Indiscreto – Spifferi romani (Venerdì 12 marzo 2021)

Spifferi Romani… del venerdì. Il rimpasto in giunta nel Lazio? Robetta: ora si apre la partita vera. I mal di pancia grillini e le foto d'onore. Forza Italia al verde e nella bufera: Silvio non paga più. Chi decide la candidatura Raggi. La lite serale in Aula. E la sottile strategia dell'amico Guido

Il grande risiko della Pisana

Adesso ci siamo davvero. Con il rimpasto di Giunta e l’ingresso del M5S in maggioranza, nel Consiglio Regionale del lazio si apre la vera partita: quella del rinnovo delle Presidenze di Commissione. (Leggi qui Nel Lazio governo PentaDem Zingaretti: “Intesa storica”).

I pentastellati non s’accontentano solo di due posti in giunta. Vogliono pesare di più anche alla Pisana dove già hanno il vicepresidente David Porrello, poi Valerio Novelli alla guida della commissione Agricoltura e la stessa neo assessore Roberta Lombardi alla commissione speciale Piani di zona, che ora sarà costretta a lasciare.

Nicola Zingaretti con i neo assessori M5S Roberta Lombardi e Valentina Corrado (Foto: Livio Anticoli / Imagoeconomica)

Il M5S vorrebbe la presidenza di tre Commissioni e di quelle almeno due ordinarie, essendo ormai il secondo gruppo di maggioranza dopo il Pd.

L’ex grillino ora passato ai Verdi Marco Cacciatore è presidente della commissione Urbanistica e Rifiuti: dovrebbe restare al suo posto. Così come conserveranno la propria presidenza anche Marietta Tidei (Italia Viva, alla guida della Sviluppo Economico) e Alessandro Capriccioli (+Europa, presidente della Affari Comunitari).

Anche Pino Simeone (Forza Italia) finirà per restare presidente della commissione Sanità: l’accordo tra il Pd e FI è praticamente blindato, come ha potuto apprezzare nelle ore scorse il Commissario della Comunità Montana di Arce Gianluca Quadrini: buttato giù dalla sua inamovibile presidenza, con la pistola fumante del senatore Claudio Fazzone lasciata accanto al cadavere politico per firmare il delitto. (Leggi qui Intesa Pd – FI: via Quadrini. All’orizzonte c’è Sarracco).

Il niet posto alle aspirazioni grilline di dare l’assalto alla presidenza di Simeone qualche mal di pancia l’ha generato ma verrà usato per far pesare di più le richieste degli M5S. I pentastellati, infatti, puntano a conservare la presidenza della commissione Agricoltura e Ambiente con Valerio Novelli e di quella speciale sui Piani di zona, per poi andare a prenderne una terza lasciata libera dalle opposizioni: probabilmente la Terremoto ora guidata da Sergio Pirozzi (FdI) che traslocherà altrove.

Il risiko vero e proprio comincerà la prossima settimana.

Mal di pancia grillini

Davide Barillari

Chi resta fuori dai giochi è Francesca De Vito. Lei dell’ingresso in giunta e dell’accordo con Nicola Zingaretti e il Partito democratico non ne vuole proprio sapere.

In questi giorni, i grillini la descrivono molto innervosita con le scelte effettuate dal MoVimento. Anzi, raccontano che da tempo vive un po’ ai margini del gruppo, non omettendo di far notare la propria contrarietà nei confronti delle scelte politiche degli ultimi tempi. Non è un caso isolato

Le crescenti tensioni in Campidoglio lo dimostrano. Gli smottamenti provocati in Senato e alla Camere sembrano essere solo l’antipasto di ciò che accadrà a livello regionale e comunale. Non solo a Roma e nel Lazio.

A mettere il sale nella ferita interviene Davide Barillari già candidato governatore del Lazio dal M5S contro Zingaretti nel 2013 e uscito dal MoVimento nei mesi scorsi fondando R2020. Su Facebook scrive “Addio. Oggi si decreta la morte del Movimento 5 Stelle alla Regione Lazio“.

Analizza: “Da orgogliosa forza di opposizione a ridicola stampella di Zingaretti. Che vergogna! Per un posto da assessore? C’è chi si è venduto per 30 denari, oggi invece ci si vende per molto meno“. Rivolge un appello agli attivisti: “Abbandonate questo Titanic prima che al mattino non riusciate più a guardarvi dallo specchio. Ormai il declino del M5S è definitivo. Dopo aver governato insieme a Salvini, poi con Zingaretti e ora addirittura con Berlusconi e Draghi, ogni valore nel quale credevamo tutti noi, è stato svenduto in cambio di soldi e poltrone“.

Foto d’onore

Che ci faceva il felpatissimo Albino Ruberti, dottor sottile di Nicola Zingaretti, nella foto ufficiale che ritrae tutti insieme gli assessori dello Zingaretti 2.0?

Il cardinal Ruberti, primo a sinistra (Foto: Livio Anticoli / Imagoeconomica)

È il riconoscimento per il lavoro svolto nell’ombra in questi mesi per bilanciare e mettere in equilibrio le richieste grilline con gli assetti della collaudata maggioranza. “Gli accordi si scrivono in tempo di pace per leggerli quando si rischia di entrare in guerra” insegna un antico manuale che il cardinal Ruberti consulta spesso. Armato di bilancino, Statuti e regolamenti, ha messo in piedi un’architettura che promette di arrivare fino alla scadenza naturale del 2023.

A reggere l’acquasantiera oggi c’erano anche gli altri due elementi del tridente di Zingaretti: il vice governatore Daniele Leodori ed il presidente d’Aula Mauro Buschini. Sono loro che in questi due anni, insieme al cardinal Ruberti, hanno steso il filo del dialogo politico ed amministrativo con il fronte grillino.

