“Klimt Experience” a Veroli va in mostra il bello che guarda lontano

Cosa c'è dentro Palazzo Campanari. I quadri di Klimt, dalla prima all'ultima opera: in un'immersione studiata per valorizzare il bello

Monia Lauroni

Scrivere per descrivere

L’aria quella dei grandi eventi. Come se Il buon vento avesse soffiato nella direzione giusta. Dalle finestre del Palazzo Campanari colavano come piante vive i manifesti come stendardi nei giorni di festa reali del tempo che fu. Aperti gli antichi frontali e tutta la magnificenza e il coraggio di Veroli apparivano come una sinfonia, una banda accordata sulle note di uno spartito che suona, parla, respira, soffia futuro nel nome della Cultura. L’inaugurazione della mostra immersiva ‘Klimt Experience’ in uno dei palazzi storici più importanti e stupefacenti dell’intera provincia è stata un po’ così: una festa.

Così l’ha definita anche il sindaco di Veroli Simone Cretaro rivolgendosi al governatore del Lazio Nicola Zingaretti Un giorno di festa perché inauguriamo una mostra importante. Ma in realtà questa è l’occasione per consegnare alla nostra città di Veroli e al patrimonio nazionale un bene prezioso, un palazzo meraviglioso come quello in cui ci troviamo ora che può rappresentare uno sviluppo non solo per la nostra Veroli, ma per tutto il territorio”.

Il coraggio di investire in Cultura

Il taglio del nastro

Uno sviluppo che prende le vie scoscese dell’arte e della cultura, quelle vie da percorrere a piedi scalzi nella polvere, che sembrano le più lunghe, a volte incomprensibili, silenziose e ombrose, ma che quando arrivi in cima ne senti la musica. “Abbiamo lavorato con serietà per raggiungere questo risultato – ha aggiunto Cretaro – ed il merito è di tanti amministratori coraggiosi che hanno creduto in questo progetto ed hanno sposato questa idea”.

Veroli ed il coraggio di investire sulla Cultura, in un momento di crisi sociale ed economica, il coraggio di “educare i cittadini ad apprezzare questa realtà fatta di bellezza e convinzione sulle potenzialità che la nostra terra offre e che credo – ha incalzato il sindaco – ci renda anche cittadini migliori e porterà uno sviluppo concreto non solo sotto l’aspetto economico ma anche sotto l’aspetto sociale”. Il coraggio di ‘fare’ cultura è un po’ come un’opera d’arte: quando la guardi ti dice, viene, accostati, ascoltami oppure vattene. Non ci sono strade mediane.

Le sfide, quelle grandi fanno sempre tremare un po’ le gambe, ma quelle di Veroli sono ferme come statue. Succede quando sei convinto di quello che fai e hai vicino e a sostegno persone che alla Cultura ci credono, per la Cultura combattono ed investono. In fondo è così: il grande progetto che si è avviato con gli ori di Klimt è frutto di un gioco di squadra e di sostegni economici e morali. E Cretaro quelle persone ed istituzioni le ha ringraziate una ad una, partendo proprio dal presidente Zingaretti, poi il Presidente della Provincia Antonio Pompeo ed il consigliere uscente Germano Caperna, l’Asi e la Saf di Frosinone, la famiglia Paolini, precedenti proprietari della struttura.

La rete dei musei di Francesca

E a colei che si è fatta amazzone per portare avanti questo progetto, la consigliera delegata alla Cultura ernica Francesca Cerquozzi. “A Veroli – ha detto – stiamo investendo tanto sulla cultura. Palazzo Campanari si inserisce in un progetto più ampio. È quello di mettere in rete tutti i poli culturali della nostra città: il nostro museo, inserito da poco nei circuiti dei Musei del Lazio, la nostra biblioteca, il nostro cinema che sarà oggetto di un grande progetto di valorizzazione, le nostre cattedrali, le nostre chiese. Una rete per farci conoscere al mondo e che darà respiro alle nostre realtà commerciali. La cultura sarà il nostro volano per la rinascita”.

Questa mostra importante è la realizzazione di un sogno che ci emoziona, una sfida difficile che insieme abbiamo vinto. Ci sarà ancora da lavorare – ha chiosato la consigliera – ma l’inizio è buono e quindi la strada da percorrere non ci spaventa”.

