Intesa sulla legge elettorale per mettere fuori gioco Conte, Salvini e i Cinque Stelle

Prosegue il confronto tra Nicola Zingaretti e Silvio Berlusconi. Perfino sul “proporzionale”. È la chiave per staccarsi dalla logica delle coalizioni. E intanto Dario Franceschini (la colomba) “strappa” con il premier. Figuriamoci i falchi.

Due indiscrezioni (autorevolissime) e due notizie. Servono per capire l’evoluzione dei rapporti politici tra il Pd di Nicola Zingaretti e il premier Giuseppe Conte. Con i Democrat stanchi del fatto che Conte ormai sia completamente appiattito sulle posizioni dei Cinque Stelle.

Le indiscrezioni arrivano da Alessandro De Angelis, vicedirettore dell’Huffington Post. Scrive: «Al netto anche degli acciacchi nei consensi e della effettiva rappresentanza di Forza Italia nella società Italia, la parola magica per comprendere il tutto, alla luce dei numeri in Parlamento, ha un sapore antico: “Proporzionale”. Anzi, come si diceva una volta: “la proporzionale”, legge che consente, quando si voterà di rompere la gabbia di coalizioni coatte, andare ognuno per conto suo. E poi il Governo si fa in Parlamento. Bastava assistere a un siparietto andato in scena in Transatlantico qualche giorno fa. In un angolo, parlavano fitto fitto Franceschini, Delrio e Fiano, relatore della legge in commissione. Oggetto: accelerare, approvando il testo in commissione entro l’estate. È passato il vulcanico Renato Brunetta che, interpellato, così ha risposto: “A me il maggioritario fa venire l’orticaria, proporzionale tutta la vita”».

Silvio Berlusconi

Dunque, dopo che sul Mes, tra Zingaretti e Berlusconi si apre un altro terreno di confronto: la legge elettorale. Proporzionale. Per rompere la logica delle coalizioni.

Poi c’è l’insofferenza del Pd verso i Cinque Stelle. De Angelis: «Raccontano che, nel corso di una riunione prima delle riaperture, Vincenzo De Luca è sbottato: “Ma come è possibile che stiamo al Governo e non riusciamo a decidere neanche sulle riaperture. A questo punto andiamocene all’opposizione”. Pare che abbia ricevuto una specie di “ola” calcistica».

Quindi c’è il dibattito politico. A Matteo Salvini che ha accusato Silvio Berlusconi di parlare come Renzi e Prodi, ha risposto la capogruppo alla Camera di Forza Italia Mariastella Gelmini: «Il presidente Berlusconi non parla come Renzi o come Prodi e soprattutto non ci fa governi, come è accaduto a qualcuno con i 5 Stelle». Stoccata alla Lega. Ha aggiunto:«Salvini può stare tranquillo: FI è da sempre contro le sinistre e continuerà a sostenere, dentro l’alleanza di centrodestra, gli interessi dell’Italia».

La tensione dunque resta altissima e la settimana prossima il centrodestra dovrà trovare l’accordo sulle candidature alle Regionali, con Matteo Salvini ancora scettico sulla scelta dell’azzurro Stefano Caldoro in Campania e di Raffaele Fitto per FdI in Puglia.

Nicola Zingaretti e Dario Franceschini © Imagoeconomica, Benvegnu’ e Guaitoli

Sul versante del Governo c’è stato uno scontro molto acceso tra Dario Franceschini e Giuseppe Conte sugli Stati generali. Lo riferiscono fonti della maggioranza all’Adnkronos dopo la riunione del premier con i capidelegazione e i ministri Roberto Gualtieri e Stefano Patuanelli. A quanto si apprende, il capodelegazione dem avrebbe chiesto spiegazioni al presidente del Consiglio su un’iniziativa che «non era stata condivisa e che ha sorpreso tutti». C’è il gioco di squadra e la regia di Nicola Zingaretti dietro tutto questo, perché è chiaro che se a rompere è la colomba per eccellenza del Pd, cioè Dario Franceschini, figuriamoci su che posizioni sono i falchi.

Nei Cinque Stelle è scattato l’allarme rosso e sono iniziati gli inviti al Pd a non «fare scherzi sul Mes». Ma Nicola Zingaretti è stanco davvero dell’atteggiamento di Giuseppe Conte e dei Cinque Stelle. Sa bene che in Parlamento non ci sono numeri per maggioranze alternative, ma guarda anche ai sondaggi. Il Pd resta stabile qualunque cosa succeda. Non cresce. Serve un cambio di passo, anche se questo volesse dire elezioni anticipate.