Forza Italia al verde. E nella bufera

Non c’è pace in Forza Italia, dove gli strascichi della composizione del governo Draghi si fanno ancora sentire. Ultimo psicodramma l’altro giorno a Villa Zeffirelli, dove, nonostante le smentite di maniera, pare che la ministra Mariastella Gelmini e la responsabile dei rapporti con gli alleati Licia Ronzulli non se le siano mandate a dire.

Antonio Tajani con Andrea Mandelli (Foto: Carlo Carino / Imagoeconomica)

Scontro totale e frontale. Da una parte l’ala governista e lettiana, dall’altra il cerchio magico. Due posizioni inconciliabili. Ultimo nodo del contendere: l’elezione del vicepresidente della Camera. A contendersi il posto lasciato libero da Mara Carfagna, erano due romani: Annagrazia Calabria e Simone Baldelli. Berlusconi ha scelto Andrea Mandelli. Puntualmente eletto. Apriti cielo.

Tensioni su tensioni. A complicare tutto c’è poi la faccenda dei contributi dei parlamentari al Partito. Berlusconi è infuriato: l’ammanco si aggirerebbe intorno ai 3,7 milioni di euro. E lui ha detto chiaramente che non intende più mettere di tasca propria soldi per coprire l’infedeltà dei proprio parlamentari.

Chi decide la candidatura Raggi

C’è un mondo dietro l’approvazione dei bilanci dell’Ama. Se l’Assemblea Capitolina non avesse dato il via libera ai conti dell’azienda municipalizzata che gestisce la raccolta dei rifiuti in città, la Procura non sarebbe rimasta inerte.

Rifiuti. l’impianto Ama di Rocca Cencia (Foto: Imagoeconomica / Livio Anticoli)

Pare che i fari di piazzale Clodio siano da tempo rivolti su via Calderon della Barca. Pare che la Raggi abbia addirittura avuto un colloquio con i magistrati, assicurando che i bilanci sarebbero stati approvati. Almeno così si spiffera in Campidoglio, sia sui banchi della maggioranza sia tra quelli dell’opposizione. Una eventuale apertura d’indagine su Ama avrebbe potuto portare a un nuovo avviso di garanzia in capo alla sindaca, pregiudicandone la ricandidatura.

Di qui il pressing della Raggi e del suo stato maggiore, in primis l’assessore al Bilancio Lemmetti, per l’approvazione dei bilanci di Ama e la ritrosia di quei consiglieri pentastellati contrari a un secondo mandato della sindaca uscente.

Alla fine bilanci approvati. Avanti Raggi. Per ora.

Lite in Aula

Il capogruppo del M5S in Campidoglio, Giuliano Pacetti e il consigliere pentastellato Paolo Ferrara in serata hanno “occupato” i seggi della presidenza in Assemblea Capitolina. Pacetti, in particolare, ha occupato la poltrona del presidente Marcello De Vito (appartenente allo stesso Partito) per impedire lo svolgersi dei lavori.

Ha urlato: “La seduta è chiusa, l’aula è occupata“. All’ordine del giorno c’è una mozione, a firma De Vito, che chiede di differire la direttiva Bolkestein al 2032 e quindi in contrasto con le ultime decisioni della sindaca Virginia Raggi di bloccare la proroga delle licenze per gli ambulanti.

Marcello De Vito (Foto: Imagoeconomica)

Pacetti è stato escluso dall’aula dopo due richiami all’ordine da parte di De Vito, che ha dovuto prendere la parola da un altro banco. Un richiamo all’ordine anche per Ferrara. Pacetti ha poi pesantemente litigato con il capogruppo di Fdi, Andrea De Priamo, che è stato poi sentito urlare “Dove sono i vigili?“.

La situazione si è scaldata. Al punto di generare un altro scketch. “È una vergogna quello che stai facendo oggi. E non mi devi toccare” ha detto in aula il capogruppo del M5s Giuliano Pacetti al presidente Marcello De Vito, che stava tentando di far svolgere l’appello. Poi il consigliere capitolio del M5s Paolo Ferrara ha dichiarato di aver avvertito un malore nel parapiglia che si è creato sui banchi della presidenza a seguito della decisione del capogruppo Pacetti, di occupare i banchi.

La strategia di Guido

C’era una doppia strategia dietro alla facilità con cui il presidente nazionale di ConfimpreseItalia Guido D’Amico ha rinunciato alla vice presidenza unica della Camera di Commercio di Latina Frosinone. (Leggi qui Top e Flop, i protagonisti del giorno: 2 marzo 2021).

In primis ha incassato una serie di deleghe operative che gli consentono margini di manovra ben più ampi di quelli che avrebbe avuto con una vice presidenza divisa in tre. Poi ha messo in tasca una cambiale politica che al momento opportuno tirerà fuori, prima o poi.

Guido D’Amico (Foto: Paolo Cerroni / Imagoeconomica)

Ma il vero motivo è che Guido D’Amico ha un fronte aperto su Roma, dove ora è tornato ad essere presente ogni mattina, dal lunedì al venerdì. È il prossimo Congresso Nazionale di ConfimpreseItalia dove intende ricandidarsi ma dove troverà, per la prima volta, un fronte agguerrito che punta a sbarrargli la strada.

Qualcuno infatti ha iniziato a capire che la piccola ConfimpreseItalia, con i suoi numeri ha partecipato a diversi tavoli con il Governo, siede alla Camera di Commercio di Roma, ha condizionato le elezioni dell’ottava Camera in Italia per peso economico.

Qualcuno vuole volare sul nido dell’amico Guido.