Karma e sangue freddo

Il suicidio politico di Beppe Grillo è la conseguenza precisa dell'assenza di politica nel Movimento 5 Stella. Alla fine, venuta alla luce. Come sosterrebbe qualcuno, per via del Karma

Franco Fiorito

Ulisse della Politica

Karma Police è un brano dei Radiohead del 1997 dalle atmosfere rarefatte e corrosive. Il suo titolo molto semplicemente significa la polizia del Karma. Nacque, durante la registrazione, per i continui scherzi tra i membri della band che reciprocamente si minacciavano di chiamare la polizia del karma se avessero fatto qualcosa di sbagliato e diede il titolo all’album.

Il karma è un concetto molto affascinante, nella religione e filosofia, indica il frutto delle azioni compiute da ogni essere vivente, che influisce sia sulla diversità della rinascita nella vita susseguente, sia sulle gioie e i dolori nel corso di essa. Potrebbe somigliare al nostro concetto di destino, concepito però non come forza arcana e misteriosa, ma come complesso di situazioni che l’uomo si crea mediante il suo operato.

La copertina del disco ed un frame del video di Karma Police dei RadioHead

È infatti il complesso delle scelte giuste o sbagliate degli uomini a determinarne le conseguenze, non un destino predeterminato. Un fato.

Seppur sia un concetto molto alto, un po’come tutto nel mondo contemporaneo, è stato banalizzato da quintalate di video su tutti i social il cui concetto riduttivo è: se fai una cosa malvagia ti torna indietro come punizione. Basta googlare frasi come instant karma o karma is a bitch (gli anglofoni scusino la volgarità) e trovi stupidaggini a iosa tutte sullo stesso tenore. Insomma in soldoni chi la fa l’aspetti.

Il Karma del Grillo

E chi non ha pensato al karma in questi giorni vedendo l’orripilante video prodotto da Beppe Grillo in difesa del figlio Ciro, accusato di uno stupro di gruppo insieme ad altri tre amici coetanei. Alcuni assistendo passivi all’esercizio inevitabile e devastante del karma, altri più attivi invocando la polizia del karma affinché la punizione sia la più giusta pesante ed esemplare possibile.

Ora, lo stupro è una cosa seria, e non intendo entrare nei particolari pur avendo un’opinione molto chiara che si riassume in pochi concetti. Se entri in una casa consenzientemente ma poi ti riempiono di alcool per abusare di te non è consenso. Se la violenza è tale e la denunci alcuni giorni dopo rimane una violenza. E se fai un video in cui fai l’elicottero col pisello e lo adduci come prova del clima spinto in corso e pensi che aiuti, non funzionerà.

Ma sono piccole opinioni personali ovviamente dibattibili e confutabili sulle quali ognuno ha opinioni diverse e variegate che non si ridurranno mai ad una. Nemmeno dopo una eventuale sentenza di un giudice che, come abbiamo ormai capito universalmente, quasi mai corrisponde alla verità.

Beppe Grillo nel suo famigerato video (Foto: via Imagoeconomica)

Ciò che è incredibile, invece, è tutto ciò che questo video significa in termini politici. Perché questo non è solo un video di un padre addolorato, è un video politico. Un messaggio politico.

Intanto, vedere Grillo sproloquiare con una felpetta spiegazzata grigio palestra, seduto in una stanza di uno strano rosa cipria, che non si vedeva dai ristoranti “vorrei ma non posso” degli anni ottanta, incorniciato in un finestrone in cui oltre al cielo spicca un colle tristemente vegetato che somiglia ad un moderno golgota, è molto indicativo. Indicativo del fatto che non vi è stata nessuna preparazione, il video è frutto di una esplosione, ed è il primo grande errore di Grillo. Uno che negli anni ha minuziosamente preparato, scelto, coniato ogni slogan, spettacolo o immagine prodotta. Anche con un forte successo sul pubblico, da comico e poi da politico.

Contrordine grillini: i giudici sono cattivi

Lo vedi ondeggiare nell’inquadratura come un invasato avanti ed indietro a destra e sinistra con quelle gote rosse di ira e di benessere che non si vedevano dai tempi di Mangiafuoco. Sembra più il carro di cartapesta del carnevale di Viareggio che il vero Grillo. Le mani fuori controllo, le ripetizioni, le urla. Anche i lineamenti sono allungati, deformati, esagerati, le espressioni forzate, le linee più scavate, come il corpo si automodificasse da uomo in caricatura. E tu sei li che lo guardi tra l’incredulo ed il mefistofelico e pensi “cazzo il karma è una brutta bestia”.

