In occasione del dibattito annuale tra Governo, Industria e Ambientalisti, promosso dalla triade Legambiente-La Nuova Ecologia-Kyoto Club, l'ad Marco Codognola ha presentato il modello Itelyum per la gestione e la valorizzazione dei rifiuti industriali
Li hanno premiati per far capire a tutti che gettare i rifiuti è una pazzia. Nel mondo hanno capito che ormai sono una merce a tutti gli effetti, con un suo mercato ed una sua quotazione. Valgono, dannatamente: perché sono la base per nuove materie prime, servono per produrre energia. Il loro valore è 317 miliardi di euro: è il fatturato generato dalla bioeconomia in Italia nel 2020, occupando poco meno di due milioni di persone. Cifre elaborate in questi giorni da Intesa Sanpaolo in collaborazione con Assobiotec-Federchimica e Cluster Spring.
Qualcuno pensa che sia solo immondizia e invece è un tesoro. Per far capire ai Comuni che riciclare significa fare soldi è stato bandito un premio: va ai Comuni Ricicloni i migliori a differenziare i rifiuti. I migliori del 2021 li hanno premiati questa sera a conclusione della due-giorni di lavori inquadrata nell’ottava edizione dell’Ecoforum: “Semplificazioni, innovazione e partecipazione: un Piano Nazionale per l’Economia Circolare”.
C’era un pezzo di industria della provincia di Frosinone al centro congressi Roma Eventi di Via Alibert, a due passi da Piazza di Spagna, in quella che è la grande occasione annuale di dibattito tra Governo, Industria e Ambientalisti. C’era Itelyum che a Ceccano rigenera gli olii esausti, evita che inquinino i corsi d’acqua ed i terreni; ottiene da quegli olii usati, nuove basi dalle quali ricavare nuovo prodotto.
Un evento di spessore che è organizzato da Legambiente, dal gruppo editoriale La Nuova Ecologia e dal Kyoto Club: in collaborazione con il Conai e il Conou, ovvero il Consorzio nazionale imballaggi e il Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati.
Dalle 6 missioni del Pnrr ai 5 punti dell’Ecoforum
Un confronto ora più che mai fondamentale: l’Italia, dopo aver recepito le direttive europee sull’economia circolare, è chiamata a mettere in campo il suo Piano nazionale di ripresa e resilienza. Quel Recovery plan da 222 miliardi, derivanti dal programma Next Generation Eu, con cui centrare sei missioni di potenziamento: digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; inclusione e coesione; salute.
Cinque, invece, i punti cardine fissati dall’Ecoforum per puntare alla Circular Economy che ci chiede l’Europa: mille nuovi impianti di riuso e riciclo, più controlli ambientali e dibattito pubblico nei territori, più semplificazioni e decreti End of Waste – per la cessazione della qualifica di rifiuto, ovvero la sua trasformazione in risorsa – e, infine, lo sviluppo del mercato dei prodotti riciclati.
Innovazione digitale per l’economia circolare: Itelyum fa scuola
Nella prima giornata, nel mezzo di un programma denso e ambizioso – che oggi ha visto scendere in campo il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani – uno dei principali temi è stata l’innovazione digitale per l’economia circolare. Chi sono stati i relatori? Marco Codognola e Marco Frey: l’amministratore delegato di Itelyum e il presidente della fondazione Global Compact Network Italia.
Da un lato, il Ceo dell’azienda leader nazionale e continentale, nonché player internazionale, nella gestione e valorizzazione dei rifiuti industriali: nella rigenerazione degli oli esausti, come nell’ex stabilimento Viscolube di Ceccano, ma anche nella purificazione dei reflui dell’industria chimica e farmaceutica e in tutte le fasi della gestione dei rifiuti delle industrie, dalla consulenza al pretrattamento, passando per la raccolta e il trasporto.
Dall’altro lato, l’economista che ha dato vita all’organismo italiano delle Nazioni Unite improntato ai dieci principi del Global Compact – il Patto mondiale dell’Onu per le eco-politiche industriali – e proiettato al raggiungimento dei diciassette obiettivi di sviluppo sostenibile previsti dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Itelyum, dell’UN Global Compact Network Italia (Ungcn Italia), è socio fondatore. (Leggi qui Il modello Itelyum punta sul Lazio: fare business facendo green).
