Fazzone non vuole Abbruzzese tra i piedi. Scalia e De Angelis non candidati (Insider)

Insider. Le indiscrezioni da dietro le linee. C'è il potentissimo Claudio Fazzone dietro al trasloco di Mario Abbruzzese dal Senato alla Camera. "Non lo vuole tra i piedi". Nel Pd i due Franceschi non sono in posizione eleggibile

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

QUI ARCORE

Nessun fondamento politico alla storia della convergenza di Forza Italia su Sergio Pirozzi nel Lazio. È solo un’abile operazione mediatica. Che forse potrebbe avere successo. Ma per noi sarebbe un disastro“. Sono vuote le stanze del potere il sabato mattina. Solo furieri e caporali di giornata. E un generale.

Dietro le linee di Forza Italia nessuno è favorevole all’ipotesi di un accordo per convergere sul nome del sindaco di Amatrice e farlo diventare così il candidato unitario di tutto il centrodestra.

Il motivo è semplice: “sarebbe il più grosso fallimento politico dopo quello di un anno fa che ha consegnato Roma alle truppe grilline. Nemmeno paragonabile al disastro che sette anni fa portò il Partito a non consegnare le liste di Forza Italia per le Regionali”.

Convergere su Sergio Pirozzi dopo avere accordato la Sicilia a Fratelli d’Italia e la Lombardia alla Lega, dopo i due disastri organizzativi alle Comunali ed alla Regionali 2010, significa dire a tutto il Paese che Forza Italia nel Lazio non è capace di esprimere un suo candidato. Significherebbe ammettere che i suoi dirigenti non sono stati capaci di costruire una candidatura nonostante abbiano avuto cinque anni di tempo.

Non solo. “Silvio Berlusconi non può permettersi di candidare Pirozzi senza avere nulla in cambio. A Milano è tornato dal confronto a distanza con Salvini stringendo un pugno di mosche in mano. Ora a Roma dovrebbe cedere il candidato governatore in cambio di cosa? Non è un buon viatico per candidarsi alla guida del Paese

L’ipotesi di mettere in campo Guido Bertolaso come candidato vice presidente viene ritenuta meno di uno specchietto per le allodole. Perché la candidatura del vice presidente non esiste nella legge elettorale regionale del Lazio; il vice presidente della giunta può essere rimosso in qualsiasi momento, senza alcun motivo, senza determinare conseguenze sulla stabilità del governo regionale; il combinato disposto delle due cose significa che il ticket con Bertolaso vale zero sotto il profilo del peso politico.

 

Dietro le linee circola poi un retroscena sul motivo dello spostamento di Mario Abbruzzese dalla lista per il Senato a quella per la Camera dei Deputati (leggi qui Ecco le liste di Forza Italia: Abbruzzese unico ciociaro, Incocciati in bilico). A decidere il trasloco da Palazzo Madama a Piazza Montecitorio sarebbe stato Claudio Fazzone in persona. Il potentissimo coordinatore regionale non lo avrebbe fatto per una scelta politica “Ma perché non sopporta l’idea di dover vedere Abbruzzese la mattina” .

I rapporti tra i due non sono mai stati idilliaci: Fazzone un anno fa minacciò di azzerare tutti i ruoli del Coordinamento di Frosinone. Teme che Abbruzzese possa fargli le scarpe, così come ha fatto con tutti quelli che ha avuto a fianco, da Antonello Iannarilli ad Alfredo Pallone? «No, Fazzone è inattaccabile. È che non lo vuole proprio vedere davanti agli occhi».

 

QUI FIRENZE

Qui l’è un infernoo, da quando è cominciata la ‘ostruzione della tramvia nun si ‘apisce più nulla“: raggiungere il centro di Firenze è diventata un’impresa che in confronto il Grande Raccordo Anulare di Roma al venerdì pomeriggio appare una passeggiata di salute.

Ma vale l’impresa vale la spesa. Nelle bozze delle liste che sono in mano a Matteo Renzi non c’è traccia nelle posizioni eleggibili né di Francesco Scalia né di Francesco De Angelis.  Ad oggi i due diarchi del Pd in provincia di Frosinone risultano candidati ma solo nell’Uninominale, cioè nei collegi dove ci si scontra con il candidato degli altri Partiti e vince quello che prende anche un solo voto in più. Scalia al Senato e De Angelis alla Camera. I sondaggi danno quei due collegi come ‘sicuri’ per il centrodestra.

La posizione più complessa è quella del presidente dell’Asi. Il suo capo corrente, il presidente nazionale del Pd Matteo Orfini ha tre priorità: trovare un seggio blindato con il quale riuscire ad eleggere se stesso, un altro con il quale portare in Parlamento il suo braccio destro Claudio Mancini, uno nel quale inserire in posizione eleggibile una donna. E poi sistemare Francesco De Angelis. Un peso politico per reclamare quattro seggi sicuri, Matteo Orfini non lo ha. 

Più facile che a quel punto Francesco De Angelis venga schierato sull’Uninominale e si salvi chi può.

Altrettanto vale per Francesco Scalia. Gli uscenti dal senato nel basso Lazio sono quattro: Scalia, Claudio Moscardelli, Bruno Astorre, Maria Spilabotte. Non c’è spazio per tutti. Per Scalia il ministro Luca Lotti sta opzionando una doppia candidatura: Uninominale ma anche nel listino Proporzionale dove qualche speranza di elezione c’è. Ma ad oggi il senatore Scalia non è in quell’elenco.

 

La conseguenza elettorale e politica sarebbe devastante se i due pilastri del Pd in provincia di Frosinone non dovessero essere impegnati in prima persona. Invierebbero subito il più dirompente dei telegrammi al Partito. Attraverso le urne.

Mauro Buschini portato letteralmente a spalla da De Angelis alla rielezione in Regione Lazio, forse con il massimo dei voti possibile e pure qualcuno di più. Ma non verrebbe messe la stessa passione e convinzione nel trainare Sara Battisti, elemento storico dei Giovani Turchi di Orfini. Così, tanto per far capire chi ha i voti e chi no.

Stesso ragionamento per Scalia: massimo impegno ma solo su un obiettivo.

 

Il regolamento di conti poi verrebbe rinviato a dopo il voto. Ma questa sarà un’altra storia.