Per anni ci ha scassato con prediche continue sulla presunta onestà, trasparenza, con un giustizialismo esasperato, distribuendo vaffanculo a destra e manca, più forcaiolo di un giacobino ed incensatore continuo ed indefesso della magistratura sempre e comunque. Tranne in un caso. Quando oggi colpisce lui e i suoi cari. Eh si perché diciamoci la verità: questa inchiesta va avanti da due anni e tranne qualche incursione di Sgarbi non se ne parlava mai.

Alfonso Bonafede (Foto: Imagoeconomica / Livio Anticoli)

Tenuta sotto stretta osservanza dal ringhio dell’allora Ministro di Giustizia Fofò Dj al secolo Alfonso Bonafede. Il peggior ministro della storia della Repubblica Italiana, per distacco. Utile solo ad una causa: congelare l’inchiesta del figlio di Grillo. Infatti nessuno crederà al caso se, dopo la sostituzione del ministro, la vicenda ha avuto una rapida accelerata ed un escalation pubblica, culminata nel climax di questi giorni.

Grillo quando urla nel video “arrestate me” vuole dire proprio questo. Voi giudici adesso volete colpire me, non mio figlio. Perché è finita la copertura politica del ministro e del Presidente del Consiglio. E la magistratura, tanto osannata ed intoccabile, oggi strumento assoluto del karma, diventa per Grillo faziosa e partigiana. Tanto da meritare una sdegnata presa di posizione ufficiale dell’Anm  e la successiva sequela di comunicati dei cortigiani che perennemente si schierano apoditticamente con i magistrati e biasimano lo sfogo del comico genovese.

Esattamente quello che ha fatto lui ed il suo Partito per un buon decennio. Se non è karma questo signori. È judge karma, che è ancora meglio del police.

Il cambio di linea per fatti personali

Ma lo sfogo di un padre non è tale se il padre genetico in questione è anche il padre putativo del movimento più votato nelle scorse elezioni, primo gruppo in parlamento e forza di maggioranza relativa nel governo. Non è un fatto privato è un repentino cambiamento di linea politica. Avvenuto per motivi strettamente personali. È una cosa pesante. Che capita inoltre in un momento di altri grandi cambiamenti. L’incarico di Partito a Conte che soppianta Di Maio, l’addio violento a Casaleggio e Rousseau ed alla democrazia diretta tanto sbandierata.

Insomma Grillo per la prima volta sente il fiato sul collo. Parla di suo figlio ma parla anche molto di se stesso. E lo fa male malissimo. Senza sangue freddo. Tanto che, novello Robespierre, probabilmente di costui farà la stessa fine.

Robespierre ai tempi del terrore

Nella rivoluzione francese, dopo aver abbattuto l’Ancien Régime, si è passati rapidamente alla ghigliottina che, sotto lo sguardo soddisfatto dei giacobini, falciava teste in quantità, accompagnata dalle grida festose del popolo e dagli sguardi monotoni delle tricoteuse, che tra una testa rotolante e l’altra continuavano a sferruzzare a maglia passivamente plaudenti. Esattamente come hanno fatto i grillini in questi anni.

Pochi ricordano però che lo stesso Robespierre, solo un lustro dopo, accusato, dallo stesso popolo che lo osannava, di aspirare alla dittatura, venne messo in stato d’accusa e giustiziato, il giorno successivo, sullo stesso patibolo sui cui aveva gioito festante.

È il karma che ritorna. Corsi e ricorsi storici. E Grillo novello giacobino non ha capito bene la china che sta prendendo questa storia e si agita. E fa il gioco degli avversari.

Il karma, spietato, manda pure Toninelli

Accomunato da uno strano destino a Palamara e a quelli come loro che passano una vita a giudicare, condannare e distruggere gli altri. Quando tocca a loro, chiedono un rispettoso silenzio per le vicende umane che li coinvolgono. Ed è in quella richiesta che risiede tutta la loro debolezza. Quella debolezza che gli altri, esattamente come hanno fatto loro, interpreteranno come il segnale per sbranarli, non certo con umana pietas.

Immaginate cosa sarebbe successo se la stessa vicenda fosse accaduta ad un Berlusconi, un Salvini ma anche un Renzi. Il silenzio dei suoi colleghi di maggioranza è assordante. Degli opinionisti tuttologi di professione. Come lo è quello delle più alte istituzioni. Qualche labile condannetta qua e la e tante difese d’ufficio. Come ha sottolineato Cacciari “ci sono levate di scudi quotidiane su questioni spesso anche banali e su una barbarie del genere tace il vertice delle istituzioni”.