La fiamma? Un cerino in confronto all’eco-potenza di fuoco
In occasione dell’VIII EcoForum, sono stati presentati gli ultimi dati di Itelyum: il Report di Sostenibilità 2020. E riporta risultati di eccellenza: dai ricavi annui ammontanti a circa 400 milioni di euro fino agli investimenti pari a 16 milioni, di cui 5 destinati ad ambiente, salute e sicurezza, qualità e ricerca. Ovvero il 5% in più rispetto allo scorso anno.
È il frutto della gestione di un milione di tonnellate di rifiuti industriali. Quel milione di tonnellate che avrebbe generato 470 mila tonnellate di anidride carbonica e un altro milione di tonnellate di inquinanti atmosferici. Nonché il prelievo di quattordici milioni di metri cubi di acqua.
C’è chi continua a puntare il dito contro la fiamma che dagli anni Sessanta fuoriesce dalla ciminiera della già Clipper Oil ed Eni di via Monti Lepini. Ma quello di Viscolube prima e Itelyum poi è un cerino in confronto alla sua potenza di fuoco contro l’inquinamento. È al 91% il suo indice medio di circolarità: ovvero il valore assegnato all’utilizzo efficiente delle risorse. E nei comparti degli oli esausti e dei solventi è stato centrato l’obiettivo dichiarato del 96%.
Investimenti sostenibili e responsabili
«La rigenerazione è il futuro del nostro Pianeta e con il nostro know how applichiamo l’economia circolare – ha accentuato nell’occasione l’ad Marco Codognola – con risultati straordinari in termini di qualità e innovazione, puntando alla decarbonizzazione delle nostre filiere di riferimento».
«L’utilizzo di prodotti rigenerati permette, infatti, di risparmiare ingenti quantità di CO2 rispetto all’uso di materie prime di origine fossile – ha aggiunto -. Ci siamo dotati di un solido sistema di monitoraggio dei parametri ESG e di un Sustainability Advisory Committee che guidano l’azienda secondo i più avanzati driver di sviluppo sostenibile».
I parametri ESG, che sta per Environmental, Social and Governance, sono propri delle aziende votate all’investimento sostenibile e responsabile: con una pianificazione finanziaria che sia all’insegna dell’ambiente, del social e del buon governo. Avvalendosi, come nel caso di Itelyum, di un Comitato consultivo per la sostenibilità. Puntando alla riduzione dei consumi energivori e delle emissioni.
E quella resilienza richiesta espressamente dal Pnrr 2021, assieme alla ripresa, è stata ampiamente dimostrata sin dal 2020 dalla realtà nata dalla fusione di sedici società europee da parte del fondo Stirling Square.
Il Covid non li ha fermati e continuano a innovare
«Itelyum è riuscita a non fermarsi mai, a supportare i propri clienti e partner nella gestione di tutti i rifiuti da questi prodotti – ha dichiarato lo stesso Codognola a margine dell’Ecoforum -. Riuscendo a rigenerare moltissime risorse che sono tornate nel ciclo economico. A tutto supporto dell’automotive e dell’industria farmaceutica, che continuano a essere dei pilastri dell’economia italiana».
E poi ancora: «La ricerca e l’applicazione di un importante digitalizzazione ai nostri processi consente di tenere la barra dell’innovazione sempre alta, di puntare a performance in termini di riciclo e di recupero di materia ai più alti standard di mercato».
Tutte e tre le divisioni di Itelyum, ossia Regeneration, Purification e Soluzioni per l’Ambiente, godono di partenariati con importanti istituzioni universitarie: con le quali portare avanti progetti di ricerca e sviluppo in ambiti che vanno dall’ingegneria chimica e dei materiali all’intelligenza artificiale.
Soluzioni eco a Ceccano e ‘gemello digitale’ a Pieve Fissiraga
Da una parte, ad esempio, è in corso il piano di miglioramento dell’impatto ambientale dello stabilimento di Ceccano: derivante dalla sinergia con il Dipartimento di ingegneria civile, edile e ambientale dell’Università La Sapienza di Roma.
E nel frattempo, presso l’Itelyum di Pieve Fissiraga (Lodi), si raccolgono i primi frutti della Digital Transformation. È un progetto, quello avviato con il Politecnico di Milano, che porterà alla simulazione in tempo reale del processo produttivo. In pratica, verrà creato un gemello digitale dell’azienda di rigenerazione di oli esausti: i ricercatori studieranno in laboratorio i processi innovativi di economia circolare.
Perché in fondo, se all’Ecoforum 2021 hanno chiamato Itelyum a spiegare perché la Circular Economy non possa prescindere dalla Digital Innovation, un motivo ci sarà.