Intanto nella sala accanto dalle pareti al soffitto fino al pavimento le immagini delle opere diventavano un unico flusso di sogno, di forme fluide e smaterializzate in motivi evocativi dell’arte di Klimt, dagli esordi agli ultimi dipinti. Allora, tra le note di Strauss, si è intuito che questa è l’intenzione pura del vivere in prima persona la cultura come la tangibile materializzazione del bello.

Veroli tra le capitali di cultura

Quel bello che è stato celebrato anche dal presidente della Provincia Antonio Pompeo, che per un attimo, ma solo un attimo, rapito da Palazzo Campanari ha dimenticato Palazzo Iacobucci: “Palazzo Campanari è stata una scelta coraggiosa ma importante. Importante come tutto quello che è patrimonio artistico culturale. Sono pienamente convinto che questa sia la strada da seguire”.

E ancora: “Oggi, con questa mostra, vedere la città di Veroli affiancata ad altre città importanti non solo italiane ma anche internazionali che l’hanno già ospitata ed insieme vedere una città che si riappropria di un suo bene per renderlo fruibile a tutti in un momento in cui le amministrazioni hanno problemi non solo economici, mi rende orgoglioso non solo come presidente della Provincia ma anche come cittadino della provincia di Frosinone”.

E poi un’affermazione conclusiva che ha suonato come una poesia: “Osare, osare per il bene dell’intera provincia. Per questo condivido pienamente l’idea che attraverso la cultura si possa creare un futuro diverso e importante”.

Storie rare

Importante come il dono visivo del bello che fa bene al cuore e all’anima e capire come la concezione dell’arte stessa , mai messa in dubbio, debba essere fruita.

Non è solo questione di coraggio. Il presidente Zingaretti ha dato alla giornata una lettura in più, una di quelle letture che hanno il dono della sintesi giusta senza essere mai compendio distratto: “Storie come questa sono rarissime o quasi inesistenti. Complimenti al sindaco, all’amministrazione ed a Francesca delegata alla Cultura. Perché è evidente che in quello che ora stiamo vivendo non c’è solo un atto amministrativo. C’è la passione, la dedizione per la propria città, la propria comunità. La passione legata al fatto che c’è un’idea di sviluppo che si basa sulla bellezza, sull’arte, la storia, la cultura, i nostri beni più preziosi”.

A questo punto il presidente ringrazia il consigliere Mauro Buschini “antenna sul territorio, per aver accompagnato questa grande impresa”.

Abbiamo bisogno di cose come queste – sostiene con convinzione – perché tra qualche mese avremo centinaia di milioni di persone che riprenderanno a muoversi, a viaggiare e a cercare quello che voi a Veroli avete. La storia, gli orizzonti, la bellezza, il lustro, il prodotto ed è per questo che non dobbiamo essere pigri. Dobbiamo farci trovare pronti ed avere un’offerta di carattere culturale all’altezza della situazione”.

E in chiosa: “Questo progetto meraviglioso è legato anche alla lungimiranza, all’ambizione, all’intuizione dell’amministrazione comunale di Veroli. È esattamente quello di cui abbiamo bisogno per vincere l’altra sfida che ci ha posto di fronte il Covid, quella produttiva e sociale. Quella della solitudine delle persone che hanno paura del futuro. Ed un palazzo come questo che ridiventa della comunità è un benessere per la comunità stessa. Faremo di tutto per essere vicini all’amministrazione comunale per il loro ambizioso e coraggioso progetto di bellezza. Lo spirito di squadra ed il coraggio che avete dimostrato va sostenuto”.

Il bello a portata di mano

Tra gli invitati, con ‘nobile’ semplicità, il depositario di tanta bellezza, Danilo Campanari. Solo una tenda bianca divideva il mondo che avevamo sotto i piedi da epoche lontane e ammantate dall’oro di Klimt. E’ bastato un gesto per iniziare a vivere in prima persona l’arte come la tangibile materializzazione del bello.

Una poetica tra sensualità ed eleganza. Come un eterno divenire, le famose tele emergevano dal pavimento per poi stagliarsi sulle pareti. Divenendo un fluire di sogno, forme fluide smaterializzandosi in motivi evocativi. Motivi che evocavano quel bello che è bello due volte, perché sa essere lungimirante.

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