Danilo Toninelli (Foto: Alessia Mastropietro / Imagoeconomica)

Tranne qualche perla come quella di Toninelli, Tontinelli per gli amici, che dopo averci avvisato che sta per pubblicare un libro sul ponte Morandi, non sappiamo ancora se per descriverci come lo abbiano fatto crollare o come lo abbiano ricostruito, si produce in una dichiarazione fantasmagorica. Interrogato dai cronisti sul video di Grillo dichiara “Vada a parlare con la Bongiorno, senatrice della Lega, che difende i genitori, secondo lei non c’è quantomeno un senso di schifosa inopportunità in tutto questo”. Quindi nella morale di Tontinelli, apprendiamo con disgusto, non c’è dello schifoso nella violenza, ma nella difesa della vittima. Che uomo.

Eh si perché ulteriore elemento di sfiga, ovviamente non casuale, è che l’avvocato Bongiorno, politica di parte avversa, difenda la ragazza violentata, chiaramente non i genitori, come dice Tontinelli. Lui quando il saggio indica la luna guarda il dito.

E della ragazza…

E questo ci consegna il riassunto grillino di questa discussione. Della povera ragazza violentata non ce ne frega niente, anche del figlio di Grillo in realtà non ce ne frega niente. Dobbiamo reggere un dibattito politico. Sopravvivere.

Infatti dopo due anni esatti di silenzi in questi giorni escono minuziosi tutti i documenti investigativi. Li pubblica Nuzzi su La Stampa. Li riprendono tutti. Particolari della violenza, descrizioni accurate della serata, stralci delle testimonianze. Ed il video, che Grillo invoca a familiare discolpa, la Bongiorno annuncia luciferinamente che lei lo porterà come prova d’accusa. Insorge allora la Macina, responsabile Giustizia pentastellata, che accusa la Bongiorno di aver veicolato quel video a Salvini. Sembra che il video giri in parlamento. E giù querele.

Giulia Bongiorno (Foto: Carlo Lannuti / Imagoeconomica)

Ed ecco che quei quattro ragazzi, “quatto coglioni che saltellano col pisello in mano” li definisce in video Grillo appaiono sempre più in una luce oscura, al pari della vicenda che li riguarda.

Certo l’idea di filmarsi mettendo in bella mostra le pudenda non si rivelerà geniale, credo, ai fini processuali. In fondo la mela non cade lontano dall’albero. Ma che venga citata a discolpa dal leader della forza politica più rappresentativa numericamente del momento è a dir poco paradossale. Indicativa della confusione che regna in questo momento politico di cui i grillini sono i responsabili maggiori.

La preghiera è potente, il Karma è infallibile

In finale credo che Grillo, assistito amorevolmente dal karma, si stia avvicinando al suicidio perfetto. Glielo hanno preparato con minuzia e malizia e lui in quel tunnel ci si sta infilando con tutte le scarpe. Con le sue scelte iraconde ed il suo linguaggio becero. Non ha avuto il sangue freddo di tacere, di riflettere, di rispettare anche chi è vittima, la sua famiglia. Ed in politica la mancanza di sangue freddo la paghi. Sempre.

Non lo salverà nemmeno la “preghiera” laica e volgare contenuta nel suo video, il suo appello accorato sarà la sua sconfitta più forte. Così quel disturbo nell’ascoltare il ronzio delle sue parole fastidiose e vuote mi ha ricordato la canzone che citavo in principio che nel primo verso suona così.

Karma police
Arrest this man
He talks in maths
He buzzes like a fridge
He’s like a detuned radio
”.

Paparazzati al pranzo

Che in buona sostanza in italiano possiamo tradurre “Polizia del karma, arresta quest’uomo, parla in termini complicati (matematici), ronza come un frigo, è come una radio mal sintonizzata.

E quella radio rotta, che è Grillo, continuerà ancora per un po’ a produrre il suo rumore, prima che il karma definitivamente la spenga. Che lo consegni al destino che lui stesso si è creato.

Credo nulla sintetizzerà meglio questa vicenda come la frase che mi citò il direttore Porcu, usando le parole del XIV Dalai Lama, in un lungo e nobile incontro culinario scandito al ritmo intenso e gioioso di Karagnanj:

La preghiera è potente ma il karma è infallibile.”

E mai parole furono più attuali ed appropriate.

(Leggi qui tutte le riflessioni di Franco Fiorito)