno prontamente ai giudici del Tar ad adiuvandum  cioè in aggiunta ai non solidissimi concetti sostenuti fino a questo momento.

Il 17 novembre i giudici di Latina decideranno se ci sono elementi per esaminare nel merito la questione e semmai dichiarare nulle le elezioni di Cassino e quindi far rivotare o rigettare il ricorso. Quindi tutti sulle spine fino a quella data.  Insomma Carlo Maria teme che il suo successo risicato (ha vinto per soli 129 voti, nonostante la coalizione messa su da Mario Abbruzzese, che è riuscito ad imbarcare elementi dall’estrema destra all’estrema sinistra passando per profondissimi cattolici e laici libertini conclamati)  si trasformi in una tela di Penelope.  Dove ogni notte sembra di aver concluso e l’indomani si ricomincia daccapo il lavoro. Perché il Tar, in caso di accoglimento del ricorso,  gli potrebbe ordinare di cedere la poltrona di sindaco al commissario prefettizio con l’incarico di indire nuove elezioni per la prossima primavera.

Uno scenario che ha iniziato a provocare fitte lancinanti non solo a Carlo Maria. Ma anche a Peppino Maria Petrarcone e Francesco Maria Mosillo. Perché in quel caso si ricomincerebbe tutto daccapo. Candidati e liste. E non solo. Non sta scritto da nessuna parte che si devono ripresentare gli stessi candidati, non c’è nessun obbligo di riprorporre le stesse liste. Addirittura è possibile disegnare schieramenti doversi. E sentita questa cosa, pure Simone Maria Costanzo e Domenico Maria Alfieri hanno iniziato ad essere attraversati da un dolore: in uno scenario simile se non trovano una sintesi ed un candidato unitario che riunisca tutto il centrosinistra a Cassino non ci sarebbe Santo che potrebbe salvarli dal trasferimento coatto nella federazione provinciale Pd sull’Isola della Cayenna, unica alternativa alla fucilazione politica alla schiena.

Ma soffre pure Mario Abbruzzese. Perché il capo di Forza Italia, dicono i maligni, non è per niente soddisfatto di come si stanno comportando alcuni dei consiglieri eletti grazie a lui ed ai suoi voti.. E perciò Mario, su consiglio del fido Pasquale C., è alla perenne ricerca di facce nuove da mandare all’assalto dell’elettorato. Questo  perché non sarebbe soddisfatto  di questi primi mesi di gestione della casa comunale. Troppe chiacchiere e pochi fatti. In consiglio una maggioranza “leggera”, alcuni giovani consiglieri inesperti e altri “anziani” che non hanno alcun interesse a far emergere i primi che non sanno nulla di amministrazione. Anche la giunta annaspa, secondo i bene informati. A fine giugno Mario ammonì la truppa:”Vi ho fatto vincere, ed ora camminate con le vostre gambe e governate, se ne avete le capacità”. E lo disse sbraitando.

Ma una parte degli elettori di Carlo Maria, sono perplessi su come è andata a finire la questione dell’acqua. Ha tentato di fare la respirazione bocca a bocca ad un cadavere amministrativo, illudendo la gente che fosse ancora vivo: in effetti il fascicolo ha aperto gli occhi ed avuto due sussulti giudiziari. Ma la gente vede che il paziente è deceduto tra le sue mani. Forse era meglio non accostarcisi per niente e dire: me lo hanno lasciato morto gli altri. E così  D’Alessandro e i suoi sono ancora in campagna elettorale e lo rimarranno fin quando il Tar non chiuderà la vicenda dei ricorsi elettorali. Perciò in consiglio comunale e nei comunicati, attribuiti a rotazione ai vari consiglieri (scritti da atri, nel frattempo esiliati), la maggioranza continua ad attaccare gli ex amministratori.

Tanto che i consiglieri anziani di centrodestra, anziché avanzare proposte di miglioramento delle delibere portate dalla giunta all’approvazione in aula, si alzano per insultare Petrarcone. Del  tipo:”E’ colpa sua se dobbiamo spostare il mercato e se la piazza è rovinata, e se ci sono le buche nelle strade”. E così via. Ma la piazza (c’era la Dc al governo) era già stata mal costruita con materiale scadente e con un progetto mediocre tanto che i lavori  finirono sotto la lente della Procura dirimpettaia. Che definì i lavori (costati miliardi di lire)  una schifezza.  Ossia  spreco di soldi.

Ed è  perciò allarme nel centrodestra tanto  che il  leader, il divino Mario Abbruzzese, che aveva promesso di non salire le scale del palazzo comunale, ci ha ripensato e vi ha fatto capolino per vedere che aria tira. Non bella. Un mortorio. A renderla ancora più angosciante, una presenza nel palazzo: un anziano cronista, come Omero nella casa di Odisseo il giorno della strage dei Proci. Lui sta lì da decenni, ogni mattina, al punto che si è pensato di addebitargli il costo per l’usura degli scalini in marmo. Lungo il mini Transatlantico che attraversa gli uffici del secondo piano pavimentato dal 2004 con i marmi del brand Zola, il ragioniere di Caira già consigliere comunale e divenuto capitano d’industria.

Al cronista, Mario, sorpreso, chiede cosa ne pensi della situazione. Ottenendone la risposta: Respice post te. Hominem te memento. Se non è panico ci manca poco.

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