L’irresistibile tentazione di Abbruzzese per la fascia tricolore

Mario Abbruzzese alla candidatura a sindaco di Cassino pensa eccome. I leader provinciali che hanno ricoperto il doppio ruolo. Quelli che non ce l’hanno fatta. E perché è un rischio troppo grosso, soprattutto in questo periodo

È ancora presto, troppo presto. Se alle comunali si votasse il 26 maggio (election day) insieme alle Europee, vuol dire che ci sarebbe tempo fino al 26-27 aprile per presentare le liste. E quindi più di un mese a disposizione per decidere tutto, specialmente le candidature a sindaco. Figuriamoci a Cassino, dove l’Amministrazione di Carlo Maria D’Alessandro è appena caduta e non si sa nulla di nulla: se il centrodestra si presenterà unito oppure no, come si schiererà il centrosinistra, quanti candidati ci saranno nel Pd, come si muoveranno le liste civiche, quale ruolo reciteranno elementi del calibro di Massimiliano Mignanelli, Giuseppe Golini Petrarcone e Gabriele Picano. Se e chi farà le primarie. E come.

Certo che adesso Mario Abbruzzese, presidente del Cosilam e vice responsabile nazionale degli enti locali di Forza Italia, dice che non sarà candidato a sindaco. Tra un mese si vedrà.

In realtà il rapporto tra i leader politici del territorio e la candidatura a sindaco delle città è complesso. Perché è vero che il ‘potere‘ in gioco è limitato, appena poco più ampio del giardino di casa e nulla ha a che vedere con lo sterminato potere amministrativo del Consigliere Regionale o addirittura del presidente dell’Aula Regionale o del Parlamentare. Ma il fascino della fascia da sindaco è che dà subito la percezione del ‘potere‘: con le file davanti alla porta, i problemi della gente da risolvere, il senso di gratitudine e di onnipotenza che ne deriva. Ossigeno vitale per chi è affetto dal morbo dell’amministrazione e della politica. Che visto da fuori – da chi non è malato – non può essere compreso.

Ma vuoi mettere però essere il sindaco di una città come Cassino che è la seconda in provincia di Frosinone? Con la sua abbazia, gli ambasciatori da tutta Europa che salgono sul sacro monte? Affascinante. Una gloriosa chiusura di carriera.

Francesco Scalia ha fatto invece il percorso inverso: prima sindaco di Ferentino, poi presidente della Provincia, assessore e consigliere regionale e parlamentare. Stesso percorso fatto da Antonio Pompeo.

C’è invece chi sindaco della propria città non lo è diventato. Antonello Iannarilli per esempio, che in Forza Italia ha ricoperto ogni ruolo: consigliere regionale, assessore regionale, parlamentare, presidente della Provincia. Una volta ci andò vicinissimo, ma fu battuto da Patrizio Cittadini per una manciata di voti. Sindaco di Supino è stato invece l’ex europarlamentare e consigliere regionale di An Alessandro Foglietta (An). Sindaco di Anagni l’ex consigliere regionale e leader laziale del Pdl Franco Fiorito, pure lui di An.

Chissà se alla potentissima Anna Teresa Formisano (Udc) sarebbe piaciuto essere eletta sindaco di Cassino. Lei che ha calcato da protagonista le aule di Montecitorio e della Pisana. Anche della giunta regionale. Alfredo Pallone, autentico totem del centrodestra provinciale, sarebbe potuto essere un sindaco straordinario di Fiuggi. Come Angelo Picano di Cassino. Mauro Buschini, capogruppo provinciale del Pd, ha ancora l’età per sperare di indossare la fascia tricolore di Alatri. Come Sara Battisti (Pd) di Fiuggi.

Poi c’è Gianfranco Schietroma: consigliere e assessore regionale, deputato, sottosegretario, leader nazionale del Psdi prima e del Psi dopo. Nel 1995 fu sconfitto da Paolo Fanelli al ballottaggio nella corsa a sindaco di Frosinone. Mai dire mai.

Ma torniamo all’inizio: Mario Abbruzzese e Francesco De Angelis hanno intrecciato i loro destini politici negli ultimi anni. Un tempo potentissimi amministratori in Regione Lazio, presidenti, adesso, del Cosilam e dell’Asi.

Per esempio, sul versante del Comune di Frosinone, per il dopo Ottaviani il centrosinistra potrebbe decidere di puntare sull’opzione Francesco De Angelis, gran sacerdote del Pci che si è trasformato in Pds, poi in Ds e quindi in Pd. Dipenderà da tante cose, anche dagli effettivi spazi a disposizione per una candidatura eleggibile a Camera e Senato.

Il sogno segreto di entrambi è trovarsi ad essere sindaco di Cassino e Frosinone. Magari confidando nell’accordo trasversale con l’altro in campagna elettorale. Ma entrambi sanno che il rischio è quello di risvegliarsi invece senza il bambolotto di pezza ma abbracciati ad un incubo.

Perché quando sei stato potente, hai volato alto, altissimo, e poi sei a tiro di preferenza, vuoi mettere la soddisfazione di impallinare l’invincibile e dimostrargli che pure lui è umano?

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